I trust her

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«Buongiorno, Grae.» sorrisi.«A quanto pare, il nostro omicida si è calmato.»
Dopo quattro giorni, Grace continuò ad ignorarmi, con il viso pallido e due occhiaie violacee, simili ai suoi occhi. Continuò a girare attorno al cadavere, finché Poirot non disse:«Buongiorno, signorina.»
Lì sobbalzò, facendo quasi cadere la penna, poi si passò lentamente una mano sui capelli mossi.
Le poggiai una mano sulla spalla.«Stai bene?»
«Da quando t'interessa?» scivolò via senza guardarmi, verso la sedia dell'ospizio, mormorando qualcosa al coroner. La stanza era color cielo, una tonalità sonnacchiosa, e odorava di tempere. Quelle blu, vuote in terra, erano state usate oer scrivere sulla parete:
I sei poveri negretti
Giocan con un alvear
Un da un'ape ne fu punto
Cinque soli ne restar.

Agguantai il polso del medico legale, facendolo voltare.
«Non abbiamo più bisogno di lei. Il nostro medico è perfettamente competente. La ringrazio.»
L'uomo sbatté le palpebre, stralunato.«Come?»
«Ne abbiamo già uno.» specificai, guidandolo verso la porta.«Buona giornata!»
Poi mi voltai verso Templeton, che stava giusto scambiando qualche parola con Grace. Li presi entrambi per il polso e mi tenni in un angolo della stanza.
«Grace è innocente.» attaccai.
«Malcom-»
«Parker, avrei preferito fosse una conversazione molto più personale.»
«Non sono incline alla violenza.» sussurrò Poirot.«Ma gli dia un pugno in faccia.»
Grace fece un minuscolo sorriso, nascondendolo con il block notes. Templeton era un bicchiere d'acqua: ci si vedeva dentro che era un piacere. Aspettavo solo di schiaffarglielo in faccia, ma non era il momento adatto. Non tutto insieme.«Indovini un po'a chi non frega assolutamente nulla?»
I suoi occhi di un grigio sporco s'assottigliarono.«Come, prego?»
Solo un po', mi dissi.
«Lei è terribilmente insicuro. Così insicuro da pettinarsi forse tre volte, al mattino, e cambiare... due?» i suoi occhi ebbero un moto di sollievo.«... Tre capi da ufficio. Lei è terribilmente narcisista, nella sua vita, ma l'insoddisfazione lavorativa gli pecca l'immagine. Deve essere artificialmente perfetto. Così tanto da...» guardai Poirot, che sembrava un bambino a Natale.«Devo continuare?»
«Se si azzarda...»
«Ha detto al suo medico legale di modificare i rapporti, dicendo che erano sbagliati.» finii, e lui si guardò in giro. Grace spostava lo sguardo da lui a me, quasi rossa in viso.
Per quale motivo?
Ne trovai cinque. E che cazzo.
«Lei non ne ha le prove.»
A meno che Poirot, che l'ha vista, non lo sia. Strinsi il pugno nella tasca.«È vero. Ma se ci metto la testa, tra ventiquattro ore non sarà così. E lei lo sa.»
Un rumore di gola.«E quindi?»
«Quindi smetta di accusare la mia collega. Sono il suo alibi, garantisco per lei, e mi fido di lei.» feci un tranquillissimo passo avanti, lui due indietro.«Non si permetta di accusarla e inizi a lavorare come si deve. Oppure la troverò, quella prova, e la caccerò dalla centrale. Per diffamazione.»
«Bene, signorino. Ora un bel destro.»
Grace, che stavolta mi fissava, non rise.
«Io e il mio medico legale possiamo tornare alla centrale, adesso? O meglio, all'obitorio. Che ne dici, Grace?»
Sbatté gli occhi sgranati.«Vero. Sì. Va bene.»
«Perfetto.» sfoderai un sorriso.«Buona giornata.»

«Hai controllato quello che ti ho chiesto?» domandai, sedendomi contro una scrivania.
«L'avevo già notato.» confessò dopo una pausa.«Non ci sono impronte digitali.»
Poirot sospirò nel silenzio.«Allora non è un solo SI, mademoiselle.»
«Non è un solo-»
«Uno di Boston.» iniziai.«E uno... del mondo di Poirot.»
«Un...» trasecolò Grace.«Un personaggio di un libro?»
«Forse più di uno.» ripresi a guardarla, senza capirla. Era spaventata. Provai a focalizzarla, a tenere fermo un indizio del suo viso. Ancora niente, vaffanculo.
Sembrò comunque riprendersi in fretta, scostandosi i capelli mossi dalla fronte.«Okay. Un'altra cosa, Poirot. Cioè, Malcom. Be', entrambi. Il soggetto ignoto fuma Camel blu.»
Qualcosa mi formicolò sulla nuca.«Perché me lo dici solo ora?»
«Calum era un dettaglio. Greg una coincidenza. Una donna con i  polmoni andati? Io non credo.»
«Può benissimo...»
«Fuma in modo ossessivo. Consuma i filtri. Tra l'altro, secondo gli infermieri, la visita è durata dieci minuti...»
«Buon Dio, possibile che non vi siano telecamere in un ospizio?» Poirot alzò gli occhi al cielo.
«... e ne ha consumate quattro. Fino al filtro.»
Affisse la foto delle Camel vicino al viso bluastro della signora.«Sei punture di siringa al collo. È morta per overdose alle dieci di questa mattina. Aveva settantadue anni.»
Le lasciai completare il quadro della povera Leana, mentre si passava le foto fra le mani con aria tranquillità:«Avrò la cartella clinica dopo pranzo. Nella sua vita ha un solo scandalo, quattro anni fa. Era insegnante, è successo nel... penultimo? No, ultimo anno. Una sua alunna si è suicidata, e lei era la consulente d'istituto, e... non lo definirei uno scandalo. Una negligenza, forse. Tu che ne dici, Malcom?...Malcom?»
Stavo osservando una lavagna vuota di sughero, in silenzio. Cazzo, le sigarette. Mi scossi.«Io vado a prendere il pranzo. Stacca tutto dalla lavagna, ti va? Lo mettiamo su quella di sughero.» mi avviai verso la porta.
«Che ti prende?»
«Un'idea!»

«Sono più di tre ore che stiamo lavorando a...» indicò la lavagna.«... questo.»
Io feci un passo indietro, osservando le dieci caselle sul sughero, di cui quattro occupate. Accanto a quelle quattro vita, morte e miracoli delle vittime. Con un'incognita al centro.
«Lo so, Grae. Devo aggiungere l'ultima cosa.» pescai un foglio dal mucchio e lo agganciai al punto interrogativo.«Guarda questi orari evidenziati.»
Si avvicinò alla lavagna, pigiandoci contro l'unghia.«Due coincidono totalmente. Gli altri per mezz'ora, in corrispondenza delle morti più veloci... di chi sono questi...» e si girò a fissarmi.
«Lo so.»
«È diffamazione, Malcom. L'hai detto tu.»
«Camel blu.» contestai con le mani in tasca.
«È sufficiente?»
«Se lo sommiamo agli orari e tu portassi una sua foto all'ospizio della signora? Cazzo, sì.»
Mi fissò, poi si decise. Prese un pennarello indelebile, sotto lo sguardo di Poirot, che disse:«Quello è scarico, Miss.»
Sobbalzò, ma riuscì a tirare fuori una risata.«Tu come cavolo fai?»
«Lo vedo. Immagino sia più facile.» alzai le spalle, mentre copriva il nome di Templeton sugli orari.
«Da oggi indaghiamo su di lui?» chiese cautamente.
«Ne ho parlato con Ben. A quanto pare, sì. È tutto molto ufficioso, e dato che questa lavagna può ritirarsi nella parete... Inizieremo a capire quali potrebbe aver commesso personalmente, poi passeremo a... l'altra parte.»
«L'altra parte.» mormorò. Poi rimase ad osservare i fili rossi che si collegavano. Mise una mano sulla lavagna e la rimise nella parete a scomparsa. Mentre rimetteva a posto sulla lavagna bianca i nostri appunti su una vittima non identificata, si voltò.
«Sei stato gentile, stamattina.»
Mi chiarii la voce.«Te lo meritavi.»
Fece un piccolo sorriso.«Grazie.»
«... Sì.» guardai l'orologio.«Si sta facendo buio. Prendi il capotto, ti accompagno a casa.»
Sbatté le palpebre mentre andavo tranquillamente verso la tracolla.«Non sei costretto, Malcom. Non voglio...»
Bevvi un sorso d'acqua.«Non è per il discorso di ieri, se vuoi riaprire la parentesi.»
«No?»
«Ci sono sette motivi diversi per cui non ti lascerei da sola a Boston, di sera. Primo, un omicida a piede libero che sa che lo stai cercando.»
Poirot sorrise.«È vero, signorina. È il nostro ruolo in quanto gentiluomini.»
La guardai, esasperato. Non per lei, per me. Potevo essere già a casa e invece no, iniziamo a dire frasi senza pensarci.
Un applauso, per piacere.
«Prendi il cappotto, prima che cambi idea. Io sono quello con la pistola, tu sei quella dietro quello con la pistola.»
Aggrottò la fronte.«Io so difendermi.»
«Se vuoi essere il mio medico legale, funzionerà così.»
Di nuovo, silenzio. Avrei voluto schiaffeggiarmi.
Boccheggiò appena.«Tu... dopo la laurea tu volevi chiedermi di... che noi due...»
«Si chiama assegnazione, se sei in difficoltà.» alzai gli occhi al cielo.«Prendi il cappotto sì o no?»
Annuì, stralunata, e io mi massaggiai il naso.
A volte mi chiedo chi cazzo me lo fa fare, di rispondere alle chiamate di Ben.

Cronache Gialle: Dieci Piccoli IndianiWhere stories live. Discover now