17. Il coraggio di ritornare

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Tutta la scuola era riunita nella palestra. La squadra dei Falchi Dorati era stretta intorno al loro attaccante. Il discorso di Isabelle fu molto accorato. "Lo IAD è una scuola dove tutti si sentono a casa. Dove non esiste discriminazione di nessun tipo. Siamo una grande famiglia, dobbiamo sentirci famiglia. Nessuno si deve sentire abbandonato. Spero che nessuno di voi abbia dei pregiudizi di ogni genere. E se avete qualcosa non tenetevi tutto dentro. Confidatevi con i vostri amici, con me, con i professori. Tutti noi siamo qui per aiutarvi e starvi vicino nei momenti più difficili". Furono le parole conclusive della direttrice. I professori annuirono approvando il suo discorso. Dopo qualche secondo di silenzio uno scroscio di battiti di mani si levò per tutta la palestra. Solo un piccolo gruppetto in fondo non applaudì.
Intanto il giovane capitano si dava anche lui da fare per preparare il Pride. Gli si avvicinò un ragazzo "ciao io vi seguo sempre, vorrei anche io far parte dei Falchi Dorati l'anno prossimo!" "Sono contento presentati allo IAD e vedrai sarai anche tu un falco". Carlos si avvicinò ai due "se avete finito di confabulare testa calda ti accompagno a casa". "Ei bisogna essere gentili con i tifosi!" "Si ti manca solo che inizi a distribuire autografi!" Arrivati a casa Cuevara Carlos guardò il giovane falco negli occhi "po'alla con tuo padre" "ma io...non so se..." "non puoi più rimandare ora, tanto lo verrà a sapere!" "Va bene lo faccio". Entrato in casa trovò il padre e il fratello intenti a commentare le ultime notizie del calcio argentino. Gabo si fece coraggio era arrivato il momento di dire tutto Carlos aveva ragione "papà ti devo dire una cosa" guardò il fratello che subito si alzò e si mise al suo fianco come per incoraggiarlo "dimmi figliolo cosa è successo?" "senti non è facile per me dirlo - fece una pausa per cercare le parole giuste - io...mi sono - sospirò - innamorato" Diego sorrise "bene Gabo e dove sta il problema? Non capisco questo tuo comportamento - Diego lo guardò serio - non è che avete combinato qualcosa? Parla chiaro, siete stati attenti? Forse avrei dovuto parlarti prima! Ma pensavo..."Gabo lo interruppe se fosse andato avanti avrebbe perso quel poco di coraggio che aveva "no non è questo. È che...si tratta di un ragazzo". Diego non disse una parola. Si alzò dal divano e con estrema calma si diresse verso il suo studio. "Visto? Adesso non vorrà più essere mio padre!" Lorenzo gli mise una mano sulla spalla per consolarlo "smettila! Dagli tempo".
Gabo era chiuso in camera sua. Diego non era più uscito dallo studio. Non poteva più rimanere in quella casa, sentiva che qualcosa si era spezzato. A scuola non aveva il coraggio di ritornare. Ma dove poteva andare? L'unica soluzione era tornare al suo paese. Da sua nonna. Però così doveva dire addio al suo sogno di diventare un grande calciatore. Non vedeva altra scelta. Il cellulare continuava a suonare, sapeva che erano i suoi amici, non aveva il coraggio di affrontarli, cosa poteva dire? Aveva sbagliato tutto, doveva fidarsi di loro, ma ormai il danno era fatto. Alex continuava a mandare messaggi, ma non voleva rispondere, non se la sentiva. Riempì il suo borsone e senza essere visto da Lorenzo sgattaiolò fuori.
Vagò per le strade della città per molto tempo, alla fine stremato si sedette su una panchina. Ormai doveva aspettare la mattina per trovare un mezzo che lo avrebbe portato ad Alamoseco. Si prospettava una notte su quella panchina, ma tanto non avrebbe dormito di sicuro. Pianse al pensiero di quello che aveva perso, il calcio, il suo grande amore. Ripensò alla notte trascorsa con Alex. La notte più bella della sua vita e senza accorgersene con questo pensiero si addormentò.
"Ei Gabo svegliati" il numero dieci dei falchi si sentì strattonare, aprì gli occhi ma quello che riuscì a vedere era solo un ciuffo biondo. Mise a fuoco il viso del ragazzo, era Carlos! "Che ci fai qua davanti casa mia!" " Casa tua?" Il giovane falco intontito dal sonno non riusciva a capire. "Quella di fronte è casa mia. Ti sei perso? - gli occhi del ragazzo andarono al borsone e subito capì tutto - hai fatto un'altra cazzata! Ma che ti dice la testa!" Gabo non riuscì a trattenere ancora qualche lacrima "ho parlato con mio padre ed eccomi qua!" "ti ha cacciato?" "sono andato via io" "sei una testa calda. Ma lo usi il cervello? Forza andiamo" Il giovane gli prese il borsone "andiamo dove?" "a casa mia" "non voglio" "che vuoi fare? Passare la notte su questa panchina? Muoviti se non vuoi che ti ci trascini a forza!" Il giovane capitano si convinse a seguire l'amico, aveva ragione non poteva passare la notte lì! "Ei gente guardate chi ho trovato qua davanti!" disse Carlos appena entrati in casa. Francisco alzò gli occhi dal giornale che stava leggendo. "Gabo! - esclamò sbalordito il mister - che ci fai in giro a quest'ora?" Intervenne subito sarcastico il figlio "l'uccello ha deciso di prendere il volo". Francisco notò il suo borsone "dove vorresti andare?" "Torno al paese da mia nonna! L'aiuterò nella panetteria" "e il tuo sogno di diventare un grande calciatore?" "appunto era solo un bel sogno!" "Non dire sciocchezze figliolo! Ma hai mangiato?" Gabo scosse la testa "Zoe prepara qualcosa" "subito papà". Francisco prese il telefono "chiamo tuo padre sarà preoccupato!" Il ragazzo cercò di dire qualcosa ma Carlos lo interruppe quasi minacciandolo "non aprire bocca che peggiori la situazione testa calda!"
Le ore passavano e Lorenzo pensò che doveva mettere fine a quella situazione. I due dovevano parlare. Decise di andare dal fratello e dopo aver bussato più volte senza ottenere risposta aprì la porta "senti fratello non puoi andare..."si bloccò vedendo la stanza vuota. Si accorse subito che mancava il suo borsone. Corse dal padre, aprì di scatto la porta dello studio "papà Gabo è andato via!" "come è andato via?" "non c'è il suo borsone, mancano alcune sue cose!" "benedetto ragazzo dove sarà andato a quest'ora? Cosa gli è preso?". " il tuo comportamento non è stato dei migliori papà!" "cosa vi aspettavate è stata una notizia non facile da digerire, dovevo riflettere. Adesso è importante solo trovarlo". Mentre parlava squillò il telefono Diego rispose subito, Lorenzo stette col fiato sospeso, che fosse successo qualcosa al fratello? Si augurava di no. "Era Francisco, è da lui sta bene". Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
"Bene tuo padre è avvisato, questa notte starai qui. Carlos prepara una brandina nella tua stanza" "agli ordini grande capo!" "Smettila di fare lo scemo! E ora a noi Gabo. Oggi ci hai fatto stare tutti in pensiero allo IAD. Ti vogliono bene e ti stanno aspettando. Non buttare all'aria la tua carriera. Sei un grande calciatore, come lo era tua padre alla tua età. Pensaci non prendere decisioni affrettate". "Lui è il campione delle decisioni affrettate" lo schernì Carlos.

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