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Harry scrisse velocemente sul suo block notes gli ultimi appunti della giornata, poi alzó lo sguardo. Erano le sette del mattino. Non c'era nessuno a quell'ora in clinica, se non le persone che erano venute a ritirare i pazienti. Beh, fatta eccezione per gli animali nelle gabbie di degenza, ergo i pazienti. In quel momento erano occupate solo dieci di venticinque gabbie. Due dei cinque cani presenti li aveva operati lui. Era così orgoglioso di sé stesso! Aveva raggiunto degli obiettivi che gli altri si potevano solo sognare di raggiungere.

Aveva ventitre anni eppure era considerato già dai suoi insegnanti uno con stoffa da vendere.
E non si diventa questo dal giorno alla notte. No. Lui studiava tantissimo, si impegnava più degli altri, faceva doppi turni; insomma, faceva di tutto per imparare più cose possibili.

Si avvicinó alla prima gabbia e sorrise, accarezzando con un dito il nasino del cucciolo di golden retriver che stava ancora dormendo.

Poi aprì la gabbia, prese lo stetoscopio e auscultó il cuore.

"Tutto a posto. Il battito è regolare e i parametri sono stabili. Niente febbre: perfetto!" pensò.

Scrisse gli ultimi dati sulla cartella clinica e uscì dalla stanza.

Diede la cartella all'infermiera, che gli sorrise.

« Grazie dottor Styles. Ora va a casa?»

Harry sorrise e annuì.

« Ci vediamo domani» le disse prima di andarsene.

Prese tutte le sue cose, uscì dal clinica.

New York in quel periodo era assolutamente straordinaria. Era inizio primavera e il sole era tiepido, gli alberi stavano incominciando a dare alla luce i fiori dopo una lunga dormienza.

Faceva ancora freddo, ma a Harry - freddoloso come pochi - bastava coprirsi con la sua sciarpa in pura lana che gli aveva spedito sua nonna da Londra l'autunno scorso per stare al caldo.

Londra.

Harry era nato lì. Ma all'età di dodici anni aveva vinto una borsa di studio prestigiosa per un college in America. Allora, senza ombra di dubbio o esitazione, aveva subito accettato e si era trasferito immediatamente.

Gli mancava la sua famiglia? Ogni giorno.

Voleva ritornare a Londra?

Se questo avesse voluto dire rinunciare ai suoi studi ed obiettivi, allora la risposta era "no grazie".

Era un piccolo genio.

Dopo quattro anni di college, si era laureato con il massimo dei voti, diventando medico veterinario, e da allora era uno specializzando nella clinica più rinomata di New York, proprio vicino a Central Park.

Era un borsista con una carriera formidabile davanti a se

Prima di diventarlo, aveva ricevuto tantissime domande di colloqui per cliniche veterinarie di grande prestigio. Alla fine aveva optato per New York.

Aveva i capelli ricci, mori e morbidi. Aveva due occhi verdi grandi e profondi. Era alto e magro, ma andava fiero dei suoi muscoli accennati.

Era una persona estremamente gentile. I padroni dei suoi pazienti si sentivano tranquilli e si fidavano quando lo guardavano negli occhi. Harry aveva la capacità di far sentire al sicuro ogni persona con cui aveva a che fare. Lo aveva sempre fatto.

***

Percorse il tratto che lo separava dalla metropolitana e la prese.

Cinque fermate dopo scese.

Into The Wood {Larry Stylinson}Where stories live. Discover now