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Tom's pov.

Ho aspettato solo una notte.
Una notte per farle sbollire la rabbia ma anche per ragionare.
Adesso però basta, adesso vado a riprenderla. Noi esseri umani non abbiamo l'eternità per prendere ciò che vogliamo, abbiamo solo una vita e non si può sprecare.

Sono le dieci del mattino e sono appena uscito di casa.
«Dove sei andata, Amy?» mormoro.
Ma in realtà lo so benissimo.
La conosco fin troppo bene e so che una minuscola parte di lei è arrabbiata anche con Marlene per aver aperto il discorso, quindi non è andata da lei.
Amy è a casa di suo padre, ne sono sicuro... come sono sicuro di ricevere un bel pugno in faccia da quest'ultimo appena aperta la porta.

Una volta arrivato, mi soffermo sulla soglia di casa con la mano a mezz'aria, incerto sul da farsi.
Ad un tratto però, prima che io possa fare qualcosa, la porta si apre.
«Thomas.»
«Marcus...» faccio a bassa voce, guardandolo con occhi sgranati per la sorpresa.
«Che aspettavi a bussare?»
«Sapevi che io fossi qui fuori?»
«No, Tom. Non sono un fottuto indovino, stavo solo andando a fare la spesa.» fa lui ma il suo tono di voce non è quello di una persona arrabbiata.
Rimaniamo entrambi in silenzio per un po', a guardarci.
«Non ti ho ancora fatto le condoglianze per...»
«Lascia perdere.» mi ferma, alzando una mano «Amy è in camera sua, primo piano sulla destra.» e detto questo, si fa da parte per lasciarmi passare.
Io però rimango fermo dove sono a guardarlo confuso.
«Che cosa diavolo vuoi ancora, Hiddleston? Un bacio?»
«Lei non... non è arrabbiato. Insomma, non vuole prendermi a pugni?»
«Il tuo masochismo mi stupisce, sai? In ogni caso, no, non voglio prenderti a pugni. So che sei una brava persona, purtroppo è evidente e non posso avercela con la persona che riesce a far stare al settimo cielo Amy. Quindi ora vai da lei e risolvete questa faccenda. Ha molte cose da dirti.»

Mentre salgo le scale, ripenso alle parole di Marcus. Quali cose avrà mai da dirmi Amy che io già non sappia? Cos'è che mi ha tenuto nascosto?
Senza bussare, apro la porta della sua camera da letto ed entro.
«Amy?»
È qui davanti a me, seduta sul bordo del letto e si sta rigirando tra le mani una penna. Quando alza lo sguardo su di me, lascia cadere l'oggetto sul letto e mi corre incontro.
«Oh Tom...» fa abbracciandomi.
«Wow, non è mai stato così semplice con te, cos'è successo piccola?» le chiedo, sorridendo fra i suoi capelli.
«Tom mi dispiace così tanto per essermi arrabbiata... questa volta ho esagerato. Ti ho portato quasi all'esasperazione perché mi sono innervosita subito e... insomma sì, avresti potuto evitare quella battuta su Simon ma eri arrabbiato e lo ero anche io, tanto.» dice guardandomi con quei suoi grandi occhioni.
«No... dovrei chiederti scusa io. Avrei dovuto anche farti capire sin da subito che i bambini possono aspettare. Amy io amo te, non l'idea che tu possa darmi un figlio.»
Le mie parole la fanno sorridere e questo mi fa felice il cuore. Io non ho bisogno di grandi cose per essere felice. Ho bisogno solo che lei mi guardi ogni giorno con gli stessi occhi.
«Tom...» sussurra Amy.
«Cosa?»
«Il motivo per cui io ho iniziato a risponderti male... è che ero terrorizzata.»
«Terrorizzata Amy? Da cosa? Dall'idea di avere un figlio?»
Le sue parole mi feriscono ma tento di non mostrarle il dolore che sto provando ora. Ha bisogno di tempo e anche di spazio, non di un fidanzato insistente.
«Non proprio...»
La vedo allontanarsi da me e avvicinarsi al suo letto. Ad un certo punto prende in mano la "penna" e si avvicina nuovamente a me.
Oh Cristo.
Più lei si avvicina più io capisco che non si tratta di una penna ma di...
«Un test di gravidanza.» faccio con voce spezzata e il fiato mozzato.
«Tom...» inizia lei ma non la lascio finire.
«Cosa diavolo... oh, oh. No aspetta. Non dirmelo, aspetta. Anzi sì, dimmelo. Oh Cristo... non provare a... okay, solo un momento.» blatero, per poi sedermi sul letto per evitare di rimanerci secco «Sono pronto.» dico, dopo un profondo sospiro.
Lei inizia a sghignazzare e la sua risata mi calma un po'. Poi si avvicina a me e mi prende le mani ed io sono costretto ad alzare di poco lo sguardo per guardarla negli occhi.
«Sono incinta.»
Dai miei occhi già umidi cominciano a scendere tante lacrime e nonostante le mie mani siano tra le sue, iniziano a tremare.
Non dico una parola, la abbraccio soltanto. Appoggiando la mia guancia sul suo ventre, stando attento a non spingere troppo.
Le sue mani cominciano ad accarezzarmi i capelli e dopo poco, la sento tremare.
Mi alzo di scatto e l'abbraccio, la bacio e l'accarezzo.
«L'ho scoperto un mese fa... avevo così tanta paura di non riuscire a portare avanti la gravidanza che... che ti ho iniziato a rispondere male. Tom, ieri ho cominciato a pensare che tu volessi tanto un bambino e che se io non ci fossi riuscita neanche questa volta, tu...»
«Non dirlo neanche per scherzo.»
La guardo negli occhi e inizio ad asciugarle le lacrime.
Dio, quanto è bella.
E Dio, quanto sono fortunato.
«Oh, amore mio...» le sussurro all'orecchio «Sono così felice.»
«Lo sono anche io Tom, davvero.»
Le accarezzo le guance e faccio sfiorare le mie labbra con le sue.
«Questa sera si festeggia.»
«Mi porti a bere?»
«Assolutamente no, signorina! Basta alcool per un bel po' di tempo!» le rispondo ridendo.

Finalmente, dopo tanto tempo, sta andando tutto bene.

A Volte Succede |SEQUEL|Where stories live. Discover now