8. Appuntamenti "al buio"

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L'inverno si stava inoltrando e le indagini sembravano non finissero più. Le giornate si accorciavano lasciando sempre più spazio al buio e alle tenebre. Nessun accenno di neve. La capitale veniva raramente imbiancata.

Alberi spogli e secchi costeggiavano le grandi vie di Roma. Di pini verdi se ne trovavano ben pochi, magari a Villa Borghese o a Villa Glori, ma nei dintorni della Città Universitaria nemmeno l'ombra. Sulle strade le macchine erano onnipresenti, i loro fari abbagliavano persino nelle giornate soleggiate.

Lo stridio dei freni del tram 19 in Viale Regina Margherita fece voltare lo sguardo di tutti i passanti alla fonte del forte rumore, trovandovi una ragazza dai capelli ricci color fuoco troppo frettolosa, che riceveva dal macchinista del tram tanti insulti e visite della Madonna. Una vera e propria evocazione.

Come con i titoli di coda di un film ormai finito, ogni passante tornò al proprio lavoro, alle proprie faccende.

E così anche Lucrezia.

Cercava di non scivolare, più di quanto non stesse già facendo, sull'asfalto bagnato. La pioggia era incessante e avendo dimenticato l'ombrello a casa, dovette correre. Non servì a molto perché era comunque bagnata da capo a piedi.

- Non ci credo! E pensi che Anna lo abbia fatto per questo motivo? - La voce di Clarissa si faceva man mano più chiara, intanto che Lulù si avvicinava ai soliti posti in aula, ma non stette attenta alle sue parole. Aveva altri pensieri per la testa.

Buttò le proprie cose per terra, davanti al suo solito sedile esterno, borbottando un tremendo saluto.

- Oddio, non dirmi che non ti sei portata l'ombrello neanche stavolta!

- Clary, mi accompagni al bagno?

La ragazza si mosse senza nemmeno dare una risposta. Una volta fuori dalla portata degli altri, chiese se andasse tutto bene. Lucrezia sviò la domanda facendo finta di non aver sentito. Stava ancora pensando alla serata precedente. Un insieme di emozioni la travolsero in pieno.

Si era avvicinata a quel ragazzo troppo in fretta e pericolosamente aveva ceduto alle sue avances. In quel momento però pensava soltanto ad una cosa: non significava nulla, la serata, lui, i baci...

Scosse forte la testa - che si trovava sotto ad uno di quegli aggeggi che fanno un rumore infernale solo per potersi asciugare con dell'aria calda - per liberarsi dei pensieri e per asciugare meglio i capelli. Clarissa la osservava silenziosamente, appoggiata allo stipite della porta del bagno.

Lucrezia all'improvviso buttò fuori fiumi di parole. - Ieri sera sono uscita con uno, però non è uno qualsiasi, in realtà non so perché ci sono uscita, eppure l'ho invitato io, sapevo anche che tipo di ragazzo fosse e nonostante ciò ci siamo pure baciati e non posso cred...

- Frena, aspetta! Respira - rimase in attesa finché non lo fece. - Ora riprendi dall'inizio, con calma.

- Non so Clary, non mi convince. - All'interrogativo invisibile sul viso, Lucrezia continuò. - Per me non significa nulla.

- Beh, non mi sembra, data la tua agitazione.

Sgranando gli occhi, quasi gridò: - Ma che staj dicenn, su!

Clarissa storse leggermente il naso. A malapena stava capendo di cosa stesse parlando la sua amica, figuriamoci se l'avesse fatto in dialetto napoletano.

- Di che stavate parlando prima che io arrivassi?

- Non azzardarti a cambiare discorso. Dimmi per filo e per segno che ti prende. Possibilmente in italiano...

Sᴜɪᴄɪᴅɪᴏ?Where stories live. Discover now