Prologo

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Non lo vedo da sei anni; da quando di anni ne avevo ventidue e lui usava paragonarmi ad un dipinto di Axentowicx, per colpa di quei capelli rossi che mi arrivavano fino a metà schiena e il seno pieno.

Sono ansiosa.

È una vita fa, cazzo. Sembra una vita fa, come cantava lui su tutti i palchi d'Italia, dedicandomela. Pensava a me mentre la cantava, eppure non me l'aveva mai esplicitato con parole concise.

Anche se lui aveva sempre asserito il contrario, per me è stato quello a separarci: insieme urlavamo troppo e parlavamo poco.

Non ci siamo mai capiti.

La nostra è stata una storia fatta di contatti di labbra, cattiverie gratuite, canzoni distorte, abbracci che sembravano rifugio e gelosie combattute a membra nude.

La nostra storia è stata passione, passione declinata in ogni sua forma, nient'altro che quello.

Spero che ora, con il tempo a farci maturare, riusciremo lavorare insieme senza tutte quella scintille che ci accendevano come una pira il giorno di Sant'Antonio.

Lo spero davvero, ne ho bisogno perché al contrario di ciò che credeva Giordana, a tenere le redini della nostra relazione non sono mai stata io, né tantomeno nemmeno lui; era la passione ad imporsi sulle nostre carni, su tutto ciò che ci rendeva noi.

Quella roba che ci teneva sul filo di rasoio deve essere sparita. Per forza. Non mi importa nemmeno da dove nasca questo bisogno, c'è e basta.

Prendo un respiro profondo ma poco lenitivo per l'ansia che mi attanaglia lo stomaco.

Ho voglia di vomitare il panino mangiato stamattina e le parole che tengo prigioniere da sei anni.

«È una tortura, cazzarola.»

«Sembri un morto che cammina, te lo dico da amico: calmati e prendi un po' di colore. Non sei bella così.»

«Vaffanculo.» Mameli mi sorride. «È passato un sacco di tempo. E se mi odiasse ancora?»

«Non ti avrebbe chiesto di fare questa cosa se ti odiasse. Alberto è andato avanti. Tish e Alberto non esistono più. Sono passati sei anni, lo hai detto anche tu, basta con questa storia.»

Lo so che Mameli ha ragione, però quel senso di oppressione che mi fa tremare mani e pensieri non va via.

Mi costringo ad annuire ed aggiusto gli occhiali da sole sul naso; scendo dall'auto e cerco di evitare i giornalisti appostati fuori dallo studio di registrazione.

A quanto pare Giordana ha rilasciato delle interviste nuove in cui parla di me e del passato. Di Alberto e di me.

Mi viene da ridere.

Ieri un paparazzo, per avere una mia reazione, mi chiesto cosa ne pensassi di Albe e la sua nuova ragazza, delle parole di Giò.

Gli ho risposto con un menzognero "guardate che siete voi ad alimentare questo astio inesistente, siamo amici" e per rendere ancora più figa la mia uscita avrei dovuto fare un occhiolino, ma Alberto ha passato anni ad insegnarmelo senza ottenere risultati. Finivamo sempre per ridere, baciarci o litigare.

Mi incammino veloce verso la reception e, finalmente lontana da sguardi indiscreti, mi concedo un lungo respiro.

"Non puoi cedere oggi", mi ripeto "non ora."

«C'è anche Lei, Giordana intendo. Non lo sapevo.»

Scrollo le spalle, indifferente. «Un fantasma in più o uno in meno che differenza fa.»

ReasonsWhere stories live. Discover now