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Emily faticava a mettere insieme due parole, cercava di non dare a veder quanto era devastata ma non le riusciva affatto e vederla così mi feriva profondamente facendomi molto arrabbiare.
Da circa due settimane Martines, il suo ex ragazzo, la perseguitava e minacciava come un vero stalker.
Era arrivato persino a dire che avrebbe ucciso suo fratello se lei non mi avesse lasciato, mi sentii tremendamente in colpa capii che mi aveva voluto parlare da soli in quel modo e soprattutto di persona, perchè voleva lasciarmi.. con tutte le ragioni ovviamente, non aveva senso mettere a rischio la vita dei suoi cari per una storiella delle superiori no?
Cercavo di convincermi che fosse così ma mi sentivo comunque devastato, non riuscivo a guardarla.. l'avevo persa ancora prima di quanto avevo immaginato, anche se sapevo di non meritarla avevo sperato di avere più tempo.
Lei tentava di rassicurarmi dicendo che la polizia lo avrebbe fermato, ma sentivo che non ci credeva -Emily, so a cosa arriveremo. Non preoccuparti.. capisco di essere un problema credo che sarebbe giusto smettere di..- sentii le parole morirmi in gola, la tristezza avvolgermi  nel suo oscuro mantello.
Lei mi guardava senza dire una parola ma quando vide che non riuscivo a continuare la frase mi prese una mano e mi guardò con dolcezza scuotendo la testa, non voglio abbandonarti ma è per il tuo bene amore mio..
Io voltai lo sguardo dall'altra parte e scansai la sua mano senza cattiveria sospirando -davvero dovremmo evitare di frequentarci, non voglio essere un pericolo per te.. potrai rassicurarlo e magari ti lascerà stare- mormorai con le lacrime agli occhi, non avrei mai pensato si potesse stare tanto male per una persona..
Sentivo crollare ogni mia certezza anche non legata a lei, un peso sul petto che mi bloccava il respiro poi sentii le sue mani sul mio viso, mi accarezzò e mi costrinse a guardarla in faccia.
Aveva anche lei gli occhi lucidi e arrossati, scosse la testa e mi strinse a sè in un abbraccio -non ci pensare nemmeno- sussurrò, mentre io immobile cercavo di regolare il respiro.
Aveva la voce pregna di pianto e il cuore batteva che fortissimo, o era il mio?
Mi allontanò da sè e mi guardò facendo un sorriso mesto, prendendomi una mano -io ti ho raccontato tutto questo per essere sincera e metterti in guardia. Non per perderti, quel ragazzo mi ha rovinato la vita già per troppo tempo, io non voglio più sentirmi la sua vittima e lasciare che mi tolga tutto quello che mi rende felice capisci?- commentò con un tono duro che non ammetteva repliche, mi strinse la mano e continuò -io non lascerò che ti succeda niente e nulla accadrà a mio fratello, si sa difendere piuttosto bene- ammise con un leggero sorriso malizioso.
Non sapevo che rispondere non avrebbe ammesso repliche ma io temevo veramente potesse capitarle qualcosa, lei si sporse verso di me -non lasciarmi, non farlo vincere ti prego.. resta con me solo così mi salverai- guardai i suoi occhi dai quali scivolò solitaria una lacrima.
Gliel'asciugai e appoggiai la mia fronte alla sua -tu e io contro il mondo?- sussurrai, vidi un ampio sorriso illuminarle il volto -contro tutto e tutti- aggiunse contenta.

***
Mio padre e mia madre mi guardano con circospezione seduti sul divano mentre Michael che sembra più calmo è rimasto in piedi nonostante io gli abbia chiesto più volte di accomodarsi.
-Dato che oggi saremmo dovuti essere tutti nella stessa casa- esordisco allora, in attesa -ho deciso che sarà questo il giorno in cui mi darete finalmente le risposte che cerco- a queste parole mia madre sussulta spalancando gli occhi.

-il dottore ha detto che..- prova a intervenire mio padre poggiando una mano sulla spalla della mamma ma io con un gesto richiedo il silenzio -papà so molto bene cosa ha detto il dottore- mormoro tranquillamente -ma so anche di essere abbastanza forte per resistere ad un racconto non fasullo come quello che mi avete rifilato fino ad ora.- aggiungo con un tono leggermente più duro.
Michael sospira e annuisce piano -da cosa vuoi cominciare?- mormora tremante, mia madre si volta a guardarlo con uno sguardo di fuoco e scuote piano la testa.

-Derrick non cominciare l'ultima volta che abbiamo provato a parlarne, dallo stress sei finito nuovamente in ospedale- mormora a denti stretti, pare così arrabbiata.. ma prima che possa finire di parlare io la incalzo -so bene cosa è accaduto e cosa ho provato in quel momento mamma- ammetto con tono pacato -so anche di aver reagito in quel modo per rabbia e un po' meno per lo stress- aggiungo gelido guardandola dritto negli occhi, lei distoglie lo sguardo e io aggiungo -oggi sono piuttosto tranquillo e se voi non mi farete innervosire inventandovi storielle e mentendo come avete fatto fino ad ora nessuno andrà via da questa casa in ambulanza-.
Sono tutti molto contrariati dal mio tono di superiorità e io mi sorprendo di me stesso e del mio modo antipatico che sto sfoggiando in questo momento che non è affatto da me.. ma non demordo e continuo: -se non  vorrete dire niente non dovete preoccuparvi so chi potrà essermi di aiuto e sta arrivando- rimangono scioccati da ciò che ho appena spoilerato ma non mi sorprendo più di tanto anzi ne rimango compiaciuto.

-di che stai parlando- mi chiede Michael con voce strozzata sedendosi, finalmente.
Guardo l'orologio e con un sorriso sornione -lo scoprirai veramente presto se la mia fonte è una persona puntuale- commento, loro sembrano quasi spaventati non so cosa si aspettino magari un mostro? chissà se saranno sorpresi di vedere Ashley o meno.
Lo scoprirò tra pochi secondi, noto dalla finestra la luce dei fari di un auto spegnersi proprio in questo momento e mi alzo dalla poltrona senza aggiungere altro, i miei e Mich mi seguono con lo sguardo ma rimangono seduti quasi come se le loro gambe fossero diventate di pietra, mi avvicino alla porta e vedo dallo spioncino una giovane ragazza dai capelli dorati rassettarsi i jeans e chiudere la portiera, voltandosi verso casa mia per poi guardarsi attorno con circospezione, giunta davanti alla porta sospira e bussa delicatamente, io aspetto un attimo e apro la porta con un sorriso: per non metterla a disagio, che lei ricambia mestamente.

-ciao Derrick, sono contenta di vederti- mormora imbarazzata, io annuisco prima di replicare -anche io, molto. vieni entra pure- asserisco poi spostandomi per permetterle di entrare cosa che lei fa molto timidamente, la scorto in salotto anche se pare sapere meglio di me dove si trova.
Entra nella stanza ritrovandosi gli sguardi di tutti addosso -buonasera- dice allora con fare imbarazzato rimanendo in piedi al centro della stanza, mia madre si porta una mano sulla bocca per la sorpresa, mio padre sembra congelato e Michael fissa Ashley come se avesse appena visto un fantasma.. lei ricambia lo sguardo di quest' ultimo in particolare e sento che il suo fiato si accorcia come se avesse paura, le poggio una mano sulla spalla facendola trasalire, quando si volta a guardarmi, io le indico la poltrona sulla quale sedevo poco prima -ti prego siediti pure- le dico cercando di non mostrare la mia agitazione così da tranquillizzarla.
Lei annuisce e prende posto, mentre io cerco di sviare l'attenzione da lei e concentrarla su di me:
-ora che siamo al completo- esordisco emozionato -voglio chiedervi solo una cosa. La sincerità, non mi spingerò troppo nei dettagli voglio solo qualche risposta- mormoro guardandoli uno ad uno, Ash mi sorride dolcemente e annuisce mesta mentre prende parola -va bene, ma non sarà facile né per noi, né sicuramente per te.. quindi non andare troppo di fretta okay?- commenta con sincera preoccupazione, sento il cuore a mille e gurdandola negli occhi annuisco, mia madre contina a torcersi le mani e mordersi il labbro in preda all'ansia perciò prima di dare il via a tutto concedo una pausa.

-prima però mamma, che dici facciamo una merenda?- chiedo cercando di sollevarla dalla sua paura, lei tristemente fa un cenno di assenso e cerca di alzarsi, la accompagno in cucina e mentre lei taglia la tortina e versa il tè nei bicchieri in cui io ho messo del ghiaccio cerco di instaurare con lei una conversazione -mamma so che sei preoccupata, e capisco che come ho reagito la volta scorsa non aiuta a tranquillizzarti ma io so che andrà tutto bene e tu... dovresti cercare di fidarti di me. Te ne prego..- lei pare non ascoltare così cercando di non perdere la pazienza continuo a parlare io -io ho paura come te e non voglio tornare in ospedale te lo giuro, voglio starci lontano per quanto possibile ma, immagina come ti sentiresti a ricordare le cose a metà ad avere sempre un sacco di buchi che non ti permettono di conservare i momenti felici...- mi viene quasi da piangere.
-andrà bene- sussurra allora lei voltandosi a guardarmi -sono fiduciosa- dice facendo un leggero sorriso e abbracciandomi per poi farmi cenno di tornare in salone.

La Prima NeveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora