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Per essere la prima giornata di lavoro Kerem se l'è cavata piuttosto bene, e torna a casa con un sorriso smagliante.

3 GIORNI DOPO

Kerem decide di andare a fare un corso di canottaggio, vuole imparare visto che non ne ha mai avuto occasione.

È bravo in molti sport, tra i quali, surf, nuoto, boxe, ping pong.

Un'ora dopo torna a casa con un sorriso stampato sulla faccia, la sua prima lezione è andata benissimo, se l'è cavata alla grande.
Va a lavarsi, e poi va in cucina a fare una rapida colazione così da arrivare in perfetto orario a lavoro.
Non del tutto vestito decide di mangiare e si reca in cucina e nel prendere il barattolo di marmellata dal mobile sbatte con la testa contro la mensola situata vicino ad esso, si sente un dolore tremendo così decide di andarsi a specchiare per andare a controllare la testa.

Dallo specchio si notano i capelli corvinei, viso quadrato delimitato da occhi come il carbone, un naso piccolo, bocca grande con labbra carnose, e da  barba non troppo lunga, anzi rasata al punto giusto.
Il busto è tracciato da addominali e pettorali ben scolpiti, un bel tatuaggio che copre dalla spalla al gomito destro, un vero e proprio drago, color blu.

Del resto, la botta non si nota nemmeno, si è solo arrossata un po' la fronte, quindi non c'è da preoccuparsi.

Si mette la camicia e la giacca e corre subito in ufficio.

Simultaneamente in azienda Deniz chiama la signorina Emine.

"Signorina Emine, abbiamo esaminato il vostro CV ed è perfetta per la nostra azienda, la preghiamo di affrettarsi qui in poco tempo" spiega al telefono.

"Non posso crederci, arrivo subito" Emine dice staccando la chiamata.

Giusto una ventina di minuti dopo la vediamo varcare le porte dell'azienda.

"Mi scusi sono la ragazza del colloquio, ne abbiamo parlato a telefono" dice Emine entusiasta del lavoro.

"Si, tranquilla, allora sarai l'assistente del signor Kerem"
"Per lo stipendio e altre cose sono tutte nel contratto, la prego si sieda un attimo e lo legga con calma" dice Deniz cedendole il contratto.

Emine lo prende e va a sedersi su uno dei divanetti all'entrata, mette questo foglietto sul tavolino la davanti e lo analizza velocemente e da subito sfogo alla felicità che man mano cresceva e lo si può notare dall'energia che emana.
Così si avvia nuovamente da Deniz e le chiede dove deve dirigersi.

"Devi salire al quinto piano, lì ci sarà lo studio del signor Kerem" dice Deniz sfogliando una rivista.

Emine si avvia all'ascensore, e aspetta perchè sta scendendo, dalle porte dell'ascensore esce Kerem.

Emine sbianca.

"Signor Kerem, lei è la vostra assistente" esprime Deniz alla vista di Kerem.

Kerem la fissa, come se l'avesse vista altrove, e si accorge subito della strana espressione assunta da Emine, così lei tossisce per distogliere l'attenzione.

"Aspetta, ma tu sei la ragazza del treno" Kerem espone scrutandola, con la mente nei pensieri.

"Ehm…, si" dice tirando un sospiro di sollievo.

- Si è ricordato solo del treno, mi ha cancellata per davvero - Emine pensa.

"Ok, allora dì a Darya, cioè la ragazza coi ricci di mostrarti l'ufficio che io torno dopo"

Kerem esce dall'azienda e va a conoscere il loro collaboratore italiano, il signor Enzino.

Va in macchina pronto mentalmente a farsi mezz'ora di tragitto solo per assecondare suo zio.
Prende e si dirige nel distretto di Beykoz, nel ristorante dove di solito si tengono le riunioni.

Nel tragitto si verifica una sparatoria, Kerem avvista un uomo ferito accanto all'audi nera, inizialmente viene preso dal panico però si affretta subito in soccorso a quest'ultimo, che sembra mal ridotto.

Il colpevole scappa subito via, senza lasciar tracce di sè, anche se per un attimo gli è riuscito a vedere il volto, quegli occhi verdi che rimarranno impressi nella mente di Kerem per un paio d'ore.

Kerem non ci pensa due volte e carica il ferito in macchina e guida velocemente in direzione dell'ospedale, e manca all'incontro con il signor Enzino, non è importante adesso se non portare quest'uomo in ospedale.

Fuori all'ospedale, suona il clacson ripetutamente in segno di aiuto, poco dopo infermieri e medici soccorrono l'uomo mettendolo su una barrella per fortuna non aveva perso i sensi e riescono a  portarlo subito in sala operatoria.

"Come sta l'uomo?" chiede Kerem al medico.

"È in condizioni critiche, ha ricevuto ben due pallottole, una nell'addome e un'altra nella clavicola" risponde il medico con gli occhiali.

Ben due ore, Kerem riesce a ricevere delle notizie dall'infermiera che gli dice che l'operazione è andata bene e che il signore vuole vederlo.

Così si avvia dentro la stanza dell'ospedale, la numero 103, apre la porta, e vede un uomo piuttosto vecchio nel letto, ha molte rughe sul viso tondo, occhi marroni, fronte ampia, naso a patata, bocca grande e con una tonalità di pelle olivastra.

"Signore mi hanno detto che volevate incontrarmi" chiede Kerem con rispetto.

"Mi chiami Enzo, si volevo incontrarti per poterti ringraziare"
"Se non fosse stato per te, forse ora non avrei visto queste ore di vita, grazie molte"

"Io sono Kerem, non c'è nulla di cui voi dobbiate ringraziarmi, sul serio"

"Non ci posso credere, sei quel Kerem, quello con cui dovevo riunirmi oggi?" chiede Enzo stupito.

"Aspettate, non ditemi che voi siete il signor Enzino"
"Non ci credo" esclama Kerem sorpreso.

"E che dire, potevamo conoscerci in una circostanza migliore, però è il destino" esclama sorridendo.

"Avete idea di chi vi abbia sparato? E cosa ci facevate lì?"

"Dovevo incontrarmi col mio socio prima di andare al ristorante, ma nessun ombra del mio socio, spero solo non sia venuto per nulla" dice Enzino preoccupandosi.

- Questa cosa mi puzza un po' - pensa Kerem tra sè e sè.

"Non preoccupatevi per gli altri, pensate a star meglio" dice Kerem rassicurandolo.
"Vi hanno già comunicato quando sarete dimesso?"

"Si, venerdì mattina, hanno detto che il proiettile non ha colpito nessun organo vitale, però devo riposare molto".

"Va bene allora vi lascio, fuori ci sono anche i vostri parenti che vogliono vedervi, non voglio dare altro fastidio" dice Kerem andando via dalla stanza.

Mentre Kerem esce dalla stanza, un uomo misterioso con un berretto ci entra.

Enzino: "Bora, dove sei finito?"

"Ero per strada, però ho avuto un contrattempo" spiega Bora al signor Enzino.

- La tua fine è molto vicina, questa volta sei stato fortunato signor Enzino - afferma Bora dentro di sè.

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