capitolo cinque: voices

207 22 11
                                    

-Te lo ricordi quando ci siamo parlati per la prima volta?-

Se Changbin avesse potuto fare una domanda all'entità suprema, avrebbe sicuramente chiesto perché mai l'intervallo dovesse durare così dannatamente poco: in dieci minuti non si riusciva nemmeno a superare la fila alle macchinette.

Dopo aver provato per l'ennesima volta ad arrivare a comprare quella barretta al cioccolato che vedeva al di là del vetro da settimane ma che non riusciva mai a comprare sempre a causa della massa di studenti che avevano sempre la sua stessa idea, si arrese: era destino che sarebbe rimasto digiuno fino all'ora di pranzo anche quel giorno.

Le sue gambe lo condussero direttamente alla sua classe, di nuovo. In un angolino della sua mente sapeva, riluttante, che avrebbe dovuto ripassare per il compito di Storia dell'ora successiva, ma quando catturò una figurina attaccata al termosifone di fronte alla sua classe, in quel momento seppe che non avrebbe aperto libro nemmeno per un istante. Non quando lì davanti c'era Felix, solo, con le mani blu dal freddo avvinghiate al calorifero e lo sguardo perso ad inseguire le venature sulle piastrelle del pavimento.

Di preciso, Changbin non sapeva cosa gli avrebbe detto. Aveva paura di spaventarlo, neanche avesse dovuto comunicare con un cagnolino randagio, e sapeva che la migliore idea per chiunque altro sarebbe stata ignorarlo cautamente e allontanarsi il più velocemente possibile, ma lui non era mai stato chiunque altro. E sapeva che qualcosa si sarebbe inventato.

-Ehi-.

Felix, perso nei suoi pensieri, sobbalzò. Quando vide davanti a lui un ragazzo che lo guardava negli occhi, probabilmente aspettando una risposta al suo saluto, fu equamente diviso tra la voglia di rimpicciolirsi nel suo maglione e la voglia di scappare via a gambe levate.

La gente non gli era mai piaciuta più di tanto, ma era disposto a sopportarla finché veniva ignorato dagli altri. Da quando, suo malgrado, si era risvegliato in una stanza d'ospedale con intorno tutta una schiera di medici che lo guardavano con la compassione nello sguardo, tutto ciò che riceveva, oltre all'attenzione sgradita, erano sguardi pietosi, e non sapeva dire quale tra i due odiasse di più.

Quel ragazzo davanti a lui, che ancora lo stava guardando con la testa leggermente inclinata da un lato come se in quella posizione il suo sguardo avrebbe potuto penetrarlo meglio, non sembrava pietoso. Curioso, semmai. E Felix non aveva visto quello sguardo negli occhi di qualcuno che parlasse con lui per molto tempo. Fino ad allora.

-Ehi-.

Il ragazzo aveva sorriso, felice. Felix non poteva credere che qualcuno fosse così felice di essere salutato da lui, ma quel sorriso genuino fece incurvare leggermente le sue labbra verso l'alto. Abbastanza affinché l'altro ragazzo lo notasse, e gli porgesse la mano.

-Mi chiamo Changbin-.

Bel nome per un bel ragazzo, pensò. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma quei capelli neri, quella mascella definita e quegli occhi color carbone lo avrebbero sicuramente attratto, se lui non fosse stato così. Da quando aveva smesso, piuomeno, di cercare di mettersi a tacere, aveva anche smesso di provare tutto il resto.

-Piacere, Felix-.

Se avesse potuto, il sorriso di Changbin si sarebbe esteso ancora di più. La voce dell'altro era bassa e vibrante, ma calma e modulata, e avrebbe potuto stare lì fermo ad ascoltarlo per ore.

Non sapeva di cosa avrebbe potuto parlare con lui senza che l'altro si ritirasse indietro alle sue parole come un riccio. Sapeva di doverci andare piano, ma era anche cosciente di avere la delicatezza di un camion, emotivamente parlando. Chiedergli di essere delicato era come chiedere ad un fabbro di fabbricare una collana di perle.

Fortunatamente, mentre pensava freneticamente a cosa dirgli per iniziare un discorso, l'altro si spostò i capelli dalla fronte, a disagio, lasciando che Changbin scoprisse alcune cose di lui. Numero uno, Felix aveva due buchi all'orecchio sinistro. Numero due, uno degli orecchini che stava indossando era un simbolo che, da lettore accanito quale era stato da bambino, conosceva molto bene.

-Conosci Harry Potter?-

Quando vide gli occhi castani dell'altro illuminarsi un po' rispetto all'attimo prima, seppe di aver fatto centro. Qualunque appassionato di una saga era sempre lieto di incontrare un altro lettore.

-Anche tu?- chiese Felix, il sorriso che l'altro agognava tanto di vedere che lentamente si faceva strada sulle sue labbra. –Non ho mai incontrato qualcuno a cui piacesse qui-.

A quel 'qui', Changbin aggrottò le sopracciglia. –In che senso qui? Da dove vieni?- non aveva mai messo in conto la possibilità che il ragazzo potesse non essere della sua stessa nazionalità, ma l'ipotesi di poter conoscere qualche altro dettaglio su di lui lo intrigava soltanto di più.

-Sono australiano- spiegò il ragazzo, brevemente. Niente dettagli, niente ulteriori spiegazioni. Changbin si appuntò di chiedergli qualcosa riguardo quell'argomento, un giorno o l'altro.

-Okay.- pensò che una risposta corta lo avrebbe messo meno a disagio. –Qual è il tuo personaggio preferito?- chiese, alludendo con il capo all'orecchino, piccolo, a forma di saetta.

-Draco Malfoy- rispose l'altro, dopo una breve esitazione, che riempì il cuore di Changbin di voglia di abbracciarlo: probabilmente non molta gente gli aveva fatto quella domanda, chissà in quanti gli facevano domande in generale, chissà in quanti si erano mai avvicinati a lui perché genuinamente interessati a lui. –Mi piace il fatto che, nonostante tutti gli errori che ha commesso, anche lui ha la sua sorta di lieto fine-.

-Wow- il ragazzo lo guardava sorpreso, Felix temette di aver detto qualcosa di sbagliato prima di accorgersi che quello stava in realtà sorridendogli –non avevo mai sentito una motivazione del genere, però immagino che tutti, alla fine, ci meritiamo un lieto fine. No?-.

Changbin poté giurare di aver visto Felix rabbuiarsi in un attimo, come una giornata estiva un minuto prima che un acquazzone segni l'inizio dell'autunno, quando nulla sarà mai come prima pur sembrandolo. –Non tutti, no-.

-Non tutti? E chi sarebbe quel 'non tutti'? Tu, forse?-

A Felix scappava da ridere, una risata triste, considerato che quella che per l'altro era una mera battuta, per lui era solo semplice verità. –Forse, sì-.

Vide quel Changbin lasciarsi scappare un piccolo sbuffo, la campanella di fine intervallo coprì la sua smorfia. –Pensala come credi. Quando avrai cambiato idea, però, cercami-.

Aveva già girato i tacchi, dopo avergli rivolto un ultimo sorriso accennato, quando sentì una stretta insicura al polso. Abbassò lo sguardo sulle mani sue e di Felix, così vicine: le sue dita tozze che sfioravano quelle bianche e affusolate dell'altro, vene viola nascoste contro il dorso della sua mano.

–Pensi di essere tu il mio lieto fine?- chiese il più piccolo, Changbin non sapeva se il suo tono di voce fosse più serio o beffardo: era evidente che Felix non credeva ad una parola di tutto quello che gli aveva appena detto.

-Penso solo di essere in grado di dimostrarti che meriti di scegliertene uno e cercare di tenertelo stretto-.

Felix non riuscì a leggere la sfumatura di voce dell'altro, forse serio forse no, ma qualcosa aveva capito: avrebbe fatto meglio a non lasciare che il nome di quella figura che si allontanava a passi lenti da lui gli scivolasse via dalla mente così facilmente. Per la prima volta dopo tanto tempo, l'idea che magari dimenticare il volto di qualcuno che era entrato in contatto con lui fosse una cattiva idea gli attraversò la mente. Fu un attimo, ma la consapevolezza lo scosse come fosse stato preso da un brivido. Si scostò dal termosifone, e si avviò nella direzione opposta a Changbin.

-Sì, certo che me lo ricordo. Nella mia testa non sapevo cosa pensare di te, ma intanto quell'orecchino non lo tolsi per parecchio tempo. Immagino mi fossi rimasto già in testa, così e allora-.

voices - stray kids

freshman year - changlix.Where stories live. Discover now