Capitolo Tre

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Sono le otto di mattina, Ermal mi aspetta nel suo studio alle otto e mezza, mortacci sua. Considerando il mio fuso orario, secondo il quale per me le sette sarebbero le dieci di mattina, è come se mi fossi svegliata alle quattro della notte con il ricordo vivo di un infernale rovo di ricci spettinati. Ermal mi aveva lasciato, con una telefonata, l'indirizzo del suo studio e il numero civico, mi aveva avvisato di essere in un posto un po' isolato in mezzo ai campi di grano e mi aveva congedata con un garbatissimo ''vedi di non perderti che non ho intenzione di venirti a prendere''. Fortunatamente non mi ero persa e, caro Ermal, l'indirizzo l'avevo trovato con una certa facilità, abilità acquisita nel tempo grazie alla mia oscura carriera da stalker, che mi ha portata più volte ad accostarmi davanti a porte di case sconosciute per ore intere. Ora accarezzo con lo sguardo la magnifica porta di legno bianco di una graziosa villetta, che esibisce in una funeraria scritta nera il numero civico indicatomi da Ermal. Ho paura di bussare -magari sta facendo la doccia e non sia mai mi venga ad aprire in accappatoio- urlare il suo nome come una naufraga in mezzo al mare mi sembra poco possibile, e soprattutto poco dignitoso. Decido quindi di chiamarlo, sperando di essere psicologicamente preparata a risentire la sua voce''pronto?''''Ermal?''''Oh, Valentina'' casca dalle nuvole come se non avessimo mai fissato un appuntamento. Di lavoro, Valentina, di lavoro....Oddio, e se davvero avessi capito male? e se avessi sbagliato data? e se non dovessi essere qui?''Sono davanti al tuo ...studio... è una villetta bianca circondata da piante e insetti, vero?'''' Hai qualche problema con gli insetti, per caso? comunque sì, dovresti essere nel posto giusto. Aspetta che ti apro''Il cuore fa una capriola. Professionalità, Valentina, non sei ad un appuntamento galante.Cerco di scrutare oltre la porta bianca e la barricata di cespugli che proteggono l'abitazione - modesto, il signorino- in attesa di vederlo, e quando la porta si apre, mi pare di essere entrata in paradiso. Ermal ha i capelli spettinati, una maglietta probabilmente infilata all'ultimo momento e dei jeans un pochino larghi per le sue gambe snelle, le occhiaie sembrano ancora più profonde di ieri e mi guarda con un sopracciglio alzato. ''Ciao eh'' mi dice, distendendo l'espressione in un sorrisetto. Gli rispondo anch'io con un saluto pigro e cerco di non fargli capire che mi aspettavo di trovarlo in maniera diversa. Mi fa entrare in casa, mi spiega che sul primo piano c'è il salone, il bagno e tutti i beni di prima necessità mentre al piano superiore c'è lo studio. Cerco di seguirlo, ma mi blocco di colpo davanti alle scale, con uno sguardo un po' rapito e stralunato.''Ermal'' dico''Ma non è che stavi dormendo?''

BodyguardWhere stories live. Discover now