Libera nos domine

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Conoscevo dei conoscenti che avrei voluto rimanessero sconosciuti non solo a me, ma anche al resto del mondo perché vedendo loro provavo una profondissima vergogna di far parte del genere umano. Mi veniva voglia di farmi spedire nello spazio come quel famoso cane rognoso di nome Laika. Quei fastidiosi conoscenti mi invitarono a pranzo e io avevo una paura tremenda che mi tagliassero a rondelle il pisello per farci i feltrini per le sedie in modo da non disturbare più i vicini di casa.Questi miei conoscenti sono degli ignoranti che ti trattano da ignorante. Moralmente stanno nel giusto perché ti trattano alla pari. Magari fossero dei ladri o dei truffatori per riconoscere a loro l'intelligenza da delinquente. Io ho sempre avuto una grande passione per la delinquenza in generale, per i sequestri, per tutto ciò che è illegale. Il male affascina sempre, poi agisci nel bene perché sei un chierichetto sottomesso da qualche forza bianca e pura. Chiamala Dio, chiamala paura, chiamala buon senso, chiamalo corso inutile e dispendioso di filosofie orientali.Questi miei conoscenti sono quelli del si stava meglio quando si stava peggio, quelli del quando c'erano le mezze stagioni e non pioveva merda dal cielo, quelli che la domenica mattina andavano in chiesa con le scarpe pulite e il vestitino della domenica, quelli che il progresso e la scienza ci hanno rovinato, quelli del vaccino manco per il cazzo, quelli del servizio militare per la buona educazione, quelli del sangue pulito e dei cuori sporchi.Dovevo stare attento e difendermi con il coltello e la forchetta perché volevano spaccarmi la testa per prendere il cervello e infilarmelo nel culo e iniziare a pensare in quel modo. Loro se lo erano già infilati dagli anni novanta con lo sbarco del nano plastificato adescatore simpatico di bamboline provenienti da tutto il mondo. Il nano comprò tutte le televisioni degli abitanti dello Stivale sfondato e fece mettere a tutti il cervello nel proprio culo. Queste scimmiette battevano le mani e saltavano, strillavano mentre chiudevano buste per non vedersi mai più, andavano da giudici pagliacci per denunciare il falso, continuavano a bersi la mediocrità liscia senza ghiaccio.Rimanevo fermo e immobile nella sedia e volevo solo svenire per risvegliarmi in un letto di ospedale. Iniziarono ad ascoltare il Papa alla T.V e gli augurarono buon pranzo. Poi iniziarono a discutere a voce alta come delfini spastici impazziti, a buttare le briciole del pane sotto il tavolo e a contare i negri che galleggiavano nel mare attorno allo Stivale sfondato. Per loro erano mangime per i pesci del Mediterraneo, per me degli sventurati, dei senza nome che verranno solamente contati in un abaco. C'è chi conta i cadaveri del T.G prima di dormire, io preferisco ancora contare quelle dannate pecore immaginarie.Durante il pranzo mi venne voglia di sgranchirmi le gambe e entrai in salotto. La testa mi scoppiava, una grossa palla incandescente con visioni mistiche. Vidi una gondola in oro misto plastica dei cinesi che stava sulla T.V. Sui mobili c'erano dei vasi con dei fiori finti, delle foto di gente sicuramente morta, dei lavoretti orribili fatti a mano sicuramente da ergastolo e dei centrini polverosi fatti a uncinetto da qualche vecchia bigotta.Tra il divano e la poltrona c'era una statua di Padre Pio con il volto di Mussolini o di qualsiasi altro pelato. Veniva continuamente spolverato dalla colf e mi guardava incazzato. La testa continuava a frullarmi e cercavo di immaginare per evadere da quell'infernale imbarazzo.Immaginavo che quella dannata statuetta durante la notte prendeva vita e andava nelle case a rubare i bambini in età prescolare e gli appendeva sugli alberi a testa in giù dicendo che era stato il Signore Gesù Cristo a dirglielo. Perché a Gesù gli piacciono tanto gli scherzi. Gesù era un burlone con tutti quei capelli svolazzanti. Gesù era il migliore amico dell'uomo.Mentre riflettevo sui miei pregiudizi leciti sulla religione ho pensato di fuggire da quella casa invasata. Quando finirono i miei pensieri mi chiamarono per il caffè e i dolci. Intrapresero il discorso elezioni e io speravo fosse il discorso erezioni. Ma visti i commensali era un argomento tabù per quell'età. Pregai forse per la prima volta. Una preghiera che sapeva tanto di speranza. La speranza che tiene sempre accesi con un filo di timore che non guasta mai. Salutai questi miei conoscenti con la speranza che ritornassero ad essere semplici sconosciuti.

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⏰ Last updated: Oct 29, 2019 ⏰

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