La Solitudine Delle Lacrime Su Un Viso

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Perché non posso camminare mano nella mano con la persona che amo?
Perché non posso baciarlo al tavolo di un bar come qualunque altra coppia?
Perché non possiamo liberamente amarci?
Tanti, troppi perché si insidiarono nella mia testa, divennero dei tormenti che non mi avrebbero facilmente lasciato andare.
La religione dice che l'amore tra due persone dello stesso sesso sia peccaminoso altri dicono sia addirittura satanico.
Si soffermano a dibattere su un tema tanto ampio quanto  estremamente semplice, tralasciando poi insoluti delle problematiche realmente serie e "peccaminose" non per Dio ma per L'essere umano.
Questo mondo così sbagliato da farmi sentire sbagliato mi stava pian piano crollando addosso, non faceva più per me, non c'era più possibilità  di restarci dentro.
Mi alzai da quel maledetto letto che mi aveva imprigionato per troppo tempo, nella mia mente non c'era altro che rancore, rancore verso la società. Antonella sarebbe tornata a casa da Roma a breve e non avrei mai voluto farmi vedere in queste condizioni da lei. Corsi in bagno, avevo la nausea chiusi la porta a chiave e mi inginocchiai ai piedi del water. Misi due dita in bocca, vomitai seppur non avessi mangiato nulla.
Mi sentivo così solo, abbandonato al mio destino, chi poteva capirmi adesso che Antonio non poteva più vedermi. Avevo voglia di piangere, sentivo il vuoto dentro di me, un vuoto che mi opprimeva, mi faceva star male. Una lacrima scese, mi sentii come lei, sola nel suo cammino. Andai a sciacquarmi la faccia, restai un paio di minuti a guardare il mio riflesso, quanto lo odiavo? Molto.
Presi il contenitore degli spazzolini poi riguardai il mio riflesso e d'impulso lo lanciai nello specchio che si ruppe in mille pezzi che caddero nel lavandino e per terra.
Raccolsi dal pavimento un pezzo di vetro abbastanza grande e affilato e lo tenni tra le mani, guardai più di una volta il mio riflesso in quel piccolo frammento di specchio e avvicinai la punta affilata al mio polso. Non ero più cosciente di me stesso, mi sfiorai delicatamente, con la stessa accuratezza con cui si accarezza un bambino. Poi, lentamente iniziai a premere con più forza la punta sulla mia pelle. Continuai a strisciarla formando una piccola semi-retta, il mio polso iniziò a piangere sangue ma non andai a fondo e subito gettai sul pavimento il pezzo di specchio, li accanto agli altri.
Nell'attimo in cui la punta era all'interno della mia carne mi sentii realmente vivo, per un attimo la mia mente si concentrò sul dolore fisico e non su quello interiore. La sofferenza, seppur per un brevissimo attimo, mi fece sentir meglio.
Capii di aver fatto una stupidaggine, capii di star diventando pian piano come loro mi avrebbero da sempre voluto, vulnerabile. Mi stavo distruggendo, avevo bisogno di staccare la spina per un po' , erano le 16 e a da li a poco sarebbe tornata Antonella. Raccolsi e gettai tutti i vetri da terra. L'ansia assalì i miei pensieri
<<cosa sarebbe successo? >>
<< Cosa avrebbe pensato di me la mia famiglia, Antonella? >>
Istintualmente piansi, le lacrime lente bagnarono il mio volto ed io le asciugai con la mano  ferita , lacrime e sangue si fusero.
Dovevo andarmene, raggiungere un luogo silenzioso dove avrei potuto parlare con me stesso.
Aprii l'anta destra del mobile, conteneva tutto l'occorrente per il primo soccorso. Disinfettai la ferita, non appena la soluzione giunse sul mio braccio  bruciò un casino, poi presi una garza e fasciai il polso. Andai in cucina presi lo zaino e uscii di casa, sapevo già dove andare, nel posto in cui mare e terra fanno l'amore diventando un'unica cosa, e in quel posto così bucolico sperai di immergermi nella più segreta e protettiva intima indole della natura.
Camminai a passo svelto e cercai di ricordare la strada per quel piccolo spazio di paradiso in cui Antonio mi portò poco tempo prima. La memoria non mi abbandonò e dopo circa un quarto d'ora riuscii a raggiungerlo.
Mi sedetti tra i fiori e ciuffi d'erba, il rumore del mare donava una melodia rilassante, finalmente potevo godermi il silenzio e sentirmi a mio agio perché la natura non fa distinzione, per lei siamo tutti uguali.

<< mamma sono tornata >>
Disse Antonella aprendo la porta dell'ingresso.
<< Raff ci sei? >>
Si accorse che la casa era vuota.
Posò la giacca sull'Appendi abiti e lasciò la valigia sulla soglia delle scale. Si avviò verso la camera da letto che si collocava successivamente al bagno passando lì davanti vide la maniglia sporca di sangue, dimenticai di pulirla. Giustamente, non spiegandosi da dove provenissero quelle macchie aprì la porta e si accorse che lo specchio era completamente rotto. Corse subito nella mia stanza per controllare se ci fosse il mio zaino, sapeva che  c'era qualcosa che non andava per il verso giusto e corse velocemente le scale per raggiungere il telefono al piano di sotto.
Prima di comporre il numero di nonna, mamma e papà erano andati a trovarla, penso fosse inutile creare falsi allarmismi quindi decise di chiamare Antonio.
Ai primi tre squilli non rispose, poi al quarto finalmente Antonella sentì
<< Pronto? >>
Rispose la madre
<< Salve buonasera, sono la sorella di un compagno di Antonio, volevo chiedergli delle cose attinenti all'esame, è in casa vostro figlio? >>
<< Certo, adesso lo chiamo subito resti in linea >>
<< Sono Antonio, chi è? >>
Senza esitare ne presentarsi Antonella esclamò
<< Dov'è Raffaello? >>
<< Antonella ciao, non è ho idea perché? >>
<< Non so dove sia, sono appena tornata e ho trovato un macello in bagno, ti prego aiutami a trovarlo. So cos'è successo alla festa e le ripercussioni sui tuoi genitori. >>
<< Tranquilla Anto, adesso esco a cercarlo, credo di sapere dove sia >>
<< Fammi sapere appena hai sue notizie >>
Antonio chiuse la telefonata e si dirisse verso la porta d'ingresso
<< Antonio, dove stai andando? >>
<< Esco >>
<< Ho chiesto dove stai andando >>
Antonio rimase la porta dell'ingresso aperta, si avvicinò al padre seduto col giornale tra le mani e disse
<< È arrivato il momento che voi ve lo mettiate in testa, non servirà a nulla chiudermi in casa vietandomi di uscire. Con chiunque persona io stia, un uomo oppure una donna, resto sempre io, vostro figlio. Dovete accettarmi così come sono, so che sarà difficile per il momento ma dovete farvene una ragione >>
Restarono in silenzio, non seppero cosa dire. La madre cercò tramite lo sguardo un conforto dal marito che continuò a sfogliare il giornale come se nulla fosse appena accaduto.
<< E per la cronaca, sto andando dal mio ragazzo >>
Uscì di casa e salì sul motorino.
Il suo intuito non sbagliò, sapeva che io fossi nel suo "posto" che ormai era diventato il "nostro" posto.
Mi raggiunse e per un primo momento non mi accorsi che lui stesse alle mie spalle a due passi da me
<< sapevo di trovarti qui >>
<< ehi, da quando sei qui, non ti ho sentito arrivare >>
<< ho lasciato il motorino abbastanza lontano da qui >>
Poi mi raggiunse e  si sedette accanto.
<< cosa succede? >>
Non riuscii a parlare, a spiegare cosa stesse accadendo dentro di me.
Voltai la testa al verso opposto di Antonio.
<< perché ti nascondi? Se hai voglia di piangere lo puoi fare non è necessario nasconderti >>
Io stavo trattenendo le lacrime, non volevo farmi vedere in quello stato neanche da lui, eppure quando mi abbracciò non riuscii più a trattenermi e piansi, piansi tantissimo.
<< tranquillo, adesso ci sono io >>
Mi disse
Pian piano tutto il male che avevo rimurginato in quei giorni stava scomparendo, non sono mai riuscito a capire come lui potesse avere questo effetto su di me
<< mi sento solo... >>
Dissi
<<... solo come una lacrima, però a differenza delle lacrime io mi sento diverso da tutti gli altri. Lei nasce da sola ed è destinata a vivere tutto il suo tragitto in solitudine fino ad arrivare alla fine del volto su cui ha camminato per poi disperdersi, asciugarsi o comunque scomparire per sempre. Io così mi sento e ho paura che tutto questo prima o poi possa in qualche modo indurmi a commettere azioni che coscientemente non farei >>
Un singhiozzo mi interruppe
<< Non è vero >>
Rispose Antonio guardando il mare
<< cosa? >>
<< Non è vero che le lacrime sono destinate ad essere sole per tutto il loro cammino. Prima o poi saranno seguite da altre lacrime, a incontrarsi sulla fine del viso per poi unirsi diventando una sola cosa, un unico corpo. >>
Mentre parlava io lo guardavo, osservavo ogni suo particolare, ogni suo bellissimo particolare.
<< E così è successo tra me e te, siamo partiti da soli, abbiamo incontrato tantissimi ostacoli sul nostro cammino e a momenti rischiavamo di farci "asciugare". Ma guardaci adesso, dopo esserci incontrati, non siamo un'unica cosa? Siamo partiti da essere una lacrima per diventare un mare, un oceano >>
Più lui parlava più io mi accorgevo che ciò che avevo compiuto prima fu uno dei miei più grandi errori, e quando lui mi baciò capii mi accorsi dell'oceano che ormai eravamo diventati
<< Per favore non dare più retta a coloro che ti offendono, anzi a me impietosiscono e sai perché? Spiegami come, chi non ha mai visto il mare può capirlo. Non può e allora è costretto a denigrarlo. Io ti amo ti amo più di ogni cosa tienilo sempre a mente. Oggi l'ho finalmente detto ai miei, anche se già lo sapevano, però gli ho voluto dare la conferma. Non m'interessa più di nessuno, voglio passare tutti i miei giorni con te, sempre >>
<< Quindi adesso possiamo uscire quando vogliamo, non sei più costretto a restare in casa? >>
<< Non più, spero lo avranno capito e spero mi vogliano ancora bene >>
<< E con i tuoi compagni di basket? Loro continuano a romperti le scatole >>
<< Ho deciso di mollare tutto, non voglio condurre la vita che papà avrebbe voluto vivere da giovane. Comunque adesso ti accompagno a casa, Antonella si starà disperando, poi domani mi spieghi meglio cos'hai fatto oggi pomeriggio. >>
<< Ti dico solo che ho fatto una cazzata esponenziale, sono stato un cretino. >>
<< Dalla fasciatura posso immaginare >>
Poi ci incamminammo verso il motorino, dovevo tornare a casa, da Antonella.
Quando tornai e aprii la porta trovai le luci del soggiorno spente, la valigia di Antonella ancora ai piedi delle scale, mamma e papà non erano ancora tornati. Iniziai a salire le scale, entrai nella camera da letto di mia sorella e la prima cosa che notai fu il posacenere, conteneva almeno 10 sigarette spente, da questo capii che era molto ma molto nervosa.
Sentii dei passi svelti dal bagno venire verso la camera.
<< Raff sei tornato >>
Corse da me in lacrime ad abbracciarmi
<< Non ti permettere di fare una cosa simile mai più, mi farai venire un infarto prima o poi>>
Mi disse singhiozzando.
Poi si accorse del mio polso
<< Perché lo hai fatto? >>
<< Perché sono uno stupido, non avrei dovuto. Scusami, scusami tanto >>
<< Non devi scusarti, io ti voglio bene e sempre te ne vorrò però promettimi che non farai più queste stupidaggini, ti prego >>
<< Tranquilla, anzi ti dirò di più voglio dirlo a mamma e papà >>
<< Davvero?! Voglio essere li con te, loro mi hanno chiamata poco fa si fermano per la notte da nonna, quindi stasera pizza? >>
<< Per forza, dopo una giornata del genere >>
Ci sedemmo sul divano, parlammo molto e mangiammo altrettanta pizza. Fu una notte meravigliosa, profonda e confessammo cose che mai prima ci eravamo detti. Ad Antonella devo molto, fu lei ad essere  il mio unico punto di riferimento quando ai miei genitori non importava nulla, quando ai loro occhi la mia era una "fase della crescita". Alcune cose fanno male, alcune frasi, ma persino il male peggiore si supera, anche il nero se indossato nel modo giusto può essere fantastico.

Verso le 5 del mattino io ero ancora sveglio a differenza di mia sorella che ormai era nel meraviglioso mondo dei sogni.
Come un "palombaro" mi immersi nel mare che avevo dentro e trovai, in una grotta in profondità, il coraggio di esporre, di far conoscere il mio amore per Antonio. Decisi che chiunque avesse chiesto cosa fossimo io avrei risposto << una coppia, due persone che si vogliono bene >>. Se ne avessi avuto la voglia, da quel giorno in poi, lo avrei baciato anche tra la folla del mercato o di una festa patronale ; avrei passeggiato con lui mano nella mano e se il prezzo da pagare fosse stato non ricevere la benedizione di Dio e non godere della gloria eterna, io avrei continuato ad amare Antonio. Se questo è il prezzo da pagare, sono pronto a rinunciare al Paradiso, a rinunciare al falso affetto di persone che non accettano  me stesso. Un grande cambiamento si fomentava dentro di me, un cambiamento che in eterno mutò la mia visione del mondo e sull'amore.

Il mistero dell'amore                        #wattys2019                       Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora