la malinconia dei ricordi

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Erano passati circa cinquanta anni da quando se n'era andato da quel posto, dopo l'accaduto doveva cercare di andarsene il più lontano possibile. Niente era cambiato da com'era tutto una volta, quand'era ancora un ragazzino pieno di speranze ed energia da vendere, pieno di amore da dare ad una persona in particolare. Rivedeva quei posti con malinconia, cercando di non scoppiare in lacrime ricordando di quei bei momenti che visse col suo primo e unico amore. Certo, dopo lui dovette andare avanti, ma il suo cuore non poteva dimenticarlo, sognava di un futuro con lui che non poteva esistere perché ormai lui se n'era andato e niente poteva riportarlo da lui. Dopo cinquanta anni era ritornato a vederlo, si era fatto coraggio per rincontrarlo un'ultima volta; era una calda giornata d'estate quando entrò nel cimitero e si apprestò vicino ad una tomba con dei fiori fra le mani, un sorriso malinconico accompagnato da un paio di occhi lucidi e una mente piena di bei ricordi. "Ehi Dario, amore mio, mi sei mancato tanto."

Era l'estate del 1970 e Nicolas, così come ogni anno, si apprestava nella sua casa vicino al mare assieme alla sua famiglia. Era un posticino che di mattina e meriggio era piuttosto caldo mentre di sera era un luogo perfetto da visitare grazie ai suoi bei colori e alla nostalgia che emanava. Gli piaceva stare lì, gli metteva gioia seppur non aveva amici nonostante gli anni; aveva incontrato persone ma l'anno successivo non li rivedeva mai, ma ciò non gli provocava un grande dolore al cuore. Sembrava essere un'estate come le altre, ma si sbagliava di grosso.
Una di quelle prime sere di giugno decise di farsi solo soletto un giro per la piccola cittadina, era calma in quelle ore e quasi tutti gli abitanti locali lo conoscevano e gli volevano bene, difatti era sceso per andare a salutarli e avvertire loro del suo arrivo e automaticamente dell'arrivo della stagione più calda. Erano così abituati a vederlo ogni estate che per loro iniziava soltanto quando vedevano il ragazzino salutarli. Quindi una volta ricevuto un caloroso saluto di accoglienza, si mise a passeggiare sulla spiaggia; erano appena le dieci e l'unica luce che aveva era quella della luna che veniva riflessa sull'acqua che, in quel momento, pareva quasi del petrolio. Il mare stava iniziando a portare a riva qualche conchiglia, così il ricciolino iniziò a raccoglierle per fare una piccola sorpresa a sua sorella. Amava stare in quel luogo, gli metteva pace e tranquillità e pareva far annullare ogni sua ansia; era un ragazzino che, nonostante la sua tenera età, pareva aver vissuto qualunque cosa nella sua vita e, tramite alcuni traumi infantili, aveva sviluppato delle strane ansie e paure.
"Non credi che sia un po' troppo tardi stare in giro per un bambino come te?" sentì in lontananza una voce col suono più grave, ad occhio e croce ad un tono del genere lo avrebbe attribuito ad un ragazzo su una ventina di anni. Si voltò lentamente dove provenivano le parole e, senza rispondere, rimase a contemplare quella figura che pian piano si avvicinava a lui.
"Non ti ho mai visto, vengo qui ogni estate da quando sono nato. Praticamente sedici anni."
"Sedici? Nonostante la poca luce parevi molto più piccolo." Si sedette vicino a lui guardando fisso verso il mare che, calmo, continuava a portare a riva delle conchiglie. Era un ragazzo piuttosto alto e, una volta avvicinatosi a lui, poté constatare che aveva probabilmente i capelli mori e una mente davvero particolare.
"Mi sono trasferito qui per l'estate, sono venuto solo io. Avevo bisogno di stare da solo lontano dal resto del mondo e mi hanno consigliato questo posticino." Disse tenendo il suo sguardo fisso verso l'orizzonte senza mai degnare del più piccolo di un'occhiatina. Intanto l'altro se lo squadrava per bene, cercava di notare ogni minimo dettaglio che soltanto la luna riuscisse a scorgere, quelle che nessuno riusciva a vedere o a capire poiché troppo superficiali per comprendere un'anima così profonda.
"Io sono Nicolas comunque, se hai bisogno di orientarti conosco questo posto meglio della mia città natale quindi non esitare a chiedermi, tanto a quest'ora sono sempre qui." Gli propose timidamente mentre anche lui volgeva il suo viso verso la stessa direzione dell'altro; anche se non lo vide, percepì che aveva annuito rimanendo poi in silenzio per tutto il resto del tempo finché, uno di loro due, si alzò e se ne andò diretto verso la cittadina.
Dopo un po' anche il ricciolino decise di avviarsi verso casa, con un mare di conchiglie nelle tasche e pensieri nella testa. Si domandava chi fosse quel ragazzo, quale fosse il suo nome e la sua storia.
Lo affascinava e sapeva per certo che la sua anima era di giovane età ma vecchia di tante esperienze, aveva voglia di conoscerlo e viverlo perché sapeva già che nessuno ne era stato degno. Si conoscevano da così poco tempo ma il corvino già sentiva che sarebbe nato qualcosa fra loro due, non sapeva esattamente cosa ma sapeva soltanto che qualcosa sarebbe successo.
La sera successiva ritornò allo stesso posto e allo stesso orario con un telo da mare e un lettore cd con un paio di cuffie per ascoltare canzoni e sognare di rivedere quel bizzarro ragazzo. Si sdraiò sistemandosi per bene e azionando il lettore si tuffò nuovamente nei suoi vividi ricordi. Ad un certo punto si addormentò perfino, lasciandosi cullare da quel po' di venticello che stava passando mentre le canzoni gli raccontavano tutto ciò che avrebbe voluto dimenticare. Il più grande ritornò ritrovando il corvino addormentato in quel punto della spiaggia, lo trovò adorabile e un non so che di attraente nel suo dolce viso rilassato. Si sdraiò vicino a lui lasciando si che i suoi capelli e la sua schiena si sporcassero di sabbia, portando il suo viso a fissare quello dell'altro che stava dormendo. Poteva vedere ogni suo lato oscuro, quello che le persone nascondono al sole ma che rivelano alla luna. Voleva passare una mano fra i suoi capelli, accarezzarglieli e rimanere in quella posizione magari per sempre. Non aveva mai provato così tanta attrazione per qualcosa di così bello che neanche poteva meritarsi, non sarebbe rimasto così a lungo lì, però voleva un po' viverselo anche lui. Rimase a guardarlo finché non iniziò a dare segno di risveglio, a quel punto quasi si lasciò trasportare dal panico e si mise seduto fissando l'orizzonte come se niente fosse mai successo.
"Per quanto tempo sei stato qui?"
"Per tutto il tempo che è bastato. Comunque io sono Dario."
Dario, Dario, Dario...Il suo nome gli era già arrivato in testa e non appena trovato posto nel suo cervello non aveva intenzione di andarsene via, non così facilmente o forse mai più.
"Domani ti va di portarmi a fare un giro?" chiese cercando di non far trapelare emozioni dalla sua domanda, ricevendo un come risposta un sì prima eccitato e poi più pacato.
Ormai tutti sapevano che si appartenevano tranne loro due.
Il giorno seguente quindi si incontrarono giusto alle porte della città, visto che entrambi alloggiavano più in periferia, iniziando a girare qua e là fino ad andare nei posti più bui che nessuno visitava. Di mattina era una piccola città pittoresca che soltanto i buongustai sapevano apprezzare, un luogo che soltanto chi aveva vissuto sapeva cogliere, un posto perfetto per due persone che si appartenevano. Dario aveva realizzato solo in quel momento quanto piccolo fosse effettivamente il corvino rispetto a lui non solo di età ma anche di statura, si certo lo aveva confuso qualche giorno prima con un bambino ma non aveva ancora potuto ammirarlo alla luce del sole. Avrebbe voluto prenderselo fra le braccia e stringerselo forte, fino a che il tempo non se lo fosse portato via con sé.
Pian piano il tempo passava, fino a far raggiungere ai due ragazzi un mesetto di conoscenza; ormai erano quasi inseparabili e non riuscivano a stare l'uno senza l'altro. Di primo pomeriggio si incontravano in spiaggia per farsi un bagno insieme per poi rivedersi direttamente la notte raccontando di loro e delle disavventure che avevano avuto nel corso degli anni. Non c'era cosa che non sapevano e, nonostante la differenza di età, erano ormai troppo persi per riprendersi da questo sogno fin troppo perfetto.
Si ritrovarono sempre sdraiati nel punto in cui si conobbero, il più piccolo si metteva sempre in pancia in giù con lo sguardo rivolto verso il più grande che narrava sempre qualcosa di diverso.
Un giorno Nicolas parve assolto nei suoi pensieri, non ascoltava l'altro dato che era perso nella persona che si trovava di fianco, stava letteralmente facendo un viaggio che per lui pareva più che fantasioso. Come poteva un giovane adulto di ventiquattro anni innamorarsi di un ragazzino di appena sedici anni?
Quel pensiero se lo stava mangiando dentro, lo stava consumando fino all'ultimo poiché troppo timido per esporre il suo amore, forse futile poiché troppo giovane. Dario notò la sua assenza, difatti si mise nella sua posizione rimanendo a guardarlo fino a che lui non se ne accorse.
"Perché mi fissi?"
"Perché mi piace guardare le cose belle"
Il ricciolino non poté altro fare che arrossire, nascondendo il viso sotto le sue braccia, intimidito e felice dalle parole dell'altro. Le loro facce erano molto vicine ed entrambi avevano una voglia matta di baciarsi, ma forse non andava bene, forse non era la cosa giusta. Nicolas girò il viso dall'altro lato non appena sentì i suoi occhi farsi lucidi, facendo allarmare il più grande. Quella era una delle sue paure più grandi, il non essere accettato dagli altri per quello che era. Aveva sempre amato i ragazzi, ma aveva paura di un giudizio altrui, E se Dario non fosse gay? E se Dario non accettasse la differenza di età? Ingenuamente si ritrovò a singhiozzare quasi dimenticandosi che effettivamente c'era Dario con lui. Non sapeva che fare o come comportarsi, non aveva idea di cosa ci fosse nella piccola di età ma meravigliosa mente dell'altro; però gli venne in mente di una canzone, un qualcosa che sua madre gli canticchiava quando il moro aveva l'età del corvino non appena gli salivano delle ansie, decidendo quindi di proporla a lui.

la malinconia dei ricordiWhere stories live. Discover now