Capitolo 3 - Tensioni familiari

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Edith

È ora di cena e sono a tavola con mamma, il suo compagno Lewis e la figlia Marge.

Ho conosciuto entrambi oggi e sono rimasta piacevolmente sorpresa.

Al contrario di Jeremy, che si è rivelato da subito uno stronzo patentato, sua sorella è una ragazza fantastica. Solare, dolce e gentile, ha cercato da subito di mettermi a mio agio, attaccando bottone e comportandosi in maniera disponibile e carina.

Abbiamo chiacchierato un sacco, mi ha fatto fare un giro panoramico dell'enorme villa e poi mi ha mostrato la sua camera che è proprio di fronte alla mia.

Il mio arrivo improvviso, infatti, non ha messo in crisi i Jonson, visto lo schianto di casa che si ritrovano.

Mamma mi ha fatto sistemare nella stanza degli ospiti che, per la cronaca, è due volte più grossa della mia camera di Monterey.

Ora siamo seduti attorno all'enorme tavola della sala da pranzo in attesa di Jeremy che è in ritardo e sta facendo arrabbiare non poco suo padre.

Lewis controlla di nuovo l'orologio, poi si tortura il labbro con i denti. È visibilmente nervoso.

«L'ho chiamato tre volte, perché cazzo non risponde? Oh, perdona la parolaccia, Edith.»

Lewis si scusa ma io scuoto il capo per fargli capire che è tutto a posto.

«Giuro che gli taglio le gambe a quello stronzo di tuo fratello» aggiunge, rivolto a Marge.

«Tesoro, possiamo evitare di dire altre cattive parole a tavola?» lo ammonisce mia madre.

Lewis arrossisce, rendendosi conto solo in quel momento di aver detto di nuovo una parolaccia.

«Scusami, Edith, davvero. È che... mio figlio mi fa uscire fuori dai gangheri» si giustifica lui. «Non devo averti fatto un'ottima impressione, è così?»

Sorrido, scuotendo di nuovo il capo, e rispondo.

«Tranquillo, Lewis, sul serio. Non c'è problema.

Anche mio padre quando si arrabbia dice molte parolacce, credo sia normale.»

Penso a lui e mi sale su un po' di tristezza perché mi manca, perché ho vissuto con lui per tantissimo tempo e adesso mi sembra tutto strano.

«Deve mancarti molto» osserva Marge e io le rivolgo un sorriso stentato.

«Sì, beh... mi manca, certo. Ma anche mamma mi mancava, per cui...»

Allungo una mano a trovare quella di mia madre e lei me la stringe forte, commuovendosi.

Abbiamo passato l'intero pomeriggio a parlare. Ci siamo chiarite e abbiamo deciso di buttarci il passato alle spalle e ricominciare.

Ci vorrà tempo, certo, un rapporto non si recupera in un pomeriggio, ma abbiamo entrambe tutte le buone intenzioni per farlo andare sempre meglio.

La porta di casa si apre e io capisco che, finalmente, lo stronzo è tornato.

Il viso di Lewis diventa nuovamente nervoso e quando Jeremy attraversa la stanza, salutando con un semplice "Buonasera" e sedendosi a tavola senza nemmeno scusarsi, mi rendo conto che suo padre non soprassederà.

«Ti sembra questa l'ora di arrivare, Jeremy? Sai benissimo che ceniamo sempre alle nove in punto, potevi almeno avvisare!» si lamenta Lewis, inizialmente calmo.

«Sono solo venti minuti di ritardo, papà, rilassati» fa lui, con aria da menefreghista, allungando una mano per prendersi da bere.

«Perché non hai risposto alle mie telefonate?» domanda suo padre, sempre più stizzito.

My asshole step brother (completa su Amazon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora