Dopo anni...

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«Dai andiamoci a prendere qualcosa da bere!» Urlò Vittoria,

<<Solo se posso ordinare un super alcolico>> risposi ridendo.

Entrammo al bar, ci sedemmo e io ordinai il mio misero the al limone perché alla fine bere alcolici alle 10:30 del mattino fa davvero brutto, anche se devo ammettere che con questa bella giornata sarebbe stato perfetto uno spritz fatto come si deve. Era quella l'attività che adoravo fare la domenica mattina: lo shopping sfrenato con la mia migliore amica mentre sorseggiavo il mio spritz ascoltando i tipici rumori del mio paese, il borbottio della gente che passeggiava tra le vie, le urla dei bambini che giocavano nel parco giochi di fronte. Nessuna concentrazione, solo misera e immensa voglia di rilassarsi, di lasciarsi andare. Mi accesi una sigaretta, guardando il fumo uscire dalle labbra come nuvolette innocue e letali allo stesso tempo. Da anni promettevo che avrei smesso ma il lupo perde il pelo ma non il vizio. Cominciai a sorseggiare il mio the, mentre rimpiangevo il mio adorato spritz.

«Cazzo! Non ti girare Alice!» Era inutile dirlo, quando viene pronunciata quella frase viene quasi naturale girarsi.

Ma cazzo sul serio! Quasi mi strozzai con il the che mi era andato di traverso. Il mio ex. Il mio primo amore.

Era inutile dire quando fa strano vedersi dopo anni, ormai tutte e due facevamo una vita completamente diversa che ci scontravamo appena. E intanto non so nemmeno io come mi sentivo in quel momento. Sono passati ormai quasi sei anni da quando ci siamo lasciati. Eravamo davvero due piccoli adolescenti dell'età di tredici anni, non sapevamo nemmeno cosa volesse dire la parola "amore" ma intanto ci amavamo senza rendercene conto della situazione. Amare Leonardo non era stato per niente facile, eravamo davvero complicati, pieni di problemi difficili da affrontare da soli in quell'età ma intanto non sapevamo starci lontano. Non saprei dirvi quando è successo con certezza, ma saprei descrivere le emozioni, anche se ormai è un ricordo lontano. Innamorarmi di lui è stato come quando mi ubriaco, più bicchieri riuscivo a mandare giù più mi sentivo felice e senza pensieri, ed è così che mi sentivo. Leonardo era diventato l'unica ragione di vita, quella persona senza la quale non sapresti come andare avanti. Pensateci bene. Ognuno di noi, anche quello che si reputa abbandonato dalla vita, ha una persona del genere; quella con la quale sarebbe capace di compiere un omicidio e saprebbe di cavarsela, quella alla quale puoi dire tutto, anche il più viscido segreto, e sapresti di non aver perso la sua fiducia. Ma evidentemente per il destino questo non era abbastanza perché per un motivo o per l'altro siamo sempre finiti per lasciarci. Ma l'amore è fatti cosi, si ama ma poi si autodistrugge tutto.

I miei pensieri vennero interrotti dai rumori di passi che si avvicinavano verso di me, chiusi gli occhi sperando che fosse qualcuno che volesse raggiungere il bancone o il bagno.

«Ehi» Non conoscevo bene quella voce, anzi sì, la conoscevo, la conoscevo molto bene. Era solo diventata più profonda e sensuale per via dell'età. Aprii gli occhi e lo vidi lì, davanti a me, tutto sorridente, con il solito ciuffo che gli ricadeva sulla fronte, i suoi occhi castani che mi facevano sempre lo stesso effetto. Lo avevo visto in tutti i modi possibili in innumerevoli occasioni, perciò come potevo restare indifferente davanti a una simile visione? Avevo amato la morbidezza dei suoi capelli quando gli facevo i grattini che lui adorava tanto, negli anni a venire quando lui aveva compiuto sedici anni, quella poca barba che mi pungeva al tatto quando gli baciavo la guancia; avevo amato tutte le sue stranezze, ma adesso poco importava. Era tutto finito. Dio, com'era strana quella situazione, non vedersi per anni e poi ritrovarsi improvvisamente come se il mondo ci costringesse a vederci.

«Ehi, cosa ci fai qui?» Mi venne quasi da ridere per la domanda che feci. Dio, che stupida!

«Quello che fai tu, non credi?» rispose indicando il mio the.

«Beh vuoi unirti a noi?» Avevo parlato senza pensarci troppo su. Mi sorrise ancora una volta e accettò.

Che strana sensazione era sentire il suo braccio che sfiorava il mio. Non era cambiato per niente. Non era cambiata la sensazione di pienezza, imbarazzo e felicità che emergeva ogni volta che gli rivolgevo la parola. E lui sapeva quello che sentivo ed io sapevo cosa sentisse lui. Era inutile che nascondesse la sua sicurezza in quel sorrisetto che lo faceva sembrare innocente, sapevo dei suoi tic quando sta nervoso, il suo girarsi i pollici di continuo, continuare a toccarsi il ciuffo.

«Come vanno le cose?»

«Beh sai com'è con il lavoro. Due palle!» La sua risata non era cambiata nemmeno, il suo modo di parlare e di comportarsi che lo faceva sembrare sempre impacciato e fuori controllo.

«Non posso capirti, mi stresso solo con gli esami! Mi mancano solo quattro materie alla laurea, eppure non riesco a concentrarmi in questi giorni, minimamente».

«Sgobbona come sempre»

«Non sei cambiato affatto».

«Tu molto invece, rispetto a quando stavamo insieme; eri piccola, dolce, molto carina. Ora sembri, boh, più matura». Usava il solito tono incredulo, che non lasciava quasi trasparire niente dei suoi pensieri. Ma i suoi occhi attenti e curiosi, quelli non riuscivano a nascondere le sue idee.

«Si più o meno>>

Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Mi stava sorridendo, perché lo stava facendo? Stava facendo sorridere anche me. Tutto quello che stavo facendo era fuori da ogni mio ragionamento, dovevo recuperare dignità.

Diedi un calcio alla mia amica per farmi riprendere da quello che stavo facendo.

«Mi dispiace disturbare la dolce conversazione ma forse è meglio andare, si è fatta una certa ora Ali».

«Allora ci si vede».

Allora ci si vede, certo.

Stava andando via, come avevo previsto. Questa cosa, non so perché, mi distruggeva e mi faceva sentire piccola e insignificante. E so' quando lui adorava farmi sentire cosi.

«Cancellerai dalla tua memoria anche questo?»

«Questo cosa?»

«Sei abituato a dimenticare ogni momento che mi vedi, a fare finta che tu ed io non siamo mai stati insieme».

Mi stava guardando serio, non sapeva cosa dire, io non sapevo cosa dire. Presi la mia borsa e andai via. Era giusto così. D'altronde era questo quello che siamo stati. Siamo stati costretti a vivere di attimi intensi e completi, non eravamo fatti per stare insieme, siamo fatti per amarci così, nel modo più perfetto e sublime possibile. Tutto quello che ci lega è quel filo resistente che ci portiamo dietro dal primo istante in cui i nostri occhi giovani, immaturi e inesperti si sono incontrati.

Una storia infinita, infinita e continuamente incompleta, fatta di ricordi. Una storia che non è possibile raccontare, perché non è mai nata, perché non è mai finita, perché non è mai esistita.

&quot;Siamo fatti per amarci così&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora