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<<Non ho mai sentito questo nome>>
<<In francese antico Esme significa: colei che viene amata>> spiego saggiamente ad Eloise. Durante la mia permanenza su questa terra non ho fatto altro che leggere, leggere e ancora leggere; andavo di libreria in libreria, alla ricerca di volumi di ogni genere, che potessero acculturarmi o immergermi nelle loro favolose storie. Fra questi ho trovato questo nome, il quale è rimasto impresso nella mia memoria a causa della dolcezza con cui scorre fra le labbra quando viene pronunciato e per il dolce significato. Tutto ciò che ha a che vedere con l'amore è per me fonte d'ispirazione: alle volte vorrei riuscire a vivere solo di questo, di amore, gioia, dolcezza, serenità... ma è impossibile per una come me.
<<È bello!>> commenta, sporgendosi per osservare nuovamente la mia pantera, la quale cammina lentamente al mio fianco, senza perdere di vista ogni nostro passo e i suoni circostanti.
Eloise freme dalla voglia di coccolarla, lo sento, ma un pò di paura la frena ancora dal farlo; presto la supererà, ma per il momento le impedisce di svolgere ciò che desidera.

La paura ci impedisce sempre di realizzare i nostri sogni, i nostri desideri, ciò che ci rende felice. Abbiamo paura di soffrire svolgendo qualcosa che ci farebbe stare bene, quindi ci poniamo dei limiti, prendiamo del tempo che la vita, nella sua brevità, non ci concede e alle volte rinunciamo alla felicità ascoltando la paura.
Non c'è errore più grande di questo; pur di soffrire, di rischiare il dolore, di lasciare che il mio cuore possa essere spezzato e frantumato in mille pezzi, io sceglierò sempre la felicità. Niente rimpianti. Io do tutta me stessa, se agli altri non basta, se preferiscono farmi del male e perdere una persona sincera come me, sono affari loro. Soffrirò? Si, ma non avrò ripensamenti, dirò di aver fatto ciò che sentivo, di aver avuto il coraggio, di aver rischiato per ciò che amo, che mi rende felice, per ciò che volevo davvero nonostante tutto e tutti. Provo paura, mi capita spesso, ma non le permetto e non le permetterò mai di avere la meglio: mi farà anche piangere, urlare, tremare dall'ansia, dalla disperazione e dal dolore, ma non le darò mai la soddisfazione di rubarmi la felicità. Volterò sempre le spalle a quella paura e seguirò il mio cuore, rialzandomi e dirigendomi verso la strada che sento, verso quella giusta. La vita è una sola e non abbiamo tempo per non vivere e seguire paure infondate, incerte, che molte volte non hanno ragione di esistere.
Vivere sempre, arrendersi mai.

<<Non verrò con voi in quello strano luogo, a compiere strani riti asiatici vudù>> grida Gwendoline istericamente, togliendo in malo modo la mano di Ryan dal suo braccio. Le sue urla mi risvegliano bruscamente dai miei pensieri, facendo storcere il naso sia a me che ad Esme.
Asher appoggia la schiena contro il tronco di un albero e socchiude gli occhi, nel tentativo di estraniarsi da ciò che lo circonda, in particolar modo dalle grida esagerate del Fuoco.
<<Ma quali riti asiatici?>> domando con una smorfia, innervosita dalla sua presenza. Cerco in ogni modo di mantenere la calma, nonostante la rabbia stia diventando tale da muovere la magia che circola nelle mie vene.

<<Vi siete inventati tutto. Certo, sicuramente io potrei essere ciò che dite, ma lei? Questo è solo uno stupido scherzo, sarebbe riuscito se solo non l'aveste portata con voi. Forza Arold, vieni fuori!>> solleva la voce Gwen, indicandomi, per poi guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno dal nome altrettanto strano.
<<Ti conviene tacere>> rispondo inferocita, continuando a stringere i pugni lungo i fianchi per evitare disastri.
Mi domando cosa potrebbe accadere se la mia magia e il mio Elemento si combinassero, reagendo l'uno con l'altro a quest'ira, combinandosi e scatenando la loro forza verso di lei. Senza il mio Elemento sono stata capace di provocare un errore tale da farmi cacciare dal mio stesso mondo, nascondere e quindi perdere la mia identità, la mia famiglia, i miei amici, perciò non voglio proprio immaginare il rischio che potrei correre.
<<Smettila di fare l'altezzosa, non sei nessuno!>>
<<Senti chi parla. Non sono io a fare l'altezzosa, ma tu e comunque non baderò a queste tue frecciatine: non mi conosci e a parlare è la tua invidia>> ribatto, incrociando le braccia al petto, ostinandomi a non voler reagire.
I miei occhi grigi lottano per illuminarsi del loro colore e sprigionare caos, ma vieto loro di farlo: non posso rischiare di svelare la mia identità e rendere così vano ciò per cui ho sofferto e lottato in questi ultimi anni, solo per una creatura inutile come lei.
Non ascoltando questa mia natura però, la mia rabbia pare cercare rifugio e sostegno da un'altra parte: se quindi il suo tentativo di essere spalleggiata da una magia oscura e incontrollabile come la mia non è andato a buon fine, cerca di rivolgersi al mio Elemento, ovvero un'essenza antica, dalla forza e dai poteri a me ancora sconosciuti e inutilizzati, di cui ho perso memoria dalla nascita. Questa presa di coscienza mi terrorizza: le mie emozioni saranno come una pallina da ping pong che sprona l'una e l'altra natura a lottare e considerando queste incontrollabili, il rischio a cui sono sottoposta è enorme.
Ile mie iridi assumono ora il colore del Diamante blu, appoggiandosi quindi al mio Elemento e facendomi sentire forse ancora più vulnerabile e incerta: perlomeno conosco la mia magia e nonostante sia difficile da controllare, ho qualche probabilità di riuscirvi, ma per quanto riguarda l'Acqua, sono letteralmente spacciata.
<<Posso leggere nel pensiero di chiunque, sento l'invidia che provi nei miei confronti e non posso di certo biasimarti>> mi sfugge, così come sfugge il mio tono preoccupato, che allarma lievemente Asher, il quale scosta il capo dal tronco su cui era posato, per guardarmi di sottecchi.
Dagli altri ricevo parecchie occhiate di rimprovero, ma il mio sguardo resta ancorato sui suoi occhi neri, gli unici in cui ora decido di rifugiarmi: la mia rabbia cerca conforto nel buio, nelle tenebre, nell'oscurità.
Mi domando perchè, mi chiedo anche se sia stata una mia scelta e quando vedo i suoi occhi brillare di rosso, comprendo di essere sotto il controllo della sua magia: sento la sua oscurità avvolgere la mia ira in un abbraccio quasi confortante, soffocare le sue urla, il suo dolore in questo abbraccio, fino ad abbandonarle alla quiete e allontanarsi da me con la stessa quieta furtivi con la quale si era inoltrata nel mio animo.

Elements: I PresceltiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora