BLOWHOUSE - DAWN

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INVISIBILE

Gettai con noncuranza gli ultimi vestiti nel vecchio borsone nero, riuscendo poi a chiuderlo con fatica. Non pesava molto, non avevo così tanti vestiti od oggetti, tanto meno soldi.
-Dawn, smettila di comportarti come una bambina. Possiamo risolvere tutto.-
-Non possiamo risolvere proprio nulla, Kat.-
Provai ad uscire da quella che era stata la mia amata stanza fino a quel giorno. Kat,!oa madre, mi bloccò la strada piazzandosi davanti alla porta. Mi aveva avuta quando aveva poco più della mia età, era giovane e bella, ma quelle rughe sulla fronte e lo stress che si portava alle spalle la facevano sembrare più vecchia.
-Togliti.-
-Non puoi andartene! Non vivrai nemmeno un giorno la fuori senza di noi, senza i nostri soldi!-
-Non ho intenzione di restare in questa casa di matti un minuto di più! Vedi di spostarti o lo faccio io!-
-Dawn, ti prego, ragiona un secondo…-
-Non mi vedrai mai più Kat. Io sono morta, per voi.-
-Non puoi dirmi una cosa così…-
-Fammi passare!-
Kat non si mosse di un millimetro, così la spinsi via, facendola barcollare sull'uscio.
La superai a grandi falcate, ignorando le sue urla e i suoi pianti falsi con cui avevo vissuto per ben diciannove anni della mia vita.
Il borsone con la mia roba sbatteva fra le mie gambe scoperte, graffiandomi con la cerniera.
Non sapevo dove sarei andata, dove avrei dormito o se avrei mangiato. Non mi importava, ora ero fuori da quella casa e da quel Quartiere malfamato, ero finalmente libera.
Quel giorno camminai a lungo per raggiungere la stazione dei treni appena fuori dalla mia zona, quel posto dimenticato da Dio dove ero cresciuto, tra giovani bambini spacciatori e gang armate.
Comprai un biglietto per New York, dimezzando già i miei risparmi.
Non conoscevo nessuno in quel posto, ma mi era parsa l'opzione migliore per iniziare. Forse era una città più fra delle altre, ma ero una ottimista. Presto avrei sistemato la mia vita, come avevo sempre sognato di fare.
Prima di salire in treno, buttai fra i binari il mio cellulare. La vecchia Dawn non esisteva più.
Il viaggio durò meno di due ore. Un viaggio corto, direte.
Si, un viaggio corto per una persona normale. Erano più di due ore che non mi facevo e non avevo portato nulla con me. Non avevo droga, nemmeno un’ po’ di erba, per affrontare al meglio il mio arrivo nella grande mela.
Le strade affollate e i rumori assordanti della città mi destabilizzarono. Non era abituata a tutto quello.
La prima cosa che feci, fu comprarmi un hot dog in uno dei tanti camioncini nella strada. La gente camminava di fretta, senza degnarmi di uno sguardo.
Ignoravano la mia esistenza, ero invisibile anche lì, come ero stata per tutta la vita.
Divorai il mio hot dog in pochi bocconi. Avrei voluto fare delle foto ricordo a quel posto, ma avevo gettato fra i binari il mio cellulare.
Con i pochi soldi che avevo avrei forse potuto permettermi una stanza in un bed and breakfast fuori città, ma decisi di entrare nella prima farmacia.
Nella tasca della grande felpa, avevo ancora il foglietto appallottolato della ricetta medica del fentanyl di mio padre.
L’avevo usata solo una volta, e se quella farmacia mi avesse fatto problemi, ne avrei cercata un’altra. Non avevo le forze per pensare , senza l'aiuto della mia droga.
La farmacista dietro al bancone mi guardò con sospetto, ma porse comunque la scatola con i cerotti di fentanyl , quelli che usava mio padre per alleviare i dolori del tumore che lo affliggevano ormai da quattro anni.
Avevo iniziato a provare i medicinali di mio papà proprio quando si era ammalato. Mamma stava fuori per lavoro tutto il giorno, ed io mi prendevo cura di lui. Non è che avessi proprio una curiosità per i medicinali e per lo sballo, ero solo una ragazzina ed erano altri i miei interessi, Ma se volevi avere degli amici, c'erano dei compromessi.
In poco tempo Dawn, la ragazza invisibile, era diventata Dawn la ragazza fica che procurava la droga ai giovani spacciatori della sua classe. Non mi piaceva fare quella cosa, rubare le medicine che servivano a mio papà per sta meglio, ma nessuno dei miei amici mi avrebbe più parlato, se avessi smesso.
Avevo smesso presto di prendermi cura di mio padre quando un  giorno di due anni prima mi ero addormentata sotto valium mentre gli facevo l'iniezione giornaliera. Mamma era entrata in stanza e fortunatamente aveva evitato il peggio, salvando la situazione.
Uscii dalla farmacia senza più un soldo ma con una speranza di felicità in più.
Entrai in uno dei tanti bagni pubblici e attaccai il cerotto sul fondoschiena.
Le strade di New York non erano certo il posto adatto per godersi al meglio quella droga potente e pericolosa, perciò decisi di restare lì dentro, chiusa in quel bagno chimico che sapeva di piscio e assorbenti sporchi, con in sottofondo il rumore delle voci che si muovevano tutte intorno a me.
Chiusi gli occhi e mi sedetti a terra, in quel pavimento umido e sporco, e la luce si spense, e rimasi solo io, il buio, e la mia droga.

BEHIND THE HOUSE - "The House Saga " Spin offWhere stories live. Discover now