Capitolo 70

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Pov's Flavio

È l'alba, il nostro esercito è pronto. Oggi vinceremo la guerra finalmente, si pentiranno di averci sfidato. Siamo tutti uomini valorosi, coraggiosi e poi io sono uno dei migliori spadaccini al mondo, dopo mio padre naturalmente. Non hanno alcuna occasione di vittoria, ma non sono il perché ho il timore che oggi debba succedere qualcosa di brutto, ho un terribile presentimento. Ma non devo scoraggiarmi, o farmi prendere dal panico, devo essere lucido il più possibile.
Esco dalla mia tenda e mi dirigo in quella dell'imperatore. Entro e lo vedo tossire, ma appena si accorge della mia presenza nasconde subito il fazzoletto che ha utilizzato. La cosa mi insospettisce un po', ma non gli do molto peso, ne parleremo quando tutta questa storia sarà conclusa. Finisce di indossare la sua uniforme. Lo guardo e vedo diverse somiglianze tra me e lui, dettagli che fino a poco tempo fa non avevo mai notato. Nonostante la sua età è ancora un uomo affascinante, ha un portamento fiero ed elegante, capisco bene perché mia madre si sia innamorata follemente di lui, e sono certo che da giovane doveva essere ancora più bello.

Egli si avvicina mi da una pacca sulla spalla e mi domanda: "Allora figliolo, pronto a far rimpiangere a quei maledetti di essersi messi contro di noi?" Faccio un sorriso e rispondo con fierezza e un po' di arroganza: "Ovviamente". Ridiamo entrambi di gusto ed usciamo dalla tenda. Tutti gli uomini si radunano difronte a noi, in attesa di un segno dal loro imperatore. "Mio amato popolo. Oggi scriveremo una pagina della storia. Oggi faremo capire a tutti quanti la nostra forza e soprattutto che non devono mai sfidarci. Oggi batteremo definitivamente il nostro nemico, e potremo tornare finalmente a casa con la vittoria in mano. Facciamo vedere al mondo chi siamo!" A quelle parole tutti i soldi lanciano delle urla, saliamo ognuno sul proprio cavallo e galoppiamo tutti insieme verso il campo di battaglia.

Fino a poco tempo fa sembrava una bella giornata, il sole splendeva, ma adesso la luce del sole è offuscata da delle nuvole nere.
Il nostro esercito è già schierato. Gli arcieri sono pronti a scoccare le loro frecce al segnale. Io, mio padre e altri nobili di maggiore importanza siamo schierati in prima fila, alla testa dell'esercito. Vediamo in lontananza il nostro nemico avvicinarsi. Ne sono rimasti ben pochi di loro, gli uomini sembra che stiano dondondolando piuttosto che marciare. Il loro re, non è più spavaldo come prima. Si vantava che ci avrebbe distrutti, ma adesso suppongo si sia già reso conto che questa battaglia l'hanno già persa ancor prima di iniziare. Ma non voglio essere troppo sicuro di me e sottovalutarli, non dobbiamo rischiare. Sono pronti anche loro, in qeusto momento il mio cuore batte all'impazzata. Ho paura, come ogni soldato. Ho paura di non poter conoscere mio figlio, di non poter riabbracciare la mia Lucia e di non poter più tornare a casa mia. Faccio diversi lunghi respiri per calmarmi.

Vediamo l'esercito nemico avanza verso di noi. Valerio sfodera la sua spada e da il segnale agli arcieri di lanciare le proprie frecce. Molte frecce colpiscono i bersagli, riducendo ulteriormente il loro esercito. Sfoderiamo ognuno le nostre lame e corriamo loro incontro. Colpisco subito diversi soldati uccidendoli, ma dopo qualche minuto, un soldato colpisce la gamba del mio cavallo. Finisco a terra ma mi rialzo subito, non ho tempo da perdere. Colpisco ogni nemico che tenta di uccidermi.
Sembra siano passate delle ore, ma credo che stiamo lottando si e no da un'ora. Sono già stanco, ma non posso fermarmi, chi si ferma è morto. Con lo sguardo cerco mio padre, che vedo poi intento nel finire un soldato.
Sento delle urla dietro di me, mi volto il piu veloce possibile, appena in tempo, se avessi aspettato anche solo un secondo, sarei stato spacciato. Blocco la spada del mio avversario con la mia. Lo vedo fare un sorriso, ma dentro di me penso: "Non sai contro chi ti sei messo" e con poche mosse spengo per sempre il suo sorriso.
Di colpo sento un dolore fulminate al braccio sinistro, ma con tutta la furia che ho in corpo con una singola falcata taglio la gamba dell'uomo che mi ha colpito e lo finisco con un colpo secco al petto.

Ci siamo quasi, ne sono rimasti pochi di loro. Mi volto dietro di me e a poca di distanza c'è mio padre che lotta contro il re avversario. Ma sono fiducioso, conosco le abilità di mio padre, sono sicuro che vincerà lui.
Dopo diversi minuti lo scontro è ancora accesso, entrambi sono ancora in piedi, senza aver inflitto alcuna ferita all'avversario. Un tuono improvviso mi distrae dallo scontro, e dal cielo cominciano a cadere delle gocce d'acqua. Un urlo richiama la mia attenzione, l'avversario di Valerio di tiene il braccio destra, l'ha colpito. Lo sapevo. Ma le mie convinzioni si dissolvono quando vedo Valerio cadere in ginocchio a causa di un colpo ricevuto nella gamba, quella sua caduta da il tempo al suo nemico di infliggergli un colpo al torace. Mio padre cadde a terra disteso. Rimango inpalato a guarda la scena senza riuscire a muovere neanche un muscolo.

I miei occhi si spalancano, la mia bocca rimane aperta e da alcuni istanti, mi riprendo, brandisco la mia spada e corro incontro a quell'essere urlando dalla rabbia. Sento il mio sangue ribollire, i miei occhi si infuocano furiosi. Egli riesce a schiavre il mio primo colpo, ma non gli darò tregua, quell'essere deve morire. Finalmente sono io a colpirlo con la mia spada, ma sembra non volersi arrendere, beh neanche io lo farò. Il nostro scontro continua, siamo entrambi affaticati, fradici a causa della pioggia, ci fissiamo negli occhi e mi accorgo che stanno tutti guardando noi. Lo attacco nuovamente, lui blocca la mia spada con la sua, ma faccio una cosa che egli non si aspettava, tiro il suo piede verso di me, faccedo scivolare grazie anche all'aiuto del terreno bagnato e quindi scivoloso, ne approfitto anche per sottrargli la spada. Ora egli è disteso a terra disarmato e con la mia lama puntata alla gola. Lo guardo negli occhi e gli do il colpo finale.

Corro da mio padre, mi inginocchio accanto a lui e getto la spada. Controllo la sua ferita che sanguina, urlo: "Presto, un medico, presto!" Egli richiama la mia attenzione prendendo le mie mani, cerca di dire qualcosa, ma è troppo debole e così gli dico:"Non parlare, non ti affaticare. Stai tranquillo andrà tutto bene" Ma sembra non voler sentire ragione e con le poche energie che gli rimangono sussura: "Ascoltami figlio mio, ti prego. Ti chiedo nuovamente scusa per tutto quello che è successo, ma voglio dirti che sono fiero di te. Mi dispiace solo lasciarti proprio adesso che finalmente avevamo iniziato ad avere un bello rapporto, avrei voluto avere più tempo per stare insieme a te, a Lucia e per conoscere il mio nipotino. Ma sono anche felice, perché finalmente potrò rivedere tua madre, la mia amata Sibilla. Ti voglio bene figlio mio." In questo preciso istante i suoi occhi si chiudono. I miei occhi pizzicano, delle gocce bagnano il mio viso, ma è la poggia, sono lacrime. Urlo e lo chiamo ripetutamente, ma da non ricevo alcuna risposta, tutti i miei soldati si radunano attorno a noi e danno il loro saluto al proprio sovrano inginocchiandosi.

Amore impossibile حيث تعيش القصص. اكتشف الآن