E spezzi il mio cuore e va in mille pixel
Deborah Pjaca
La mattina seguente mi svegliai piuttosto tardi.
Era quasi ora di pranzo, e lo dedussi sia dal sole che era alto nel cielo e filtrava dalle ante della camera, sia dalla sveglia che indicava le 11:40, sia dal profumino invitante di cibo che arrivava dal piano di sotto.
Mi alzai e feci una doccia veloce per svegliarmi, anche se tutto ciò che ottenni fu una doccia veloce fredda perchè probabilmente Federico stava usando l'acqua calda.
Il mio umore diventò subito nero, ma poi mi accorsi che era domenica, e quindi un po' di incazzatura svanì.
Scesi al piano inferiore e trovai Federico ai fornelli, che si dava alla cucina.
Mi avvicinai.
"Ciao." mi salutò, voltandosi verso di me e sorridendomi.
"Ehi. - ricambiai - Che prepari di buono?"
"Ragù alla bolognese. Mi ha insegnato la moglie di Andrea. Sono stato a mangiare da loro una volta, - mi raccontò - e Maddalena lo aveva cucinato. Era buonissimo, mi sono fatto insegnare la ricetta."
Io sorrisi e annusai ancora il piacevole profumo.
"Federico Bernardeschi passione chef." commentai.
Lui ricambiò il sorriso e assaggiò il sugo dal cucchiaio.
"Ora questo è pronto e faccio la pasta, se vuoi la faccio anche per te." mi disse.
Accettai la proposta. Il ragù by Bernardeschi era senza dubbio da assaggiare.
"Mi piace, ragù bolognese per colazione." risi.
Mentre aspettai il pranzo salii in camera e riposi il pigiama nella valigia, quindi presi il telefono.Tre nuovi messaggi da tre chat:
Brother 💕
Mire 🎯
Gio 👻Lessi prima il messaggio di mio fratello, che mi chiedeva come stessi e mi raccomandava, l'indomani mattina, di fargli sapere con precisione quando fossi partita.
Gli risposi e lo ringraziai come sempre per la sua disponibilità. Gli volevo davvero bene.
Poi risposi a Miralem, che mi ricordava l'appuntamento al Center con la squadra alle 14.
Infine scrissi a Giovanni, che mi aveva chiesto come stava andando e per dirmi che mi doveva presentare una persona quando fossi tornata.
Quandi scesi, Federico stava mettendo la pasta nei piatti. Mangiammo e decretai che quel ragù fosse buonissimo. Alla fine del pranzo aiutai Federico a lavare i piatti e poi il ragazzo indossò una tuta della squadra per poi salire in macchina e partire alla volta della Continassa.
"Miralem mi ha scritto per ricordarmi. - informai Fede - Aveva paura che mi sarei dimenticata..."
Lui sorrise.
"Normale che voglia vederti. Manchi a tutti qui a Torino." disse amareggiato.
Lo sapevo, lo sapevo benissimo, mi dispiaceva sempre più, mi struggevo per aver abbandonato i miei amici ed essere andata in un'altra città, ma nella vita bisognava fare delle scelte, e quella da me compiuta era una di queste.
Arrivammo alla Continassa e scesi dalla macchina ancor prima che Federico la spegnesse.
Corsi verso la porta del centro sportivo, e prima di entrare mi fermai sulla soglia in attesa di Federico.
Quando lo vidi arrivare e toccare con le scarpe la strada di sassi che conduceva alla porta, sorrisi e gli urlai:
"Svelto, pigrone!"
Lui, per dispetto, rallentò il passo e se la prese comoda.
Quando arrivò, mi sorrise. Che bastardo.
"Quanto sei stronzo, carino." gli dissi.
Lui mi mise il braccio sulle spalle e aprì la porta, quindi ci dirigemmo verso la sala relax del centro.
Lì vi trovammo gran parte della squadra: alcuni stavano giocando a biliardino, alcuni guardavano il telefono, altri facevano dirette o stories su Instagram.
Nessuno ovviamente si era accorto del nostro arrivo.
Quindi, quando entrai, mi schiarii la gola:
"Buongiorno!" esclamai poi.
I ragazzi si voltarono.
"Ehi! Ti aspettavo!" rispose a sua volta Miralem, lasciando il telefono e vedendomi incontro.
Federico allora fece il melodrammatico.
"E me? - fece asciugandosi una finta lacrima in modo teatrale - Nessuno aspettava me?"
Mattia De Sciglio scese dalla cyclette e gli corse incontro.
"Io aspettavo te, Fede!" esclamò teatralmente pure lui.
"Sapevo che non mi avresti mai tradito, Mattì!" replicò il 33, abbracciando Mattia e dandogli una pacca sulla spalla.
"Che attori fantastici che sareste voi due oh." disse Giorgio mettendosi una mano sulla faccia.
"Diabete." borbottò una voce famigliare, troppo famigliare. Mi voltai e vidi entrare nella stanza Mario, con un'arancia in mano, con il suo solito sguardo truce.
Quando mi vide però, si sciolse, come suo solito, e mi sorrise. Che effetto che faccio ai miei connazionali.
"Deb! Hai visto che partita ho fatto ieri?" mi domandò avvicinandosi.
Come sempre, quando non sapeva che dire, tirava fuori le sue performance e il suo egocentrismo raggiungeva il culmine.
"Ho visto! Sei un mostro! Due gol fantastici!" esclamai.
Notai quanto stesse faticando per sbucciare il frutto che aveva in mano, lessi nei suoi occhi che stava per dire parole poco carine contro quella povera arancia, quindi gli sorrisi.
"Che ne dici se faccio io?" chiesi gentilmente.
Lui annuì e mi passò il frutto.
"Arancia bastarda." disse a denti stretti.
Io sorrisi.
Sempre il mio solito tenerone croato.Restai al Training Center per tutto il pomeriggio, coccolandomi tra i miei due fantastici amici Mario e Miralem, e anche con gli altri fecimo un piccolo torneo di biliardino, una partita a briscola (io ovviamente assistivo perché non ero capace a giocare) e chiacchierammo un sacco.
"Fai i complimenti a Madda, il ragù è buonissimo." dissi ad Andrea, complimentandomi con sua moglie.
Chiesi a Paulo e Rodrigo di salutarmi le loro due ragazze; quando ero allo stadio a guardare la partita, nei tempi in cui ero ancora insieme a Federico, sedevo sempre al loro fianco, e oltre a guardare la partita ci scambiavamo opinioni e ci trovavamo bene.
Quando venne l'orario di tornare a casa, salutai i ragazzi uno per uno.
"Mi mancherete tutti." dissi sinceramente, sorridendo per reprimere le lacrime che minacciavano di scendere. Mi emozionavo troppo spesso, forse, ma ero felice così, perchè ciò significava che con quelle persone mi trovavo bene.
Quando salutai Miralem, gli baciai la guancia.
"Di' a Edin che gli voglio tanto bene." sussurrai, ricordando il suo figlioletto; spesso alle cene di squadra con le famiglie, Edin si sedeva al mio fianco ed ero io che lo aiutavo a tagliare la carne o la pizza.
"Puoi contarci." mi rispose lasciandomi un bacio sulla fronte.
Mario, invece, quando cercai di dargli un bacio sulla guancia, si scansò.
"Sai come sono fatto." si lamentò.
Sapevo del fatto che non manifestasse mai apertamente il suo affetto, ma misi lo stesso il finto broncio.
"Dai, non ci vedremo per un po'." mi giustificai.
Lui cedette e si avvicinò, quindi lo abbracciai e gli lasciai un bacio sulla guancia. Mi stupii quando sentii Mario ricambiare l'abbraccio. Probabilmente lui percepì la mia sorpresa, perché poi mi spiegò:
"Ammetto che mi mancherai tantissimo."
Federico prese le chiavi della macchina.
"Andiamo?"
Io annuii. Salutammo tutti e ritornammo alla macchina, quindi riprendemmo la strada di casa.
Quando arrivammo, era praticamente ora di cena: eravamo stati tanto tempo alla Continassa.
Siccome Federico aveva fatto una quantità industriale di ragù, decise di preparare ancora la pastasciutta e, dopo cena, prese il computer per guardare una serie su Netflix.
"Ti offendi se io vado a letto subito?" domandai.
Lui sorrise.
"Certo che no. Domani... bè, domani devi partire." disse, con una punta di rammarico.
Ricambiai il sorriso e gli presi il viso con una mano, quindi gli diedi un bacio sulla guancia.
"Buonanotte Fede."
"Notte Deb."
Salii al piano superiore, indossai il pigiama e mi misi nel letto, pronta per dormire.
Feci per appoggiare il telefono sul comodino, ma mi vibrò in mano. Sbuffai e controllai le notifiche.Nuovo messaggio da: Fede Church 🙈
Mi domandai perché mi avesse scritto: avevamo litigato, stop. Quando lessi il messaggio però mi si gelò il sangue.
Fede Church 🙈
Mi manchi maledettamente Deborah.----
Ehi gente!
Parlando di calcio, mi dispiace un sacco per la Viola, non so che è successo ma sono tristissima per loro ❤ Tra poco c'è Roma-Juve, i ragazzi giocano con la maglia nuova 💗
Il capitolo è in super ritardo, ma spero vi piaccia 🥰

BINABASA MO ANG
𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐎𝐅𝐅𝐑𝐈𝐑𝐄 || Federico Chiesa
Fanfiction"Vieni qui." Il ragazzo allungò una mano verso di me. Troppi pensieri mi vorticavano nella testa in quel momento per potermi opporre alla sua mano. La afferrai, così lui mi tirò a sè e mi abbracciò forte. "Puoi stare con me, se vuoi. Lo sai." "Se...