01

3.1K 63 13
                                    

«Amelia, per favore svegliati!» grida una voce a me familiare e comune, quella di mio fratello Derek.

«Cinque minuti, giusto altri cinque minuti...» mormorai, affondando maggiormente la testa nel soffice cuscino.

«Conterò fino a tre, poi ti tiro giù dal letto.» continua la sua cantilena, battendo il pugno sulla porta.

Sbuffai sonoramente, liberandomi dalla dolce morsa del materasso. «Va bene, Derek. Sono sveglia!» dissi, stiracchiando i muscoli intorpiditi e strofinando i miei occhi stanchi.

Con un movimento lento, apro il cassetto del comodino e prendo degli abiti comodi e presentabili per unirmi al resto della famiglia in cucina; una canottiera e degli slip non sarebbero certo graditi a mia madre.

Mi dirigo verso le scale, mentre un invitante odore di pancake invade le mie narici. Un ampio sorriso si fa spazio sul mio viso mentre assaporo mentalmente quelle dolci delizie.

«Chi è il fratello migliore?» affermo, osservando le mani di Colin impegnate a far saltare una frittella sulla padella.

«Lusingato...» scherza, portandosi una mano alla bocca e nascondendo un piccolo sorriso.

«Mi sento offeso.» le parole di Derek sono impastate, la sua bocca piena di cibo.

Mio padre sospira teatralmente e colpisce con leggerezza la nuca del mio secondo fratello. «Dopo 24 anni, non hai ancora imparato che non si parla a bocca piena?»

Prendo posto accanto a mio padre, ricevendo un dolce bacio sulla guancia.

«Hai dormito bene, bambina?» mi chiede.

Annuisco con un piccolo sorriso, mentre Colin posa un piatto colmo di pancakes fumanti davanti a me, con fragole e nutella come topping.

«Non dovresti mangiare così tanto.» interviene una voce stridula, interrompendo la dolce quiete.

Mia madre.

La ignoro e finisco la mia amata e lunga colazione.

«Bambina mia, dobbiamo parlare.» mi dice, afferrando dolcemente il mio polso. Nonostante il sorriso lieve sulle labbra, riesco a notare un velo di preoccupazione nella sua voce.

Dopo aver finito il pasto, ripongo il mio piatto nel lavabo per poi seguire mio padre all'interno del suo ufficio, lasciandomi cadere sulla poltroncina di fronte alla grande scrivania.

«Bambina, volevo comunicarti qualcosa di molto importante...» inizia.

Lo guardo curiosa, notando quel velo di preoccupazione nei suoi occhi.

«Non sei più al sicuro qui.» continua. Lo guardo perplessa... Non sono più al sicuro? Cosa significa?

«Papà...» provo a dire, ma interrompe immediatamente la mia voce, continuando a parlare.

«Ho assunto per te una guardia del corpo.» il suo tono è secco, non ammette contraddizioni.

«Cosa? Papà, non ne ho bisogno. So badare a me stessa!» affermo, gli occhi spalancati.

«E, in secondo luogo, devi andartene. Ti trasferirai a Troy Meadows, in una villa appartata.»

«No! Non voglio andarmene!» le lacrime iniziano a formarsi nei miei occhi. «E Colin e Derek? Loro non sono in pericolo?!» continuo, la voce spezzata.

«Loro hanno già delle guardie del corpo nelle loro case. Ti ricordo che non vivono più qui.» mi ricorda mio padre.

Lo guardo con disapprovazione mentre il mio volto viene rigato da numerose lacrime.

Bodyguard [in revisione] Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon