2)Nuova identità

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Pensavo che rivedere il mio migliore amico dopo un anno passato in collegio avrebbe cambiato il nostro rapporto. Insomma, che lo avrebbe reso diverso.

Invece, ora che me lo ritrovo davanti, capisco che non è affatto così. Niente è cambiato, siamo sempre le stesse persone che si sono conosciute all'inizio del secondo anno e che sono diventate amiche per la pelle fin da allora.

Farlo evadere da quella sottospecie di prigione non è stato facile.

Il nostro gruppo inseparabile non era lo stesso senza di lui. Perciò, non appena i suoi genitori lo hanno fatto rinchiudere lì dentro, noi abbiamo iniziato a progettare il suo ritorno.

Non entrerò nei dettagli, perché molte delle cose che abbiamo fatto sono state illegali e dolorose.

Tutti abbiamo un peso che vogliamo lasciarci alle spalle, e io più degli altri.

Voglio dimenticare il passato e ricominciare una nuova vita qui. E che cosa meglio che trasferirsi con i miei migliori amici in una città lontana dalla nostra?

E casualmente abbastanza vicina al collegio dov'era rinchiuso il nostro amico?

Ora che ci ha raggiunto, però, è costretto a cambiare identità se non vuole farsi trovare.

Conosciamo i suoi genitori. E non si arrenderanno finché non sapranno dove si trova loro figlio.

-Testa giù.- dico, piegandola con forza nel lavandino mentre lui si lamenta della posizione scomoda.

Lo ignoro, e comincio a bagnargli i suoi meravigliosi capelli biondi che, purtroppo, non resteranno tali a lungo.

-Ti scongiuro Kenzie, non farmeli rosa. So che è una cosa che hai sempre voluto provare su di me.-

Scoppio a ridere. -Putroppo no. Non posso renderti appariscente. Devi essere uno che si confonde tra la massa se non vuoi farti trovare.- Inizio ad applicare la tinta con la spatola. -A proposito. Devi pensare ad un nuovo nome. Niente che dia troppo nell'occhio.-

Il ragazzo inizia a pensarci su.

-James Dean?-

Inclino la testa. -Ho forse parlato in un'altra lingua?-

-Ok, allora... - corruccia la fronte. -Detroit West? Ho sempre voluto chiamarmi come una città.-

-Prima cosa, è orrendo e seconda, sembra un nome che darebbe Kim Kardashian al suo prossimo figlio.-

-Esteban? Jesus? Justin Bieber? Andiamo, aiutami a sceglierne uno donna.-

Alzo gli occhi al cielo. Dio, spero che non tocchi a lui decidere il nome di suo figlio.

-Che ne dici di Justin e basta?- propongo.

-È noioso. Che ne dici di Justin Esteban Baker?-

Oh santo cielo, aiutatemi.

Purtroppo, anche con vari tentativi per fargli cambiare idea almeno sul secondo nome, ormai ha deciso che rimarrà quello.

E d'ora in poi tutti in casa dovremmo abituarci a chiamarlo Justin, invece che col suo vero nome, oppure il piano fallirà.

Finisco di fargli la tinta e, anche se riesco ben poco a prenderlo sul serio con del cellophane intorno alla testa, ci aggiorniamo su tutto quello che ci è successo in questo periodo.

Beh, quasi tutto.

Lui mi racconta delle regole rigide che bisogna seguire in un collegio solo maschile, e di come abbia approfittato del caos generale scaturito dall'allarme per evadere.

Living with the boys (IN PAUSA)Where stories live. Discover now