Giorno 1

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Riuscire ad avanzare nel vuoto e sprigionare forze sovraumane che non è facile spiegare, questa è l’idea di fondo che gira nei meandri della mia mente.

Quando lo incontrai per strada per la prima volta, mi pareva una persona piuttosto insignificante, grigio, con uno sguardo assente come se la sua mente fosse proiettata in un altro mondo.

“Ho girato tanto sai?”

“Dove sei stato?”

fece una pausa che pareva interminabile, sembrava che stesse facendo girare un hard disk scansionando un database contenente tutti I suoi viaggi.

“Ho visto mondi incredibili ma il vostro è uno dei più interessanti… non il più bello ma comunque interessante”

“Ci sono posti migliori del nostro?”

Gli comparve un insolito sorriso, insolito per lui intendo, una specie di ghigno come a dire “povero scemo ma che ne sai?”

“Una volta sono stato in un posto dove la gente non aveva bisogno di lavorare e passava il tempo a fare quello che più gli piaceva, viaggiare, divertirsi… al lavoro ci pensavano le macchine… li si che era una pacchia”

“E come mai non sei rimasto li?”

“Dopo un po’ ci si annoia anche di questo… però ci sono rimasto tanto tempo… diciamo, circa dieci dei vostri anni”

“E poi sei venuto qui?”

“No, ho visitato altri ventisette mondi prima di arrivare qui”

“Ma in totale quanti ne hai visitati?”

A una domanda di questo tipo ci si aspetta una risposta vaga, tipo “un centinaio” e invece lui mi fa: “novecentosettantaquattro, li ricordo tutti, uno ad uno”.

“Ma quanti anni hai?”

Altra pausa con altra relativa scansione del cervello

“millequattrocentoventisette dei vostri anni”

Rimasi a bocca aperta, millequattrocentoventisette, quando compie gli anni spende una fortuna in candeline mi venne in mente. Come fa una persona a vivere così a lungo e non sapevo nemmeno quale fosse l’aspettativa di vita di un… come dire… essere come lui. Si perché a vederlo sembrava un uomo come tanti, come ho già detto, anche dall’aspetto piuttosto insignificante eppure era un alieno.

“Il tuo pianeta di origine dove si trova? Hai una casa dove puoi tornare?”

“Nella mia lingua si chiama Chiamred e si trova a circa 543 anni luce da qui in direzione della costellazione del toro… beh giusto per avere un’idea, se vuoi ti posso dare le coordinate esatte ma non so a cosa ti servirebbero, non credo che potrai mai andarci e non so se mi troverai, l’ultima volta che ci sono tornato è stato quattrocentoventisette anni fa… I vostri anni intendo”

L’idea di andare a trovare un amico a 543 anni luce di distanza e una volta arrivato sentirmi dire dalla moglie che era uscito e che forse sarebbe tornato fra duecento anni era divertente ma a questo punto la domanda importante era come faceva a viaggiare per l’universo, aveva una astronave? Una porta magica come quella di Doraemon? Forse un banale disco volante dei film di fantascienza degli anni ‘60.

“non so come faccio” rispose, “accade… non per caso, sono io che decido ma non so esattamente come faccio”

Rimasi a bocca aperta, questo tizio se ne andava in giro per i pianeti della nostra galassia, forse anche oltre, e non sapeva come faceva.

“A un tratto decido di partire e tutto intorno a me diventa più piccolo, il tempo quasi si ferma e l’universo è nelle mie mani, mi giro, osservo, sento e a un tratto percepisco che c’è vita da qualche parte e mi dirigo la, ma senza fare grandi attraversate, mi basta un passo, quindi tutto si allontana e l’universo riprende la sua forma originale e il tempo torna a scorrere anche se non sempre alla stessa velocità ma comunque scorre. Purtroppo il tempo che per me non scorreva, per altri andava velocissimo, il secondo impiegato da me per raggiungere un luogo può essere secoli per altri.”

Un velo di tristezza gli si dipinse sul volto.

“E’ per questo che non torni spesso sul tuo pianeta?”

“Si”

Rispondendo mi parve di scorgere una lacrima solcargli il viso

“Il mio mondo è cambiato, non c’è più nulla di quello che conoscevo quando viaggiai per la prima volta, si sono succedute guerre, catastrofi, rinascite e nuove morti, ho paura che se dovessi tornarci ancora non troverei nemmeno pìù esseri viventi.”

Era un’idea sconvolgente. Parti per un viaggio e quando torni non trovi più nulla di quel che avevi lasciato, la tua casa, la tua famiglia… nulla di nulla.

“quindi viaggi alla velocità della luce?” cercai di cambiare argomento mostrando un’espressione interessata.

“Non si può viaggiare alla velocità della luce, se lo facessi l’universo per me diverrebbe un puntino e io con esso e il tempo si fermerebbe” mentre esprimeva questo concetto sembrava sbiancare, forse era una cosa che gli faceva paura.

“viaggio a una velocità molto vicina a quella della luce”

“quindi se dovessi tornare a casa ci metteresti circa 550 anni?”, senza volerlo ero tornato sul delicato argomento del ritorno a casa.

“Io ci metterei pochi secondi ma tu non vivresti abbastanza per sapere che sono arrivato”

“Ora devo andare” disse improvvisamente, come se si fosse ricordato di un impegno di cui si era dimenticato.

“Ci possiamo rivedere?”

“Non ti prometto nulla… comunque se non decido di partire mi trovi da queste parti”

Dicendo questo si voltò e si incamminò verso la strada. Scomparve subito, come inghiottito dalla gente che passava per il marciapiede. Non so se fosse più matto lui a raccontare quelle cose o io a credergli.

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⏰ Laatst bijgewerkt: Nov 18, 2019 ⏰

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