L'Ultimo Dorcha

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L'Ultimo Dorcha è pubblicato in self su Amazon e l'ho acquistato in preordine in ebook.

L'autrice, Arianna Colomba, è presente su Wattpad come SilverColben.

Cominciamo col dire che mi aspetto una cura differente rispetto ai racconti pubblicati gratuitamente su Wattpad e da un lato ci son rimasta un po' male nel trovare diversi refusi e qualche errore, tipo l'uso del te al posto del tu, un regionalismo, ma devo dire di averlo trovato giusto tre o quattro volte in tutto il racconto e solo negli ultimi capitoli. Non so se l'autrice si sia avvalsa dell'aiuto di un editor o si sia lanciata in questa seconda avventura da sola (ricordo, per chi non lo sapesse, che questo è il secondo libro pubblicato in self e il primo aveva più problemi nei primi capitoli di quanti ne abbia trovati in tutto il secondo libro; tutta esperienza), nel qual caso davvero complimenti per coraggio e risultati ottenuti, che non sono trascurabili.

Parto con le cose che non mi hanno convinta, che devo dire son poche, perché poi preferisco concentrarmi su altri aspetti. Innanzitutto si vede la cura messa nella scelta di termini ed espressioni, ma in tutto il libro non ho trovato il termine mano destra o mano sinistra neanche a pagarlo a peso d'oro. È giustissimo non ripetersi, ma non è neanche molto diffuso, nella mia esperienza, l'uso dei termini "mano preferita" oppure "la dritta" e "la mancina" per indicare le mani destra e sinistra. Non è un vero problema, intendiamoci, ma il linguaggio usato per la narrazione è leggero e semplice e non vedo la necessità di usare sempre e solo quei termini, ma ammetto che questa è una mia preferenza. Tornando al linguaggio usato, ho trovato termini moderni o addirittura in lingua francese. "Touché", inteso come espressione di meraviglia nei confronti di chi ci ha sorpreso, è non solo in lingua differente, ma sottintende anche che nella storia esista quella lingua. Ho letto tutto il libro, ci tengo a precisarlo, e nonostante tutto resto di questa opinione, autrice e lettori che lo abbiano completato capiranno la mia allusione.

Il linguaggio e i termini usati mi portano ad analizzare l'originalità della storia. C'è, non si discute. Però i primi capitoli lasciano l'impressione che ci si muova nel mondo di Sapkowski e del suo Geralt; ci si muove in un mondo morente, corrotto e cupo, dove i Dorcha hanno accesso a un certo tipo di magia e hanno anche l'aspetto di uno strigo. E basta. Le analogie finiscono qui, perché Arianna ha reso le regole del suo modo ferme e decise e la storia, tutta, è originale con le sue implicazioni nella vita dei personaggi che la vivono e ne permettono lo svolgimento. Ci sono altri elementi che ammiccano a usi o storie già scritte, basti pensare alla scelta di assegnare Doe come cognome a un personaggio dalle caratteristiche particolari (niente spoiler, ma non mi è sfuggito e devo dire che comunque mi è piaciuto, se poi mi sbaglio mi farebbe piacere saperlo) oppure alla visione che Gareth il Dorcha ha dell'Oltremondo e dei dettagli che vede nelle persone che osserva, fa molto Death Note e occhi degli Shinigami. Sono dettagli che non mi fanno storcere il naso, ma mi dicono molto sulla formazione dell'autrice, che ritengo del tutto simile alla mia. Qualche altro piccolo dettaglio non lo nomino perché lo ritengo uno spoiler abbastanza ingombrante, ma mi fa pensare abbiamo letto gli stessi libri. Quindi, qualunque cosa se ne possa pensare, per me è un punto a suo favore e di familiarità di ciò che scrive.

L'ambientazione, come dicevo prima, è quella di un mondo fantasy, in cui si conoscono più tecnologie e anatomia rispetto al classico medioevo anglosassone; il mondo descritto è cupo, violento, poco incline alla speranza e in cui la popolazione ha solo paura e voglia di sopravvivere e si lascia facilmente sopraffare dagli istinti più turpi e violenti che l'umanità conosca. In questo mondo flagellato da una pioggia incessante e inspiegabile, conosciamo la povera Estrella, in un prologo di cui mi sono innamorata alla prima lettura, quest'estate su Wattpad per uno scambio; sapevo che la storia avrebbe meritato e quando ho avuto il sentore e poi la certezza che sarebbe andata in pubblicazione, ho deciso di fermare la lettura ai primi capitoli e attendere. Decisione più che corretta, visto che non ha deluso le mie aspettative.

Parlavo di Estrella. Le sue vicende fungono da introduzione alla storia, lasciano comprendere la situazione di quel mondo e lo stato d'animo di chi ci vive. Subito dopo incontriamo i veri protagonisti della storia: Gareth e Sive. Lo dico immediatamente e non lo considero spoiler perché si intuisce quasi subito l'importanza del loro rapporto e della loro storia: la tanto agognata ship che molti lettori cercano c'è, ma non è banale. Io credo poco nel colpo di fulmine, reale e letterario, e parto prevenuta quando mi rendo conto, dalle prime righe, che due personaggi avranno un rapporto particolare. Un po' ho storto il naso, lo ammetto senza remore. La costruzione della storia è abbastanza veloce, non ho contato letteralmente i giorni, ma non dura più di un mese, finale escluso, troppo poco per instaurare un legame affettivo forte e duraturo. Però le vicende e soprattutto il modo in cui Gareth e Sive vengono in contatto rendono il tutto abbastanza duro e complesso da giustificare ciò che poi viene dopo. A tal proposito mi viene in mente di metterci qui un appunto, più per i futuri lettori che per l'autrice; non ci sono scene di sesso. Lo dico chiaramente, perché mi è capitato di parlarne con Arianna (che bello l'uso dei social). A lettura completata avrei trovato anche solo una scena di sesso svilente nei confronti dei personaggi e della loro storia, non sarebbe stata una naturale conseguenza delle loro azioni e sono felice di non averne trovate, nonostante un certo tipo di tensione tra loro ci sia, di tanto in tanto.

Passiamo quindi ai personaggi. Gareth è a tutti gli effetti il protagonista. Ha la sua storia complessa alle spalle, è vero, e ha dei valori molto forti, in cui possiamo anche non ritrovarci, ma è abbastanza coerente con se stesso. Un piccolo appunto, anche qui, devo mettercelo. All'inizio le sue regole ferree, quelle dei Dorcha e dell'Equilibrio, mi sono sembrate rigide e difficili da gestire in un racconto se si vuol mantenere un minimo di coerenza. Ho avuto diversi dubbi proprio sulla coerenza in più di una scena. Per far capire all'autrice e a chi avesse letto il libro senza fare spoiler, il punto cruciale sulla scogliera e ogni volta in cui Gareth si è reso conto di ciò che stava provando. Li ho ritenuti un po' forzati e cozzanti con la coerenza che tanto adoro. Alla fine un po' mi sbagliavo e ne sono felice, ma qualche piccolo dubbio, che non ha affatto influenzato negativamente il mio giudizio, mi è rimasto. L'ho relegato nel cassetto "sarebbe interessante parlarne". Comunque tutto rende Gareth un personaggio tormentato quanto basta, senza annoiare e senza voler esagerare sui sensi di colpa, il giusto.

Passiamo a Sive. Povera, piccola, dolce Sive. Da subito si ha l'impressione che sotto c'è qualcosa di più della tenera fanciulla, bella e indifesa. Non che non lo sia e un po' fa pensare, perché la storia, nel suo complesso, è davvero strutturata bene e durante la lettura mi chiedevo ogni tanto del motivo che aveva spinto l'autrice a renderla una Mary Sue. Il motivo ovviamente c'è e non è neanche forzato, ciò non toglie che a pelle ho sempre preferito Gareth, e non per i suoi bicipiti o per le sue cicatrici.

Altro personaggio interessante e che mi ha colpita è Jhon Doe, che si incontra più o meno a metà storia. Non entro nei particolari, perché mi è piaciuto molto fantasticarci su e scoprire dettagli su di lui, ma ne sono rimasta affascinata e ho messo anche lui nel cassetto del "sarebbe interessante parlarne".

Nel complesso i personaggi sono ben caratterizzati, hanno una loro collocazione nella storia, muovendosi e parlando nel modo giusto per il quale sono stati creati. Inoltre a volte ho trovato, in altri racconti, stereotipi gestiti male dagli autori. Per intenderci: bambini eccessivamente lagnosi, ragazzine come oche giulive, madri in perenne conflitto con i figli, uomini di potere accecati da un insensato odio verso i sottoposti. Qui tutte queste cose non ci sono. I personaggi sono variegati, come deve essere, e vanno dai bambini agli adulti, passando per nobili e popolo, per umani e non umani. Hanno tutti un comportamento consono al loro ruolo e dialoghi e atteggiamenti non sono forzati. Questo significa che Arianna è riuscita a calarsi in tutte le parti senza alcun problema.

Volendo dare uno sguardo del tutto generale e comprensivo dei molteplici aspetti di un racconto, devo dire che la storia è godibilissima e si legge senza intoppi. Un piccolo rallentamento l'ho trovato proprio poco prima del momento topico e anche poca chiarezza verso la fine, dove da un luogo chiuso, angusto e buio, mi son ritrovata all'aperto senza rendermene conto. Ma sono davvero piccolezze che non mi hanno fatto odiare il racconto e che, tutto sommato, posso aspettarmi in un self.

Concludendo, direi che Arianna ha tanto da raccontare e con questa storia è riuscita a toccare le giuste corde della mia fantasia senza evitare temi come la paura dell'ignoto e della morte e la diversità.

Racconti sul comodinoWhere stories live. Discover now