SOLIPSIST / 独身者.

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cos'è che rimane del nostro amore, seo changbin? anzi, oserei azzardare, cos'è che ricordi di noi?

seo changbin, quanto dolce è il tuo nome! diamine, solo a pronunciarlo il cuore mi batte forte, sento una immensa voragine nello stomaco, « sarà perché non ho mangiato? » chiesi a me stesso, la prima volta che mi provocasti questo effetto.

ed è tutta una monotonia, quella che mi fai provare tu, eppure non mi sazia mai, me ne sento così affamato, io, di questo sentimento che mi fai provare, lo sai?
anche ora che mi hai abbandonato, seo changbin, io ancora non mi sazio e vivo nel passato cibandomi di questo vecchio, e subitaneo, ricordo che ho di te.

ti ricordi come ci siamo conosciuti, changbin? te lo ricordi, vero?
avevo bisogno di qualcuno che mi desse ripetizioni in greco perché, querulo com'ero, non riuscivo ad accettare quelle insufficienze che la professoressava adorava darmi.

probabilmente è stato il mio sbaglio più grande, ma da incoerente come sono te lo dico schietto: non me ne pento. è da masochisti.
avevo sedici anni e tu diciotto, eri uno dei senior migliori di quella scuola, e avevo sentito il tuo nome essere pronunciato dalle persone, frequentemente, parevi essere nella bocca delle persone di continuo e questo mi faceva pensare fossi conosciuto tra quelle mura.

avevo sedici anni quando tu, per questo subitaneo, mi rubasti il cuore dal petto senza manco chiedermi il permesso! — che cosa buffa, non l'avresti fatto comunque, sei seo changbin, le cose le hai sempre fatte dirette.
« ciao, la rhee mi ha chiesto il favore di aiutarti con greco. quando sei libero, ragazzino? » ti catapultasti, con la tua solita espressione seccata che spesso mi faceva dubitare ti piacessi davvero, al mio fianco e cogliendomi d'improvviso.

la tua voce, cos'è? perché l'ho amata fin dal primo momento? e le ricordo bene, quelle serate intendo, passate ad ascoltarti cantare e suonare quella solita chitarra, perché tu di nuovo non avevi mai nulla, di un azzurro ormai sbiadito.

e ritornando a quello che eravamo, avevo sempre odiato quando le persone mi chiamavano "ragazzino", pensavo che il mio nome fosse piuttosto bello e non ci vedevo nulla di male per essere chiamato così.
« la rhee? — era la nostra professoressa, poi è morta, un po' mi dispiace — oh? davvero? » chiesi, non sapendo cosa dire e tu annuisti, facendo guizzare i tuoi occhi nei miei.

ho sempre odiato le descrizioni, forse sono una schiappa in tutto, ma eri davvero bello, changbin. lo sei sempre stato, per questo molte volte ti ho odiato; mi facevi sentire così sottomesso a te, così pazzo di un amore cieco che giorno per giorno marciva.

« e mica m'hai risposto, però. vabbè, stellì, facciamo che ci vediamo questo martedì alla biblioteca, verso le due. sii puntuale. » era stata una conversazione frettolosa, non m'avevi dato manco il tempo di mettere in ordine i miei pensieri che te ne eri già andato.

eri un fulmine, tu, un caos caotico che non sapevo mai come prendere; non eri mai sciammanato, ma sapevo che in quella testa di disordine ne potevo trovare in quantità, e forse trovavo pace per questo, con te. perché mi dicevi tutto, e mai mi negavi niente.

sai, eri davvero bravo a spiegare, amavo quando dilungavi quelle specie di lezioni e mi parlavi delle cose a mio parere inutili, come la scesa di cavour o del tuo disprezzamento riguardo i promessi sposi ( e, a dirla tutta, manco a me piacevano ); e sai, ancora? delle voci che sentivo in corridoio tutti dicevano che eri un tipo distaccato con un visino eristico, non parlavi mai di te a chiunque facessi ripetizioni ed esse, soprattutto, durano relativamente poco, giusto il tempo di una spiegazione e via.

« ieri c'era un bel plenilunio, mi sono soffermato a guardarlo per un po', » dissi, d'un tratto, mi avevi assegnato degli esercizi di greco da fare, recentemente quell'episodio mi avevi detto che ero migliorato; portai la mia biro rigorosamente nera alla bocca, quasi mangiucchiandone il tappo, e assumendo una espressione sognante, la galassia in generale m'era sempre piaciuta.

ESOTERICO SUSSULTO, changlixWhere stories live. Discover now