Pioggia

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Ogni giorno era sempre peggio.
Appena arrivai a scuola guardai fuori dal finestrino e la pioggia scendeva come un oceano.
Mi sentivo anche peggio quando quella pioggia cadeva sull'auto.
Jeremy sospirò baciandomi una guancia.
"Non vorrei nemmeno lasciarti a scuola oggi, sei sicura di volerci andare?"
"È solo pioggia, stai tranquillo" mi sarei bagnata tantissimo, ed era preoccupato per me.
Mi misi il cappuccio della felpa e mio fratello annuì scendendo dalla macchina.
Mi mise seduta sulla sedia a rotelle.
"Ti accompagno"
"No Jeremy. Vado da sola" non era molto convinto e lo vedevo dai suoi occhi.
Lo pregai con lo sguardo e così lui salì in auto e sorrisi andando verso la mia classe, come previsto la pioggia mi bagnò più del solito ma non me ne fregava niente e appena arrivai in classe vidi che c'erano solo Jazmin e Ben.
Roteai gli occhi mettendomi al mio posto.
"Ciao sfigata" Esclamò la gallina, non la calcolai e Ben si mise seduto sul mio banco e mi guardò male.
"Non saluti, senza gambe?"
"No. Non saluto le persone che mi stanno antipatiche" ammisi schifata.
"E ti stiamo antipatici? Perché?" Chiese ridendo, non risposi.
Sapevano perché mi stessero antipatici.
"E parla, sfigata!" La gallina mi tirò uno schiaffo, strinsi fortissimo i denti tra loro.
"Lasciatemi in pace." Dissi apatica.
"La senza gambe si è svegliata male" mi prese in giro quel coso senza anima.
"Anche io mi sveglierei male se fossi come lei" rispose ridendo la gallina.
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Calmati Stella.
Ma calmarmi che? Questa stupida ha bisogno di essere massacrata di botte.
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Ma devi calmarti, non puoi picchiarla.
"Oddio che ridere! Smettetela che sennò mi piscio addosso da quanto sto ridendo."
Esclamai stizzita, Ben si massaggiò il naso, così sorrisi fiera di mio fratello.
"Ti fa male eh? Dammi ancora fastidio e ti faccio mangiare la polvere"
"Non fare la superiore" rispose alzando le spalle.
Non facevo la superiore per niente.
Erano loro a farlo con me.
"Lo state facendo voi"
"Ma noi siamo superiori a te" rispose Jaz e non mi trattenni più, scoppiai in una fragorosa risata e così lei spinse la sedia a rotelle.
"Smettila di ridere!"
"Rido quanto voglio, voi non siete nessuno per comandare la mia vita" e appena dissi questo la classe si riempì, Ben mi buttò a terra una penna e così lo guardai.
"Ma la finisci? Quanti anni hai? Due per caso?" Mi fece il verso.
"Ne hai uno di sicuro." Borbottai infastidita e sospirai.

A ricreazione Ben rimase in classe e così mi feci gli affari miei come ogni volta mangiando una banana.
"Che disegni, sfigata?"
"Fatti gli affari tuoi che è meglio" borbottai chiudendo il diario, lui lo prese e così sgranai gli occhi impaurita da ciò che ci avesse potuto fare.
"Benjamin ... dammi quel diario" lui fece un sorriso apatico e si mise seduto sul mio banco, la sua maglia nera stretta mi dava una bella vista sul corpo muscoloso.
Coscienza non è il momento di sbavare.
Eh, quando ci vuole ci vuole.
Smettila di sbavare che sennò ti picchio.
"Chiedimi scusa e ti do sto coso"
"Per prima cosa, è un diario e so che per te è una parola nuova ma esiste. Per seconda cosa, io non ti chiedo scusa. Per cosa dovrei farlo esattamente?"
"Ma parla come mangi! Che fastidio! Maestrina di sto cazzo!" Era diventato rosso e sembrava un pomodoro.
"Solo perché mi esprimo meglio di te e il tuo cervello non arriva a ciò che dico, non vuol dire che sono una maestrina" gli spiegai cercando di non ridere per il suo viso confuso, aveva le sopracciglia inarcate e le labbra assumevano una smorfia carina ma dura.
"Boh vabè, mi stai antipatica e quindi non ti voglio ascoltare" esclamò cercando di ferirmi, ma non mi aveva per niente ferito.
"Non mi devi ascoltare, ma dammi il mio diario che mi serve. Cazzo."
"Il diario della scuola ce l'hai lì" me lo indicò e cosi sospirai passandomi una mano sui jeans.
"Quindi me lo chiedi scusa o no?" Mi chiese con un sorriso strafottente.
"Per cosa esattamente?" Domandai inarcando le sopracciglia, stringendo forte le ruote della mia sedia a rotelle.
"Boh, per tutto ciò che mi dici"
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MA È SERIO?!
STO QUI È SCEMO.
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LO VOGLIO PICCHIARE.
ALLA RISCOSSA BABY!
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COSCIENZA MI DOVRESTI CALMARE!
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Feci un respiro profondo e parlai pacata:
"Sei tu quello che dovrebbe chiedere scusa a me, stupido" mi fece il verso e posò il mio diario sul banco e se ne andò.

La giornata a casa fu normale e non avevo voglia di fare niente e non avevo la minima voglia di parlare con nessuno e così appena avvisai la mia famiglia rispettarono la mia decisione.
A pranzo dopo mangiato mio padre mi portò in camera.
"Se vuoi parlare io sono qui" annuii e chiusi gli occhi ringraziandolo.

A cena successe lo stesso, ma alla fine mi portò in camera Jeremy e come ogni sera si mise accanto a me.
"A scuola è andata così male?"
"Come sempre, odio quella scuola. Odio tutta la mia classe" lui sospirò e mi accarezzò una guancia dolcemente.
Mi accoccolai a lui.
"Vorrei camminare" sussurrai con le lacrime agli occhi.
"Ti darei le mie gambe lo sai? Anzi mi sarei buttato quel giorno per salvarti"
"Jeremy, non è colpa tua" sussurrai con dolcezza, non era colpa sua.
Non era nemmeno colpa mia.
Mi strinse e mi cullò finché non mi addormentai.

Estoy perdido sin tiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora