le promesse vere

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PREMESSA.
In questa storia vengono trattate tematiche delicate. Tutto quello che so sulle tematiche stesse è dovuto ad uno studio presso internet. Se qualche informazione risulta errata o urta la vostra sensibilità, vi prego di riferirmelo il più velocemente possibile.
Nella storia vengono trattate tematiche delicate come la morte. Vi prego di non leggere le parti se la cosa urta la vostra sensibilità.
Buona lettura.

CRYINGINZIAM












Caught in a lie
Take me out of this hell
I can’t free myself from this pain
Save the me who’s being punished

Caught in a lieTake me out of this hellI can’t free myself from this painSave the me who’s being punished

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Jimin se ne stava fermo con la schiena poggiata allo schienale della sedia di plastica bianca. A dir la verità, in una di quelle circostanze di noia e normalità che da un po' non provava più sulla pelle, quella plastica piegata a schienale gli avrebbe mandato brividi su per la schiena.

Ma ora come ora, il nervosismo che gli infiammava le vene e la scarpa nera che ritmicamente batteva sul pavimento, gli sembrava che tutto fosse ridotto a un puntino lontano lontano, indistinguibile nello sfondo di un quadro così intricato che batteva nel suo cuore. Le sue unghie chiedevano pietà, mentre l'ansia gli rosicchiava veloce il fegato.

L'ambiente che lo circondava era spoglio, privo di alcuna decorazione. Un tavolo metallico gli stava di fronte, una manetta prendeva un suo polso in modo freddo e distaccato, un paio di lampade a neon sfarfallavano sulla sua testa. Le pareti erano grigiastre, scure, disadorne, e un grande vetro specchiato che rifletteva il sorrisetto non suo che gli adornava il volto occupava una parte della parete alla sua destra.

Jimin scosse la testa velocemente a vedersi sorridere a tal modo, mentre il cuore cominciava a pompare più veloce, travolto da cumuli di emozioni negative. La sua testa venne attirata dalla gravità verso i palmi delle sue mani, che la ressero, un po' tremanti ma fedeli. Il suo respiro non aveva mai sofferto così tanto.

Le lacrime spintonavano e s'affrettavano, l'una sull'altra, per scendere, traditrici, sulla sua pelle cerea, non trovando vie di scampo per colpa della sua grande opposizione a farsi vedere così. Una presenza quasi familiare s'affrettò ad insinuarsi fra le pieghe della sua camicia, strisciando con le mani di seta, affusolate, a carezzargli un braccio, piegandosi sulle punte dei piedi e guardandolo, fissandolo vicino, a un respiro di distanza.

Che cosa ti fa soffrire così tanto, Jiminie? Su, togli quelle mani, parliamone un po'. Non piangere. Non piangere, tesoro.

Jimin si mise a dondolare sulla sedia, con le manette che sfregiavano il suo polso magro e i lamenti che gli uscivano sofferenti dalla bocca curvata in un ghigno dolorante. Quelle lunghe dita magre gli carezzavano ancora la guancia bollente e spostavano ciuffi chiari dei suoi capelli dietro l'orecchio.

«Vattene! Vattene, vattene, vattene! Non vedi che cosa hai fatto? Smettila! Vai via!»

I polpastrelli così gelidi di quella mano si fermarono dietro il suo orecchio. Jimin aveva il fiato corto e la paura gli spaccava in mille pezzetti il torace.

XXXWhere stories live. Discover now