2. Divieti e mancanze

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Ci sono due tipi di persone al mondo, quelle che quando finiscono di fare la doccia rimettono tutto a posto come lo hanno trovato e quelle che se ne fregano. Io a appartengo alla prima categoria, ma per mia grandissima sfortuna la mia famiglia alla seconda. Sul serio, sono l'unica fissata con ordine e pulizia qui?

A volte mi sento Cenerentola. I miei genitori sono sempre a lavoro, quindi io sono costretta a occuparmi della casa e delle mie sorelle. Ho solo diciassette anni, diamine, non sono ancora pronta per badare a due pesti e occuparmi di loro in continuazione. Mi chiedo per quanto ancora dovrà andare avanti in questo modo, io sono già stanca.

Mi prendo cura di loro da quando la nonna si è trasferita in un'altra città. Praticamente da un anno, ma sono già stufa.

«Jennifer, vieni a pulire questo maledetto bagno, non sono la tua schiava!», urlo. Ma già so che toccherà a me pulirlo, perché nessuno di loro osa alzare un dito. È stressante. Puoi farlo all'inizio, ma dopo un po' ti stufi di fare da schiavitù agli altri. Per alcuni potrà sembrare una stronzata, ma per me e per le persone che si trovano nella mia stessa situazione non lo è, è un problema serio.

Ma forse lo dico soltanto perché in questo periodo sono un po' sotto stress e non so come sfogarmi. Persino la musica, che è sempre stata la mia unica fonte di sfogo, adesso non sembra regalarmi alcuna emozione. Cosa mi sta succedendo?

In questo periodo mi sento... Strana. È la parola adatta?

«Jennifer!», continuo a urlare, «mi sono rotta di farvi da schiava, vieni qui subito e vedi di rimettere a posto!».

Non mi darà ascolto, ne sono consapevole, ma ogni tanto almeno ci provo.

Mi lego i capelli in una coda di cavallo disordinata e mi metto all'opera. Prendo i vestiti che ha lasciato sul pavimento e li metto nella cesta dei panni sporchi, dopodiché passo lo straccio asciutto sul pavimento bagnato.

Dopo aver finito scendo giù in cucina.

«Ho fame».

«Lo so Molly, adesso preparo qualcosa».

«Allora vedi di muoverti», risponde Jennifer, stiracchiandosi sul divano.

«Perché non mi dai una mano invece di stare stravaccata sul divano per tutto il giorno? Sai, anche a me piacerebbe usare il cellulare tutto il tempo».

«Dal momento che non ti sta mai bene niente, vedi di cavartela da sola».

Sono scioccata dalle sue parole.

«Parli come se fino ad ora... Ah, lascia perdere», agito una mano davanti al viso.

Mi metto ad armeggiare con i fornelli, questa volta senza combinare guai. A quanto pare ci sto prendendo la mano.

«È pronto, miss pigrizia!», dico, sbattendo il piatto in tavola e salendo su in camera mia. Mi è passata anche la voglia di mangiare! Ultimamente succede spesso.

Lavo i denti, dopodiché torno in camera. Lancio una breve occhiata alla stanza. La normale stanza di una... Normale adolescente.

Mi avvicino alla scrivania e apro il portatile. Passo le dita sulla tastiera, senza scrivere nulla.

Mi ricordo ancora di quando parlai ai miei genitori della mia passione per la musica. L'espressione di mia madre ce l'ho stampata nella testa e non vuole più andare via. Quella di mio padre poi, era mille volte peggio.

Secondo loro, non solo è tutta una grande stupidaggine, ma sono convinti che io non riuscirò mai ad arrivare su un palco. Uno vero intendo, perché ci sono già stata qualche volta.

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