17~ complicazioni~✓

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Nella villa del padre di Xavier

<Allora Xavier, mi dici cos'è successo? Cioè già penso di aver capito, ma come è successo? Come l'ha scoperto lei?>
<Papà ti prego calmati...ora ti racconto tutto, però per favore dammi un attimo di tempo>
<Ma certo...>
Inizio a raccontare tutto ciò che è successo e solo dopo un po' mi accorgo che alcune lacrime mi rigano il viso.
Quasi singhiozzo all'idea di aver rovinato tutto e per sempre con la donna che amo...il terrore che nulla tornerà più come prima è alto, talmente alto che sento come se qualcuno mi stia tirando a raffica dei pugni sullo stomaco. Il mal di testa mi sta facendo scoppiare...non so se riuscirò a reggere tutto questo...
<Ah, mi dispiace tanto...vedrai che se le dai tempo capirà...e ti perdonerà...e tornerà tutto come prima>
<Io non credo proprio...>
<Dai su adesso vai a dormire in una delle camere degli ospiti...>
<Okay...domani mi racconti un po' della mamma...ora che ci penso non so nulla, non ho nemmeno idea di come sia...>
<Ma certo...domani mattina ti racconto, ci vediamo tra qualche ora...>
<Va bene e scusami tanto...>
Mi dirigo verso la mia camera e mi butto sul letto, nel giro di qualche minuto crollo nel sonno più profondo... 

<Ma che cazzo è sta luce?!> impreco con la voce ancora impastata dal sonno.
Un raggio di luce sta entrando dalla finestra che si trova davanti al letto della camera e mi sta accecando.
Tanto è inutile rimanere a dormire, perciò decido di alzarmi e andare a fare colazione al piano di sotto.
Un'odore di ragù mi invade appena apro la porta...ma è normale che mio padre prepari il ragù per colazione?!
Entro nella cucina e trovo mio padre a trafficare sui fornelli.
<Buongiorno papà...ma che stai cucinando di prima mattina?>
<In realtà è mezzogiorno...>
<Ah... okay...che si mangia a pranzo allora?>
<Pasta al ragù, va bene?>
<Mi va bene qualsiasi cosa...allora mi racconti qualcosa della mamma?>
<Si, appena finisco e ci sediamo ti dico tutto quello che vuoi>
<Va bene, io vado a farmi una doccia nel frattempo>
<D'accordo>
Risalgo al piano di sopra e mi chiudo in bagno.
Appena accendo l'acqua è congelata, ma anche se fastidiosa mi rilassa...non so perché...forse mi aiuta a schiarire le idee...
Ho commesso una cazzata, una grande cazzata...ho molta paura di aver mandato tutto all'aria e la mia vita non avrebbe senso se lei non è al mio fianco.
Io in futuro la volevo sposare...volevo avere una famiglia...ed ora tutto è in balia del suo verdetto, della sua scelta di perdonarmi o meno...
In parte non credo affatto di meritarmi il suo perdono, d'altro canto però spero che l'amore che prova per me vada sopra a tutto.
Appena spengo l'acqua rimango per un tempo che mi sembra infinito, all'interno di quella piccola cabina vetrata, con i gomiti e la testa poggiati sul muro freddo.
Alla fine un rumore proveniente dal mio stomaco mi risveglia, facendomi capire che era ora di andare a mangiare.
Mi rivesto con dei vestiti che mio padre mi ha messo a disposizione e scendo di nuovo al piano di sotto.
Mio padre è già seduto a tavola e il pranzo è pronto. Senza dire nulla mi siedo anche io e ci auguriamo entrambi buon appetito.
<Allora...tua madre era una donna particolare, diversa da tutte le altre. Era molto solitaria, stava sempre sulle sue, ma era molto gentile e premurosa. Era una semplice cameriera, ma quello che mi attirava, oltre all'aspetto che dopo ti descriverò, era che non si lamentava per tutto il lavoro che aveva da fare. Sentivi le altre che schiamazzavano dalla mattina alla sera per il troppo lavoro. Invece lei qualsiasi cosa le si assegnava da fare, lo faceva senza fiatare. Lei mi portava molto rispetto, ma diciamo che imparai a conoscerla meglio una volta in particolare...>
<Quando?>
Ascolto attentamente ciò che mi sta raccontando...da quello che mi dice, mia madre era molto simile a me, solitaria, stava sempre sulle sue...anche io sono fatto così. Ora so da chi ho ripreso.
<Un pomeriggio stavo passeggiando nel mio giardino, lei stava pulendo dalle foglie il terreno, ma per sbaglio inciampai e mi caddero tutti i libri che avevo in mano. Entrambi ci cucciammo per raccogliere i libri, e fu li che la vidi veramente per la prima volta: i nostri occhi si incatenarono per minuti e minuti e da lì iniziammo a passeggiare spesso insieme, a vederci più spesso, trovavamo scuse per incontrarci, fino a che la cosa si fece più seria.
Non andò tutto precisamente come lo ho raccontato...lei non poteva rimanere incinta, perchè rischiava di sentirsi molto male, era malata e seguiva delle cure che doveva effettuare una volta al mese. Un giorno però scopri di aspettare un bambino. A me non importava del giudizio degli altri, ma tenevo alla vita di lei e sapevo che se avesse tenuto il bambino lei mi avrebbe lasciato.
Ma era testarda e non volle sentire scuse: era un miracolo per lei e voleva prendersene cura a tutti costi di quella creatura che portava in grembo. Accettai la sua decisione solo quando ti vidi per la prima volta, all'ecografia del quinto mese, quando tra l'altro scoprimmo che eri un maschio.
Lei era molto emozionata e decidemmo subito il nome...>
<Come mai proprio Xavier?>
<Io volevo chiamarti come il padre di tua madre, Samuel, ma lei insistette sul chiamarti come mio nonno, Xavier, perché fu un Re diverso dagli altri, una persona speciale e sentiva che anche tu saresti stato speciale.>
<Ma non è stato così poi...>
<E invece si, chi avrebbe avuto il coraggio di affrontare un discorso come il tuo davanti a tutte quelle persone? Io non ci sarei riuscito e ti assicuro che nemmeno Heatcliff lo avrebbe fatto. Te l'ho detto che sei speciale, anche se non sei un Re fuori, sei un grande Re di spirito, ed è questo che ti distingue dagli altri, il tuo animo, buono come quello di tua madre>
<Ma se ho commesso una grande cazzata!>
<Hey, tutti commettiamo errori...io non sono da meno, non sono riuscito a salvarla in tempo e non ho mantenuto la promessa che le avevo fatto poco prima che morisse: di starti accanto e proteggerti sin da appena nato. Quindi tutti sbagliamo>
Abbasso un attimo la testa, ma quando la rialzo, vedo mio padre sbiancare e iniziare a tossire molto forte.
<Papà! Che ti succede?!>
<Niente, niente, tranquillo, mi era andato di traverso qualcosa...credo che andrò a riposare>
<Va bene, chiamami se hai bisogno>
<Ma certo>
Come mio padre si allontana mi alzo e pulisco la cucina.
Sento squillare il mio telefono e senza guardare da chi arrivasse la telefonata, rispondo, spinto dalla speranza che possa essere lei.
<Pronto?>
<Hey, Xavier, come stai?>
La voce che sento dall'altra parte manda in frantumi ogni mio piccolo granello di speranza che possedevo.
<Hey Jo, sto...bene...>
<Certo, si sente proprio dal tono di voce che hai...>
<Non ho molta voglia di parlare... dimmi...>
<Mi ha chiamato Bella...>
<E cosa ti ha detto?>
Un po' di speranza si riaccende in me.
<Voleva sapere se eri con me, come stai...era arrabbiata, molto arrabbiata, ma si sentiva anche una nota di sofferenza>
<Ah okay...e quando gli hai detto che ero da mio padre cos'ha detto?>
<Ha detto che almeno stavi un po' con lui e magari ti schiarivi le idee...senti amico, io sarò sincero con te...l'hai combinata grossa, è vero, ma secondo me non è finita...non ti arrendere così facilmente...tu e lei se siete insieme state bene, ma se siete separati no... è...come dire...non siete niente l'uno senza l'altro...non so se mi sono spiegato...>
<Si, si, ho capito...>
Sento di nuovo mio padre stare male, ma stavolta non smette di tossire, sembra quasi si stia strozzando e la cosa che mi fa scattare è il tonfo che sento, come se fosse caduto a terra...
<Jordan, chiama immediatamente un'ambulanza all'indirizzo di mio padre, non sta bene e sta soffocando!>
<Si, tu va da lui!>
Lascio il telefono in cucina e corro immediatamente nella sua camera.
La vista che trovo è orribile, mio padre disteso a terra, con le mani al collo come per cercare di liberarsi da una stretta che nessuno gli sta facendo...ho paura e la prima cosa che mi viene in mente di fare è la rianimazione...non mi è mai capitato di doverla fare, ma spero che la fortuna sia dalla mia parte, almeno in questo momento. Troppe sono le cose che mi stanno andando storte negli ultimi tempi e non posso permettermi proprio ora che se ne aggiunga un'altra...non posso perderlo, lui è l'unica cosa che mi rimane della mia famiglia.
Dopo dieci minuti che sto cercando di rianimarlo sento le sirene di un'ambulanza e l'irruzione dei medici in casa. Urlo immediatamente per farli venire in camera e immediatamente gli attaccano tubi e non so cos'altro prima che lo sistemino sulla barella e lo portino  con loro.
<Posso venire con voi? Sono suo figlio>
<Ma certo, vieni>

È da ore che mio padre si trova chiuso in sala operatoria, Jordan e Julia sono qui accanto a me e mi abbracciano, dicendomi che andrà tutto bene e di stare tranquillo.
<Vedrai Xavier, andrà tutto bene, non c'è motivo di preoccuparsi...>
Sento le porte della sala operatoria aprirsi e il rumore dei passi del medico che si avvicinano a me.
Sento tutto offuscato, come se tutto intorno a me facesse l'eco.
Alzo la testa solo quando noto che il dottore si trova ai miei piedi, la sua espressione non mi dice nulla di buono.
<Lei è il signor Foster, giusto?>
Non ho fiato per rispondere e Jordan fa cenno di sì al posto mio.
<Devo darle...una brutta notizia...suo padre...non ce l'ha fatta...mi dispiace...>
Il mio corpo si irrigidisce immediatamente, non sento più nulla intorno a me, il mondo è diventato come un film che sto guardando da fuori, come se io non gli appartenessi.
Le uniche cose che sento sono la stretta al mio braccio di Jordan, l'abbraccio di Julia assieme ai " mi dispiace tanto" e poi le lacrime che escono dai miei occhi, assieme ai singhiozzi.
Non so quanto tempo passo li, immobile, in quella sala d'attesa. Probabilmente ore.
Sento a fatica quello che accade intorno a me: dopo poco Jordan ha telefonato a qualcuno, ma non ho idea di chi fosse dall'altra parte, né di cosa stessero parlando.
Julia è rimasta accanto a me, anche lei in lacrime.
Poi una voce mi risveglia dal mio stato di "incoscienza".
<O mio Dio...Xavier!>
È la voce di Bella, ed è in lacrime. Appena mi vede lascia cadere a terra la borsa e corre verso di me.
Mi si butta letteralmente addosso e mi abbraccia stretto. Io ricambio l'abbraccio, affondando la faccia nel collo di Bella.
Entrambi piangiamo, mi gira molto la testa e il senso di vuoto che mi sento dentro sta diventando sempre più pesante.
<Xavier, scusami, veramente...non sai quanto mi dispiace...>
Mi carezza una guancia, poi porta la mano tra i miei capelli e annulla le distanze tra noi, dandomi un bacio, triste, pieno di dolore, ma sincero.
<Scusami tu, sono stato un coglione nei tuoi confronti>
<Ei, ei, ei...ora basta, non pensarci più, non fa niente, è acqua passata...>
<Ti amo>
<Ti amo anche io, piccolo mio>
Mi lascia un altro bacio, ma ci separiamo quando sentiamo un dottore avvicinarsi.
<Scusatemi se vi interrompo... signor Foster...devo darle una cosa...>
<Cosa?>
<Prima che morisse, suo padre teneva stretta in mano questa foto...>
Il dottore mi porge un foglietto di carta e io lo prendo al volo.
<Grazie>
Bella si avvicina a me assieme a Jordan e Julia...intanto il dottore si allontana.
Butto giù il nodo che mi si è formato in gola e osservo la foto.
Ci siamo io, appena nato, assieme a quella che deduco sia mia madre, una bellissima donna, anche lei mi assomiglia molto...e poi mio padre.
Non reggo più le lacrime e lascio che esse scorrino, rigandomi il viso.
Sprofondo nuovamente tra le braccia di Bella, sperando che questo sia solo un brutto incubo.

Prince -Xavier Foster- IE FanfictionOù les histoires vivent. Découvrez maintenant