•capitolo 3•

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A scuola non sono mai andato particolarmente bene: sono sempre stato il classico ragazzo da "è intelligente ma non si applica". Il mio problema è che mi lascio sopraffare troppo dalle cose e trovo sempre una scusa per riporre la mia attenzione su qualsiasi cosa che non sia lo studio.
Oggi è uno di quei giorni in cui vorrei solamente fuggire da questo edificio del cazzo in cui mi trovo.
Ho smesso di ascoltare la lezione almeno mezz'ora fa e ho abbandonato la testa sul banco mentre, con gli occhi mezzi socchiusi, osservo il mio compagno di banco. Lo vedo scrivere, poi sottolineare, poi di nuovo scrivere e tra una cosa e l'altra si sistema gli occhiali sul ponte del naso. Ricordo a malapena il suo nome: forse Jack o qualcosa di simile. Ci avrò parlato 3 volte da quando è iniziato l'anno scolastico, anche perché mi sembra uno che parla davvero poco.
Sto quasi per addormentarti quando la fastidiosissima voce del professore mi trapana i timpani.
"Signor Collins, non la vedo interessato!" Sento e sono abbastanza sicuro che l'intera classe si sia girato verso di me.
Alzo la testa a fatica e confermo la mia teoria. Il professore mi sta guardando con gli occhi fiammeggianti di rabbia e le braccia incrociate sul petto.
"Scusate" biascico passandomi le dita sugli occhi. Effettivamente non ho dormito molto.
"La vedo stanco" proferisce e, diamine, è davvero così evidente?
"Non ho dormito molto" dico e sento qualche risata che fa eco nella stanza.
"Era troppo occupato a farselo mettere nel culo" sento alla mia sinistra. Cazzo.
La classe ride, decisamente. E io mi vorrei sotterrare.
"Smith! Non mi sembra il linguaggio adatto da adoperare a scuola, non trova?" Lo richiama il professore avvicinandosi al banco del ragazzo appena richiamato.
Smith: aka la persona più insopportabile che abbia mai incontrato nella mia vita. O almeno, ai primi posti della mia personale top 10.
Ha sempre immaginato che fossi gay: non che si sbagliasse, anzi. Ma da quando ha cominciato ad averne la conferma, non fa altro che tormentarmi. Non ci faccio molto caso, ci sono periodi in cui tra di noi non vola una mosca e altri in cui ci guardiamo in cagnesco con il solo e unico desiderio di prenderci a pugni.
Ci odiamo, e il motivo non lo sappiamo. Io non sopporto il suo stramaledetto intuito e lui odia il fatto che io sia gay.
Certo, se sapesse che ho una relazione sessuale con uno dei suoi migliori amici, non sarebbe della stessa opinione. Credo.
Potrebbe peggiorare o migliorare.
Lo guardo male e lui ricambia divertito. Evito di rispondere perché so che non finirà bene, nel caso.
"Riprendiamo con la lezione e, Collins, non dorma" Riprende il professore, per poi continuare il suo discorso sulla prima guerra mondiale. E io, da bravo studente scansafatiche, rimetto la testa sul banco. Sti cazzi di tutto: ho altro per la testa.

I corridoi, ogni maledetta volta, trasmettono una sensazione di tristezza incredibile. Sono grigi, bui e puzzano di disperazione adolescenziale.
È sempre stato così: dalla prima volta che ho messo piede in questa struttura, ho capito che sarebbe stato il posto dove tutte le mie turbe sarebbero venute fuori, come un fiume in piena.
Esco nel giardino della scuola, godendomi il sole autunnale sul viso. Fortunatamente non c'è molta gente: mi siedo su una panchina a gambe incrociate mentre poso lo zaino al mio fianco.
Poco dopo vedo Dakota uscire, con i capelli in disordine come al solito: forse si è messo a correre vedendo che non stava rispettando l'orario che avevamo fissato per vederci. Come al solito.
"Scusa" mi dice trafelato mentre si accomoda al mio fianco. Guardo l'orologio e, effettivamente, sono passato ben 4 minuti dalle 10.30 ma forse è colpa mia che sono troppo puntiglioso.
Dopo qualche minuto in cui Dakota è rimasto a spiegarmi i suoi progressi inesistenti in fisica, finalmente le mie orecchie trovano pace ma non sono realmente seccato: adoro riempirmi i timpani con la sua voce, starei ore ad ascoltarla.
"Smith a ore 11" il silenzio dura ben poco, purtroppo, specie dopo una dichiarazione del genere.
Alzo lo sguardo dal libro e noto con immenso piacere il ragazzo entrare nel cortile, seguito da altra gente che avrò visto sì e no 2 volte in tutta la mia vita. Mi stupisco che con loro non ci sia anche Daniel: starà limonando con la sua bellissima ragazza o starà fumando una canna le bagno del piano inferiore, come fa sempre.
"Hey frocetto, che la fai a sederti?" Non posso prendere di stare tranquillo, quando si tratta di avere Smith nei paraggi. Sospiro e lo guardo ma evito di rispondere.
"Immagino che tu abbia organizzato un'orgia con dei vecchi 60enni, o sbaglio?" Continua, provocando le risate di chi gli sta intorno. L'intero cortile si ferma a guardarmi. Io mi chiedo perché ogni volta che mi rivolge la parole deve sempre dare spettacolo?!
"Se ti volevi unire, bastava chiedere" Esagero, decisamente. E detto in tutta onestà, non potrei essere più fiero di me. Mi lascio scappare anche un'occhiolino e un sorriso nella sua direzione. Lui si immobilizza e i ragazzi ridono più forte.
"Che hai detto, testa di cazzo?" Esclama e fa per avvicinarsi e io rimango inchiodato alla panchina, con Dakota al mio fianco che mi guarda a metà strada tra lo stranito e il divertito.
Sento gli amici che lo invitano ad andarsene da lì e, nel giro di qualche secondo, escono dal cortile; non prima di averli lasciato uno sguardo che sprizzava odio e disprezzo da tutti i lati.
"In giorno di questi giuro che ti ammazzo" mi dice, vedo i suoi occhi fiammeggianti di rabbia. Cavolo, per così poco?
Neanche il tempo di ritornare con lo sguardo davanti a me, che vedo Daniel sulla soglia della porta parlare con Smith, il quale continua ad indicarmi.
Rimango con gli occhi fissi su di loro e certo di sembrare il più tranquillo possibile. Ma non lo so, per niente. Soprattutto vedendo Samantha che gli stringe la mano.
Poco dopo entrano le cortile, ma solo loro due, e Daniel mi guarda per qualche istante. Non riesco a capire a cosa stia pensando, mi sembra totalmente impassibile.
Involontariamente, comincio ad agitarmi sulla panchina e a tossire. Dakota, da che aveva lo sguardo sul suo quaderno, si gira verso di me.
"Che ti prende?"mi chiede mettendomi la mani dietro la schiena. Mi passo le mani sui capelli e sul viso.
Già, che mi prende?
Un senso di angoscia si propaga lungo le mie gambe e presto prende tutto il corpo. Mi succede spesso e non lo so nemmeno io perché. Saranno i miei attacchi di ansia ingiustificati e piuttosto frequenti.
"Nulla" sussurro, per niente convinto e il mio migliore amico sembra accorgersene.
"Vado in bagno" dico afferrando lo zaino e non mi volto.
Riesco quasi a sentire lo sguardo di Daniel bruciare sulla schiena, mentre mi allontano diretto nel primo bagno che trovo. Appena arrivo guardo il mio riflesso allo specchio e mi rendi conto di fare piuttosto pena: capelli che non hanno una forma e occhiaie profonde.
Mi sciacquo il viso le lascio che le gocce d'acqua mi scorrano lungo le guance, mentre prendo respiri profondi tentando di riprendere la calma.
Mi succede spesso, di sentire una sensazione nauseante ogni qualvolta lo vedo vicino a me e con lui c'è quella dannatissima ragazza.

***
SA
È la prima volta che scrivo uno "spazio autrice" (wow, emozione). Comunque mi volevo scusare per l'assenza ma sono stata molto impegnata ultimamente.
Votate e fatemi sapere cosa pensate del capitolo. xx

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