L'Istantanea (3867 parole contatore Word)

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Il gazzettino di Cestaricca da un po' di mesi era costretto a titolare: "Per l'ospizio comunale, di recentissima costruzione, i periti ipotizzano problemi di staticità"; "Lievi infiltrazioni d'acqua nelle stanze di Villa Fiorita"; "Cade un pezzo d'intonaco da una parete esterna di Villa Fiorita: nessun ferito grave, solo un ospite lievemente contuso". Il CestariccaNews, notiziario della modesta radio locale, gracchiava da giorni: «Tarallo chiede il secondo mandato per le regionali. Domenica ci si vede in pazza, stringeremo la mano al nostro governatore. Pizza fritta e sciatt gratis per tutti!»

Le stradine cupe e contorte di Cestaricca, tutte immancabilmente in salita o in discesa, erano tappezzate di manifesti elettorali sui quali campeggiava la faccia olivastra e rugosa di Paolo Tarallo – il fotoritocco aveva potuto poco con lui – il suo sguardo acuto e accigliato era sulle mura esterne di molte case e su ogni cartellone pubblicitario di Piazza della Cuccagna, la più grande del paese.

Cestaricca non contava moltissimi abitanti, 343 quelli residenti, quasi tutti anziani, eppure durante le festività la popolazione triplicava, addirittura quadruplicava durante il Natale; i figli, i nipoti, che si erano allontanati per lavoro, tornavano dai propri genitori, cugini e zii e si ritrovavano attorno alle rispettive tavole imbandite per festeggiare insieme.

Anche Tarallo era tornato in paese, il suo paese, ma non per i genitori, che aveva perso quand'era bambino, o la nonna, passata a miglior vita due anni prima, ma per suo cugino: il Sindaco di Cestaricca. Per giunta, le regionali si sarebbero svolte nei primi giorni del nuovo anno, il suo paese rappresentava un sostanzioso bacino di voti sicuri sui quali contare per la rielezione; in paese tutti conoscevano Tarallo, e tutti, in un modo o nell'altro, gli avevano chiesto favori ed erano suoi debitori. A Cestaricca tutti erano amici del presidente, i lavori comunali erano eseguiti dagli amici del presidente, il Sindaco era amico e cugino del presidente, la polizia locale e i periti erano quasi tutti amici del presidente e, il presidente, aveva sempre un occhio di riguardo per i suoi polli. Insomma Cestaricca era un gran bel pollaio nel quale tutti beccavano, oltre a spulciarsi a vicenda: nessuno si permetteva di contestare l'operato altrui, indirettamente avrebbe contestato il proprio lavoro, o quello di un amico. Il Gazzettino di Cestaricca e il CestariccaNews erano i fari, di parte, su quel gran bel pollaio.

Tarallo, di comune accordo col Sindaco, suo cugino, aveva deciso di offrire agli ospiti di Villa Fiorita, la casa di riposo comunale, il cenone della Vigilia – quella del cenone, assieme all'offerta di street food in piazza, era una delle tante trovate/manovrine che gli servivano per raccogliere consensi usando i soldi della collettività. Dal canto suo la collettività era orgogliosa di annoverare fra i concittadini un governatore tanto generoso che si batteva a spada tratta per il benessere dei propri compaesani, nella fattispecie dei vecchietti dell'ospizio. Quel Natale, per Cestaricca, sarebbe stato memorabile, soprattutto se si trattava del Natale che precedeva la rielezione di Tarallo a governatore.

«Buon pomeriggio, Paolo, e buona Vigilia!» si scappellò il Sindaco dando il benvenuto a Tarallo sull'uscio di Villa Fiorita, quindi salutò i suoi collaboratori, alias guardie del corpo, alias tirapiedi. L'entourage di Tarallo, formato da gente schiva e sfacciatamente camaleontica, calcolatrice, lo seguiva dappertutto; si trattava di tre figure lunghe e sottili, letteralmente delle ombre inquietanti, con labbra sottili e lo sguardo nascosto dietro delle lenti scure.

«Buona Vigilia, cugino!» replicò Tarallo con tono altero. E sfilò con garbo il capotto.

Il Sindaco, non per affetto, ma lecchino come chiunque dipendesse dai favori di Tarallo, prese il cappotto del governatore e, non visto, in quattro e quattr'otto se ne sbarazzò allungandolo a un infermiere di passaggio.

Tarallo, uomo di un metro e sessanta scarso, entrò con passò cadenzato nella sala mensa dell'ospizio addobbata e illuminata come non mai. Gli infermieri avevano pulito i neon, che adesso facevano luce due volte di più, e, intorno ai fili elettrici che reggevano le plafoniere, avevano attorcigliato dei festoni corposi e dorati; il fulgore delle luci e lo scintillio dei fili inondavano il soffitto di riflessi e attraevano lo sguardo stupito dei vecchietti che, poverini, in quella sala non avevano mai visto nulla di più sfavillante né ricevuto tante attenzioni tutte in una volta. Delle rigogliose stelle di Natale coloravano tre angoli della sala, il quarto era riservato all'alberello di Natale; i tavolini di plastica da sei posti, che ogni giorno erano delle isole semisilenziose, erano stati accostati per formare un'unica grande tavolata.

L'istantaneaWhere stories live. Discover now