24. Vecchi libri, disegni, intrighi

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Non appena vi approdai, mi accorsi di come nel distretto di Karanes fosse finalmente giunta la primavera: il cielo era limpidissimo, la gente allegra e spensierata assolveva i propri doveri, i mercanti invitavano i passanti ad avvicinarsi alle loro botteghe.

Da piccola, avevo sempre osservato quella realtà in maniera ingenua, convinta che, nonostante tutto, l'umanità potesse godere di quella pace apparente per sempre, benché, come mi avevano detto, molti chilometri più lontano da lì vivessero creature abominevoli e orride, le quali, avevo pensato diverse volte, ispirata dalle storie di avventura che mi raccontava spesso mio padre, avevo immaginato, più e più di combattere, fin da quando ero piccola, ignorando totalmente i pericoli a cui sarei andata incontro: lì, daltronde, i soldati del Corpo di Ricerca non si vedevano mai.

Diversi eventi influenzarono il mio modo di pensare, risvegliando sempre di più la mia coscienza: primo tra tutti la morte di mia madre, la caduta del Wall Maria, poi la mia prima spedizione, infine la sconvolgente verità di cui Erwin mi aveva messo al corrente.

Adesso, tutto mi pareva fittizio, banale e fasullo, ma certamente non avrei potuto prendermela con dei poveri popolani ignari di tutto.

Giunta a Karanes con il mio caro Edmund, decisi finalmente di iniziare a investigare. Avevo deciso prima di tutto di recarmi nella mia vecchia casa natale, nonostante fosse stata nuovamente abitata da un nucleo familiare qualche anno prima.

Quella piccola casetta esteriormente non era affatto cambiata: era situata in fondo ad una strada, e godeva di un piccolo giardino retrostante, adesso malmesso e abbandonato, che probabilmente serviva davvero poco alla nuova famiglia. Non molto distante da quel complesso abitato, mia madre aveva brutalmente perso la vita.
Trasalii alla vista del punto esatto in cui avevo intravisto il suo corpo privo di vita di quella mattina piovosa; mi sembrava ancora di poter vedere le pozze del suo sangue...

Quando ero piccola, quel luogo era diventato la mia ossessione e spesso Petra mi perdeva la vista nel mezzo dei nostri giochi, per poi recuperarmi in quell'umile spiazzo in cui la mia casa era rimasta intatta, benché, all'epoca, ancora disabitata dopo i fatti ben noti al lettore. 
Un giorno, talmente io ero decisa a non muovermi da quello spazio, fu costretto a intervenire al signor Ral, il quale mi aveva preso in braccio, per poi riportarmi a casa loro, prima di rivolgermi singolarmente un discorso in cui mi invitava a rimanere tranquilla, perché la mamma, in un modo o nell'altro, vegliava su di me e voleva che ubbidissi al padre di Petra e che non corressi pericoli di alcun tipo. 

Adesso, però, avrei dedicato tutta me stessa per scoprire la verità: scossi il capo, nel tentativo di rimanere concentrata. 

Non appena ebbi bussato alla porta, una signora di mezz'età venne ad aprirmi. Osservando la mia divisa, si scompose un po'.

-Buongiorno, desidera...?

-Salve, signora. Sono la figlia dei vecchi proprietari di questa casa – iniziai.
Ella parve un po' apprensiva, conoscendo probabilmente la storia della famiglia che aveva abitato in precedenza.

-Non la importunerò molto. Vorrei sapere soltanto una cosa: può cortesemente ricordare se, al momento dell'acquisto della casa, i gendarmi avevano già sgomberato le camere da tutto ciò che vi fosse in precedenza?

Ella ci pensò qualche attimo, poi convocò il marito, un signore snello, calvo e baffuto, anche lui sui cinquant'anni, il quale fu in grado di offrirmi una risposta: -Sei figlia di Ivàn Hares, vero?
I miei occhi si illuminarono, e annuii.

-Ascolta, i gendarmi hanno subito fatto piazza pulita di tutto quello che c'era qui dentro, ma ti assicuro che non hanno portato via niente. Tutto ciò che poteva essere salvato è stato trasportato nel negozio del signor Quinx.

Le Ali della Libertà: Cronache di una recluta del Corpo di Ricercaحيث تعيش القصص. اكتشف الآن