Capitolo 4: Acque calme

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Capitolo 4
Acque calme

Il sacerdote arrivò ad Om'Nora, la cittadina portuale dell'Est-Orje, quando ormai l'Unico Sole si era ritirato oltre l'orizzonte. Om'Nora era l'unico avamposto abitato di tutto il continente in cui i Magister erano ben noti e venivano accettati volentieri tra le persone comuni. Tuttavia, in un'occasione come quella, Elzaar non aveva idea di cosa aspettarsi.
Il primo ad accoglierlo fu un uomo andato incontro al suo cavallo ancor prima che questi giungesse in città. – Magister! – lo aveva chiamato a gran voce. – Dovete essere voi, l'uomo che attendo!
- Probabilmente sono io. – aveva risposto il sacerdote. – Voi siete... ?
- Bernhaut. – l'omaccione dalla consistente barba rossa stritolò la mano del mago in una presa che non lasciava scampo. – Lasciatemelo dire, è un onore fare la vostra conoscenza.

Elzaar aveva poi ripreso possesso della propria mano, e insieme si erano diretti a piedi verso il porto della piccola cittadina. Il cavallo, stando a quanto detto da un pastore del villaggio, sarebbe stato ricondotto al Magisterium il mattino dopo.
- Mi è stato detto dall'uomo che si fa chiamare Dravàan che per voi è la prima volta a Mae'grat.
Elzaar gettò gli occhi al cielo, incredulo. – Devo ammettere che vi ha detto la verità. – accordò, domandandosi perché il sommo Dravàan andasse raccontando a tutti quanti della sua inadeguatezza al resto del mondo.
- Vi divertirete, ve l'assicuro. Se vi piacciono il buon cibo e le belle donne, ricordatevi di visitare il Pizzo Nero.
A disagio, il Magister preferì svicolare. – Forse per il cibo. Non penso che gradirei qualcosa del genere, al momento.
L'uomo ritirò l'offerta, sollevando le mani. – Chiedevo soltanto.
Elzaar si fermò come una lepre che avverte il movimento di un predatore nella boscaglia. – Come dite?
- Stavo soltanto chiedendo, Magister.
Il mago provò una strana sensazione e per un istante gli si annebbiò la vista. Probabilmente era soltanto stanchezza.
Al suo ingresso in città, il prescelto del Magisterium venne accolto da più di un'espressione di meraviglia, e neppure i bambini erano esclusi: gli correvano attorno, incuriositi dalle sue buffe vesti. I cittadini di Om'Nora erano protetti dal Magisterium, e ogni Magister era per loro un eroe, un modello, una fonte di ispirazione costante. Inoltre, quel particolare Magister era lì in occasione di un evento molto speciale e le luci della città, che andava illuminandosi per la notte, rendevano il contesto ancora più magico e misterioso. Era stato altre volte ad Om'Nora, ma non l'aveva mai vista così.
Una bambina in particolare riuscì a farsi strada fino a lui tra gli astanti, con il solo obiettivo di schiacciargli un piccolo oggetto nel palmo di una mano con un enorme sorriso. Elzaar studiò l'oggetto misterioso, scoprendo una piccola collana di legno con inciso un amo da pesca.
- Un amuleto. – disse la bambina, saltando due o tre volte per osservarlo un ultima volta. – Ho fatto io l'incantesimo. Ti proteggerà, se tu proteggi noi!
Al Magister gli si formò un nodo in gola. Quella bambina era di un'infinita dolcezza nei suoi confronti, e lui sapeva di non aver fatto nulla per meritarsi tanta riconoscenza. – Sei stata brava. – le disse con un sorriso, indossando la collana davanti a lei. La fanciulla, battendo le mani per la gioia, ritornò dai suoi genitori. Una famiglia splendida: lui doveva essere un fornaio, lei la sua bella moglie coi capelli raccolti in un panno bianco. Elzaar, sorridendo, annuì loro. La coppia ricambiò il sorriso, e il sacerdote proseguì.

Al porto, ebbe finalmente il piacere di vedere il mezzo con cui sarebbe giunto nella capitale: una chiatta larga quanto la piazza di una città, pronta a navigare placidamente sulle acque calme del Piatto – così veniva chiamato il mare che separava l'Orje dal regno di Endomar.
- Rassicurante. – si disse il mago, tra sé. Se un'imbarcazione del genere andava bene, allora il viaggio sarebbe stato poco più che una gita fuori porta.
- Dobbiamo solo ricordarci di restare vicini alla costa.
- Come mai?
- Per i pirati. – spiegò Bernhaut. – I pirati di Endomar.
L'uomo sembrava così sicuro di sé che Elzaar si ritrovò a fidarsi ciecamente della sua aria semplice e genuina. – In ogni caso, non trovate di essere incoerente discriminando in questo modo la gente di Endomar? Voglio dire, non possono essere tutti pirati.
Bernhaut si scurì, la sua espressione mutò senza alcun preavviso in una maschera di minacciosa irritazione. – Se avessi visto quello che ho visto io, ragazzino, non diresti così.
Elzaar tacque. Non ribatté neppure alla parola "ragazzino" che lo infastidì e non poco. Aveva imparato, nel corso degli anni, quando parlare e quando tacere, e in fondo se confrontato con il marinaio dalla barba rossa era sì un ragazzino. – Se temete i pirati, allora trasportate qualcosa di importante.
- Certo, trasportiamo voi. – disse Bernhaut, accennando addirittura a del sarcasmo. Sembrava che il capitano della chiatta non sapesse quando tacere.
- Dico sul serio. – insistette Elzaar.
A quel punto il marinaio sorrise colpito. Con un cenno del capo gli indicò alcune casse che gli uomini del suo equipaggio avevano appena finito di trasportare a bordo e che fino a quel momento non aveva notato.
- Legno, ragazzo. Quattrocentocinquanta tavole di legno della Foresta Muta. Ognuna di quelle dannate casse pesa come tre uomini.
- Così tanto legno... - il Magister si fece pensieroso, osservando la debole imbarcazione. – Sarà in grado di sopportarlo?
- Non diffidate della Masilyn, o potrebbe offendersi.
Il discorso cadde nel vuoto. Bernhaut doveva essere un uomo davvero bonario, perché non mostrava alcun segno di risentimento per la diffidenza di Elzaar. Il ragazzo si spinse ancora più in là, mettendolo alla prova.
- Che razza di pirati ruberebbe del legno? – domandò, quasi come fosse un'insinuazione alla veridicità delle sue parole.
- Pirati che se ne farebbero qualcosa. – Bernhaut rimaneva allegro e solare come al solito, qualsiasi cosa il Magister facesse, ma mai le sue risposte si rivelavano esaurienti e lo lasciarono infine con ancora più domande e dubbi di quanti ne avesse all'inizio della conversazione. – Comunque, è ora di partire. – concluse, dandogli una pacca sulla spalla e facendo strada verso la barca.

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