III

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Un acuto rumore metallico risuonò tutto d'un tratto nella camera. Deborah si tirò su di colpo, spaventata. Dopo qualche secondo di smarrimento, capì che il suono proveniva dal condizionatore che si spegneva. Si alzò, scostò le tende. La vista che le si offriva era un qualcosa di paradisiaco. Davanti a sé aveva un piccolo giardino rigoglioso, con un amaca appesa fra due alberi. In fondo al verde, un balcone che dava sul mare. Il contrasto fra il cielo e il blu del mare la stupì, non aveva mai visto un paesaggio così bello. Come per chiamarla, lo stomaco iniziò a brontolare. Solo in quel momento si accorse di non mangiare da almeno 24 ore. Si diresse verso il bagno per darsi una sistemata e uscire. Il getto gelato della doccia che scorreva sulla pelle la risvegliò completamente. Indossò l'accappatoio, dirigendosi verso il lavandino. Nella stanza iniziavano a diffondersi le prime note di 101 FM. Adorava quella canzone, aveva un nonché di nostalgico ma al tempo stesso movimentato. La prima volta che l'aveva fatta ascoltare a Massimo, lui...
Ricordi.
Massimo,la telefonata.
Il volo in aereo.
Quella voce.
Non voleva credere all'ovvio. Le stava per scendere una lacrima...
"NO.
No cazzo, lui ha fatto la sua scelta. Basta."
Si asciugò il viso, i suoi occhi erano gonfi e rossi.
Uscì dal bagno, si mise un paio di pantaloncini blu e un top rosso, con sopra una giacca di jeans.
Raccolse i capelli in una coda e uscì.
Percorse di nuovo il sentiero della sera prima.
Il giorno prima, sarà per la stanchezza, i pensieri in testa, il buio, ma non si era accorta delle centinaia di fiori e piante che correvano lungo il sentiero. A tratti regolari si passava sotto archi pieni di colori. La vista percorreva veloce il sentiero lastricato finché non incontrava il mare. Mozzafiato. L'unico termine che aveva in testa Deborah per descrivere il tutto.
Raggiunse la sala, profumi e sapori le pervasero la mente. Le si strinse lo stomaco, aveva davvero fame.
Finita colazione, sazia e soddisfatta, ritornò in camera per cambiarsi e andare in spiaggia. Appena entrata, notò che il letto era stato rifatto, e sul letto si trovava un pezzetto di carta con sopra un cioccolatino. Avvicinandolo a sé, vide che c'era scritto qualcosa:
Miguel
La ragazza sorrise, e per un istante provò una strana sensazione. Non ci fece più di tanto caso.
Indossò il costume e con la borsa sotto braccio si incamminò verso la spiaggia.
Trovò subito un lettino libero, vicino al bagnasciuga. Si mise comoda, inforcò gli occhiali da sole, e prese dalla borsa il libro che aveva scelto di portare con sé: "American Gods" di Neil Gaiman.
Stava giusto per andare alla pagina contrassegnata, quando vide passare davanti a se Miguel. Trasportava 2 sdrai, i bicipiti tesi per lo sforzo. Oggi non indossava nulla che non coprisse i pettorali voluminosi e gli addominali sagomati.
Deborah avvertì nuovamente quella sensazione.
"Forse...forse inizio a capire cosa voglio".
Decise di fare un tentativo. Si alzò, per poi svestirsi e rimanere in costume. Quella mattina aveva deciso di indossare un intero azzurro. La ragazza si aggiustò l'indumento per farlo aderire e risaltare le sue forme: dopotutto 3 anni di palestra avevano dato i suoi frutti, era passata da avere il corpo di un'adolescente alle sinuose linee di una donna.
Le bastarono una decina di passi verso il mare per notare, non senza un pizzico di felicità mista a malizia, che il giovane maldiviano non si perdeva neanche un movimento di Deborah.
Per ogni secondo che passava, alla ragazza si delineava sempre di più nella testa un'idea, pazza ma al tempo stesso molto eccitante. Ma per ora doveva (e voleva) allontanare tutti i pensieri, sgomberare la mente per librarsi in quell'immensa distesa d'acqua.
Il resto della giornata passò tranquilla, tra i due corsero un altro paio di sguardi, ma il piano di Deborah sarebbe iniziato solamente quella sera

Racconto erotico #3. Deborah e Miguel Where stories live. Discover now