"2018•04•11"

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Park Jimin.

Dopo quello strano incontro in biblioteca, Danbi aveva proseguito la sua giornata come al solito: tanti pensieri da scrivere, ma nessuno da esprimere. Silenzio e solitudine, tutto come sempre.

Era ormai arrivata la mattina dopo, che era trascorsa esattamente come il giorno prima: la monotonia che la sua vita aveva assunto la stava davvero facendo impazzire.

Quel pomeriggio doveva andare nello studio del padre, che si trovava esattamente al piano sotto casa sua.

Il padre di Danbi era fissato con l'idea che lei potesse diventare pediatra come lui, ignorando il fatto che lei avesse altri sogni e aspirazioni per il futuro.

Casa di Danbi non era lontana dalla scuola: era nella via accanto; Seoul spesso sembrava tutta uguale, ma Danbi era diventata capace con il tempo di distinguere le vie, anche senza indicazioni.

Lo studio privato del padre dava a Danbi un senso di inquietudine costante, non ne aveva mai capito la ragione.

Arrivata a casa, si diresse direttamente nello studio, sedendosi nella sala d'aspetto, stanca.

C'era un ragazzo che non aveva mai visto lí seduto: aveva i capelli mossi, biondi, e lo sguardo gentile posato su un bambino che correva per tutta la saletta.

Ad un certo punto lo sguardo del ragazzo si posò su di lei, che subito lo distolse.

-Sei timida?- Sussurrò piano. La sua voce era davvero dolce, e il piccolo sorriso che stava comparendo sul suo volto lo rendeva adorabile.

Lei non fece altro che annuire, senza aprir bocca. Non lo guardò negli occhi.

-Come ti chiami?-

-Perchè ti interessa?-

Danbi in quel momento si stava odiando. Perchè aveva risposto male ad un ragazzo cosí carino e sicuramente dolce?

Lui però, contrariamente alle sue aspettative, ridacchiò.

-Non essere scontrosa, mi incuriosisci e basta. Sono stato timido anche io, non funziona con me~-

Finí la frase con una piccola cantilena, che fece sorridere Danbi, finalmente, e farle spostare il ciuffo blu che le copriva parte del volto.

-Brava. Dicevo, come ti chiami?-

-Danbi. Park Danbi.-

-Park Jimin, piacere~- Un altro sorriso angelico. Sembrava davvero un angelo, quel ragazzo.

Quella gentilezza diede un po' di coraggio a Danbi:

-È tuo fratello?-

-Già, si chiama Jihyun. Oggi mia madre non poteva portarlo, ho dovuto farlo io.-

-Come mai siete qui?-

-Jihyun ha avuto una piccola influenza intestinale, tutto qui. Cosa credevi? Che fossi qui per me stesso?-

-In effetti potrei scambiarti per un neonato~-

Rispose lei, ridendo, finalmente.

Jimin scoppiò a ridere, coprendosi il volto e buttando la testa all'indietro. La sua risata era cristallina e sarebbe rimasta impressa secoli su Danbi.

I due rimasero un po' a parlare: Jimin aveva diciotto anni, e frequentava un liceo musicale.
Il suo sogno era diventare un Idol, ma un Idol serio e che valga per la propria voce, per dare un'immagine migliore di chirurgia estetica e poco talento al K-pop.

Danbi non parló di sè, rimase ad ascoltare Jimin: quel ragazzo sapeva come tenere compagnia, avrebbe potuto ascoltarlo per ore.

Era stato cosí gentile con lei...spesso le persone che la vedevano per la prima volta la prendevano per un'emo, dato che si vestiva costantemente di nero.

Oppure pensavano che fosse una di quelle che se la tira, solo perchè non sorrideva e non parlava subito con le persone.

Lui, lui no. Lui era stato davvero dolce con lei, nonostante il suo aspetto. Non l'aveva giudicata per esso.

Quando fu il suo turno e Jimin entrò insieme a Jihyun, Danbi rimase con il sorriso in volto, cosa che mai, specialmente in quel periodo, le succedeva.

Sperava davvero con tutto il cuore di incontrare nuovamente Jimin. Era stata troppo timida e l'aveva lasciato andare via senza nemmeno chiedergli il numero, ma sperava davvero di rivederlo.

Aveva bisogno di uno come lui, le serviva qualcosa o qualcuno a cui aggrapparsi in quel periodo.

Stranamente, anche per lei, ripensó al ragazzo della biblioteca, Namjoon: anche lui era stato gentile con lei.

Se solo fosse riuscita ad aprirsi con loro...

❝нєяoєѕ❞➴방탄소년단Donde viven las historias. Descúbrelo ahora