Capitolo XXIII

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-Cazzo mi hai fatto spaventare!- esclamó

-Dovresti ringraziarmi se ancora non ti ho ucciso, ora cammina... Come hai detto di chiamarti?- gli domandó Jeff

-Mi chiamo Tobey, l'amnesia ti ha reso ancora piú permaloso di prima

-Muoviti senza discutere altrimenti ti ficco una pallottola in testa come ho fatto con quell'agente- disse Jeff puntando con violenza la pistola sul cranio di Tobey

-Jeff, ascoltami sono venuto qua per avvertirti! Devi scappare velocemente! Se non scappi ti uccideranno- esclamò Tobey, Jeff lo scrutó curiosamente per qualche secondo dopodichè parlò

-Ok, tu sai sicuramente come si esce, guidami e usciamo velocemente- disse Jeff spintonando Tobey, che apparve contrariato dai suoi metodi bruschi, peró non gli aveva ancora sparato e, cosa piú importante aveva ucciso un agente che probabilmente avrebbe ucciso entrambi. Ormai erano nella stessa barca.

Si diressero rapidamente a scendere una lunga rampa di scale fino ad arrivare al pianterreno, una guardia di scorta sorvegliava nervosamente l'ingresso. Prima che Tobey potesse elaborare un piano Jeff si lanció contro l'agente sparando all'impazzata, uno dei primi proiettili colpí fortunatamente la gamba dell'agente facendolo cadere a terra, Jeff cominció a prenderlo a calci e a premere con forza il piede sulla ferita. Tobey non poteva più assistere allo strazio di quella tortura e decise di intervenire.

-Jeff non abbiamo tempo da perdere dobbiamo uscire di qua prima che arrivino altri agenti!- gli ordinó Tobey

-Tobey, tu non mi puoi comandare!- urló Jeff puntandogli la pistola alla fronte - ho ancora un colpo in canna figlio di puttana, e sai che ti dico? Penso che te lo spareró in faccia, qua sono io quello che può dire cosa si può o non si può fare chiaro?- Tobey non rispose e si limitó a fissarlo impassibile

- Solitamente chi tace acconsente- disse Jeff - ma a me non piacciono le persone che non rispondono alle domande!- urlò nuovamente colpendo Tobey alla nuca con il calcio della pistola, facendolo cadere a terra svenuto.

La porta d'uscita era davanti a lui e pochi passi lo separavano dalla libertá, la notte calava sulla cittá avvolgendola nelle tenebre, una figura, camminava silenziosamente per i lunghi viali oscuri, un suono una risata, il suo marchio inconfondibile, Jeff era tornato libero e quella notte il mondo lo avrebbe saputo

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