I. Dove Victor Hugo seppelliva le sue scorte di vino

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Dal 6 giugno 1832 erano passati esattamente 206 anni. Non un giorno di più né uno di meno.
Le grida di quella notte ormai lontana però rimanevano: impregnavano i quartieri di Parigi, dove nuove vite si stavano formando e altre stavano finendo.
Il Cafè Musain-Les Amis era un piccolo locale a due piani arredato all'antica, aperto da poco da un gruppo di studenti, che con i loro risparmi erano riusciti a formare il loro caldo e accogliente angolo di ristoro. Enjolras era uno di questi; il 'Leader' per esattezza. Non c'era un motivo in particolare per cui si dovesse avere un leader in un gruppo di poco più che ragazzi, ma ognuno di loro aveva una lealtà cieca verso la figura quasi divina del giovane Enjolras, il quale -evidentemente portato per l'impartire ordini- non se lo faceva ripetere due volte. Nonostante tutto era sempre lui il primo ad alzarsi in piedi e combattere anima e corpo per ciò in cui credeva, e questo animava anche lo spirito degli altri che, per essere sinceri, si davano alla vita tanto quanto quest'ultimo intendeva donarsi alla patria.
Erano molti quelli che lo screditavano all'infuori del suo gruppo, ma pareva che più persone non ci credessero e più cominciavano a scorgere la luce, finendo inesorabilmente a seguire la figura divina del ragazzo.

La sera a Parigi in quel periodo era particolarmente fresca, tanto che il biondo per uscire dovette armarsi di una calda felpa che quasi lo seppelliva. «Enj! Dove pensi di andare?» lo chiamò una voce femminile, nella quale riconobbe quella della sua amica Eponine «Torno a casa» disse semplicemente, serio. «Posso fare la strada con te allora?» lui la guardò, visibilmente confuso «Eponine tu abiti esattamente dalla parte opposta della città»; la ragazza sorrise, grattandosi la testa e fissando il marciapiede -non troppo pulito- «Giusto, beh, non si sa mai...ehm...allora io vado, a domani Enj!» lo abbracciò frettolosamente e tornò verso il Cafè, dove ancora delle luci soffuse erano accese. Stranamente quella sera Joly si era offerto di fare l'ultimo turno, probabilmente per usare il retro del locale a suo piacimento -e quindi portarci qualche ragazza per...si è capito dai-.
«Anche stasera niente...va bene, un altro anno. Non può essere così complicato aspettare, giusto? Ho aspettato per 206 anni dopotutto...»
I pensieri negativi del giovane si susseguivano come un treno ad alta velocità che sfreccia sui binari cigolanti; era inevitabile però che la delusione di aver fallito nuovamente si rifacesse presente, bussando alla porta dei suoi pensieri.
Enjolras desiderava solo una cosa nella sua vita, una soltanto: ringraziarlo. Ringraziare quell' ubriacone dal muso lungo che nonostante non credesse in niente, ha sempre creduto in lui; ringraziare quel compagno d'armi che, avendo la possibilità di fuggire e vivere, ha preferito restare, fronteggiare i fucili puntati al suo cuore, e morire insieme a lui per una rivoluzione nella quale non aveva mai creduto.
Dopotutto gli mancava quella testa di ricci neri come la pece e lo sguardo infastidito, come se qualcuno gli avesse rubato la sua amata bottiglia di vino da sotto il naso.
«Beh, è quasi mezzanotte, direi che ormai ho perso le speranze» rifletté a voce alta un Enjolras decisamente diverso dal solito. Sepolto nella sua felpa si faceva piccolo piccolo, come se il calore di essa potesse sostituire la stretta della mano calda della quale percepiva ancora l'ombra.
Dopo cinque minuti abbondanti il biondo si era reso conto che la strada che stava percorrendo non era affatto quella di casa, bensì quella che portava al pittoresco cimitero di Montmartre: in giro non c'era anima viva nonostante fosse quasi estate e il cimitero era sicuramente chiuso a quell'ora.
Peccato che ad Enjolras non importasse più di tanto il fatto che fosse chiuso; infatti una volta arrivato davanti ai cancelli non fece altro che sgusciare evitando le guardie e scavalcare il ferro battuto.
«Niente di più semplice» commentò a bassa voce, soddisfatto del suo successo; adesso poteva godersi la sua piccola gita notturna, già che c'era.
Tutto attorno a lui era silenzioso: i morti però parlavano, le loro voci intonavano un canto a lui familiare, malinconico e docile. Si mescolavano, confondendolo, strappando come fosse una speranza di risurrezione quel piccolo fuoco che credeva ancora nella rivoluzione del 1832; finché, improvvisamente, quelle voci smisero di cantare, e al posto di quelle un'altra più profonda, solitaria, intonava la sua speranza.

«Drink with me...To days gone by...»

Il giovane Enjolras fu come fulminato, colpito dal dolce e doloroso ricordo di tanti anni orsono. La prima volta nella sua vita provò paura: paura di perdere per sempre il suo ricordo, paura di rimanere deluso, paura di essere stato dimenticato da colui che era morto insieme a lui.

«...To the life that used to be...»

La voce si fece sempre più vicina mentre Enjolras scavalcava le lapidi, cercando freneticamente la fonte delle sue preoccupazioni che, ironicamente, pareva un irraggiungibile fantasma.

«...At the shrine of friendship never say die,
Let the wine of friendship never run dry...»

I suoi occhi azzurri si spalancarono, frustrati e sorpresi.
Giocare a nascondino non gli era mai piaciuto, ma in quel momento sembrava proprio che quel suo fantasma volesse divertirsi a fargli dare di matto.

«Here's to you...and here's to me...»

A dirla tutta Enjolras si sentiva un po' preso in giro: più sentiva quelle parole e più gli veniva voglia di picchiare quella testa bacata dai riccioli neri, per poi subito dopo stringerlo fino a togliergli il fiato e ringraziarlo fino alla nausea.

«Drink with me to days gone by...
Can it be you fear to die?-

Un singhiozzo spezzò la canzone.
La frustrazione salì, tanto che il ragazzo non ce la faceva quasi più.
Una lacrima scese sulla sua guancia sinistra, lasciando ad essa tutte le parole che lui non era riuscito a dire, che quella notte del 6 giugno 1832 erano morte, aride, nella sua gola.

«Will the world remember you when you fall?
Could it be your death means nothing-
...-at all?»

Il bruciore degli otto proiettili era ancora nel suo corpo. Se avesse chinato la testa avrebbe potuto constatare però, che questi erano solamente altri fantasmi. La bandiera rossa del suo sangue si stagliò nell'ombra del suo sguardo, tanto che quando vide quel cavalletto con sopra una tela rossa dai bordi neri pensò di essere tornato nel suo incubo.

«...Is your life...just one more lie?»

Il fiatone non fermò Enjolras, non fermò quel turbine di emozioni, che quasi a dispetto uscirono strozzate dalle sue labbra «Grantaire».




-SPAZYETTOH DELL'AUTORE-

Sono finalmente tornato dopo ere geologiche, e questa volta con una FF a cui tengo moltissimo, una sui Miserabili. Lasciate una stellina se vi è piaciuto il capitolo, mi farebbe molto piacere💕
Au-revoir, gente
-Nico

[Ricordo di una notte di mezza estate]Where stories live. Discover now