Capitolo 5: Un'ora di treno e succede tutto questo

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Il treno si fermò nuovamente con una fermata molto brusca, obbligandomi a stringere sempre più forte il palo al quale mi stavo tenendo, pur di non cadere per terra. Non sapevo in quale stazione ero adesso, ma sapevo almeno quanto belle erano le mie scarpe, da notare il sarcasmo.
L'altro supporto che avevo per non cadere era il braccio che era appoggiato al vetro dell'uscita, a qualche centimetro dalla mia testa, contro il quale andavo a sbattere a ogni singola frenata, ma che almeno mi impediva di spiaccicarmi al suolo.

Non che comunque sembrava molto facile, il treno era strapieno, a momenti mancava persino l'aria per respirare. Ma quello non era il mio problema più grande, in quel preciso istante.

Era il proprietario del braccio, dove avevo appena sbattuto la testa con una certa violenza, anche. I traumi celebrali dovevano essere diventati un vizio per me, a quel punto.

Praticamente, tutto iniziò quando un tipo mi bloccò dal salire sul mio treno, improvvisandosi come mio salvatore e stringendomi a lui come se fossimo amici da chissà quanto tempo. Il colmo era che io e Haizaki ci eravamo parlati solo quel giorno, e tre quarti delle volte era stato lui ad aprire la bocca, dato che io pensavo fosse molto meglio restare zitta e arrossire.

Dubito di aver capito per davvero cosa mi aveva detto, dato che ero andata fuori di banana nel momento in cui avevo riconosciuto la sua voce, ma sapevo per certo che mi aveva preso per il polso e trascinata dalla parte totalmente opposta, ma che, son mio sommo rammarico, scoprì fosse la linea di Asakusa. E da lì collegai tutti i pezzettini, nuovamente.

Ho rischiato di prendere il treno sbagliato e lui non solo mi ha notata, ma si è anche preoccupato di fermarmi prima di ritrovarmi chissà dove.

Tornando però alla situazione attuale, non sapevo se fosse meglio perdermi per Tokyo oppure restargli così vicino per ancora tanto. Non che non volessi stargli vicino, anzi, probabilmente lo avevo sognato così tante volte da pensar fosse successo davvero, ma non ero psicologicamente pronta per tutto questo contatto fisico. E neanche parlargli così tanto, se dovevo essere sincera.
Insomma, non ero pronta a lui in generale, e non lo sarei mai e poi mai stata.

-S-scusa, non volevo andare contro il tuo braccio, di nuovo.- Dissi a bassa voce, stringendo la stoffa della mia giacca con la mano libera. Sentì un leggero risolino da parte sua, e questo mi fece arrossire perfino di più. Sono riuscita a rendermi ridicola, di nuovo!

-Non ti preoccupare, è normale. E poi me lo hai detto altre sette volte, dal momento in cui siamo saliti sul treno.- Mi rispose a bassa voce, avvicinandosi leggermente di più a me per far sì che solo io sapessi cosa stesse dicendo. Giurai di aver percepito un leggerissimo tremito percorrere la mia schiena. Non solo potevo sentire la sua voce da così vicino, ma potevo anche sentire il suo profumo, ed era inebriante.

Okay okay, fermi tutti, sto andando fuori di testa, sono sicura che sia per la mancanza di aria nel vagone, non provate a farmi cambiare idea! Sì, mi piace parecchio quel ragazzo e probabilmente andrei in capo al mondo per lui, ma dai, adesso iniziavo a sembrare davvero psicopatica! E non voglio perdere la mia "reputazione" da sana di mente!

L'ennesima frenata brusca mi fece scontrare parecchio forte contro il suo petto, mentre mi ci aggrappavo con una mano senza neanche accorgermene. Doveva esserci stato un problema sui binari, a giudicare dal chiacchiericcio che potevo percepire, ma solo dopo mi resi davvero contro chi fossi e in che posizione ci trovavamo, dato che aveva portato anche il braccio, che prima aveva contro al vetro, attorno ai miei fianchi.

E quello fu il momento in cui io persi ogni briciolo di sanità mentale che mi restava.

Notai il suo viso abbassarsi per vedere se stavo bene e dire qualcosa di altamente cliché, del tipo "Ehi, tutto okay?", peccato che io non stavo per nulla bene.
Sentì l'aria nei polmoni andarsene e il cuore pompare così tanto sangue che volesse farmelo uscire dalle falangi a un movimento sbagliato. Le gambe mi tremavano sempre di più e, se non fosse stato per il suo braccio attorno a me, sarei sicuramente caduta a terra come un sacco di patate.

Pensavo stessi per svenire, in quel preciso istante.

E poi svenni per davvero.



Tanto per chiarirci, quando dissi "E svenni per davvero" non si scatenò il panico generale, ovviamente, sai quante persone svengono in metro ogni giorno? Decisamente troppe.
Scoprì solo parecchio tempo dopo cosa successe per davvero in quel quarto d'ora in cui io me ne stavo tra le braccia di Morfeo (Maledetto Haizaki, dovevi aspettare proprio mesi interi per dirmelo?!).

Innanzitutto, Haizaki non si mosse di mezzo millimetro da dove si trovava e continuava a tenermi, più o meno, in piedi sulle mie proprie gambe, le quali erano diventata di gomma piuma. Una volta notato un posto libero, si fece spazio tra le persone per sedersi prima degli altri, e fortunatamente ci riuscì pure. Mi fece sedere sul posto e, alle domande dell'anziana vicino a me, rispose che ero esausta e che ero crollata a dormire appena saliti in treno, la quale ci credette fermamente.

Una volta arrivati all'ultima stazione e con il treno pressoché vuoto, mi trascinò fuori, ritenendo però fosse più saggio portarmi direttamente fuori dalla stazione per farmi riprendere aria (e colorito, dato che ero diventata bianco cadaverico). Parlò con i vari addetti della stazione e non dovette neanche far vedere alcuna delle nostre tessere, ci fecero passare tranquillamente e, finalmente, fuori dalla stazione, si fece cadere sulla panchina stanco morto, mentre mi faceva sdraiare con la testa sulle sue gambe.
Fossi stata cosciente, sarei molto probabilmente svenuta nuovamente.

Ripresi coscienza forse mezz'oretta dopo, provando a tirarmi a sedere e cercando di capire cosa diamine stava succedendo e perché la mia testa stava esplodendo.

-Sei svenuta in treno, ti ho portato io fino a qua.- Rispose il mio vicino, come se mi avesse letto nella mente, massaggiandosi le gambe un'po indolenzite.

-Io...sono svenuta? E perché???- Chiesi mentre mi mettevo a sedere, senza un briciolo di imbarazzo. Molto probabilmente non ero ancora cosciente del fatto che stavo parlando con il supremo Haizaki Ryouhei, la mia cotta trasecolare.

In tutta risposta, lui alzò le spalle, in quanto non sapeva il motivo del mio svenimento improvviso, e aggiunse che sarebbe stato meglio se ci fossimo avviati verso casa, dato che l'aria fredda si stava alzando e non ci teneva a tornare a casa come un ghiacciolo. Annuì e presi lo zaino, dirigendomi insieme a lui verso l'area dove abitavo. L'intero tragitto durò quasi venti minuti, in religioso silenzio, ma nessuno dei due si stava dirigendo in una direzione diversa dall'altro, e questo mi fece preoccupare giusto un'po.

Arrivata finalmente sotto al mio condominio, mi fermai e, notando che non lo stavo più seguendo, si girò anche Haizaki.

-E-ecco...io abito qua.- E indicai il palazzo per provare il fatto che, effettivamente, abitavo la. Lo vedi annuire guardando anche lui la struttura, mettendosi poi le mani in tasca.

-Io vivo qualche centinaia di metri più avanti, se ti serve qualcosa puoi sempre venire da me, okay?- Disse con nonchalance, mentre calciava qualche sassolino.

-C-certo.- Risposi con le gote rosse, mentre stringevo forte le mani. Avevo di nuovo il cuore a mille, ma mi sentivo così tanto in pace, non mi faceva più male il petto. Eravamo praticamente da soli, in quella stradina, e tutta la sua attenzione era rivolta verso di me.
Ero sicura non sarebbe mai e poi mai successo.

Restammo a fissarci per qualche secondo, fino a quando lui non alzò un braccio e mi salutò, continuando a camminare tranquillamente, svoltando poi verso destra.

Lasciai andare un sospiro molto pesante, mentre un timido sorriso andava a formarsi sulle mie labbra. Ero stranamente felice, quel giorno. Forse...forse sarebbe davvero successo qualcosa, se mi sarei sforzata abbastanza.

E le urla distanti di mia nonna che mi minacciavano di ammazzarmi per essere in ritardo non mi sfioravano minimamente.

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