Capitolo 4

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Sono passati quattro giorni, ma della strega ancora nulla. Derek è stanco, tutti lo sono, ma sa che non può arrendersi.
La sera prima, quando è riuscito a tornare prima che Stiles prendesse il suo latte e gli si è seduto accanto sul divano, il bambino gli si è accoccolato contro e ha iniziato a parlare.
"Lo sai? Mamma e papà sono in vacanza, sono andati su una montagna alta alta perché lì c'è un'amica di mamma che non vede da un sacco!" gli ha raccontato.
Derek aveva ascoltato quello e altri aneddoti, altre cose che Stiles diceva di aver fatto con i suoi genitori o a scuola, poi l'aveva portato a letto e si erano addormentati. Il mattino seguente, però, era andato dallo sceriffo. Aveva bisogno di sapere che quelli di Stiles non fossero ricordi reali, ma frutto dell'incantesimo o della sua fervida immaginazione. Non era stato così.
John gli aveva raccontato di quella gita in montagna, di quanto Stiles si fosse arrabbiato per essere rimasto a casa di una sua vecchia zia, ma di quanto fosse stato impossibile portarlo con loro: l'amica di Claudia era gravemente malata e loro erano andati lì per il suo funerale.
È per questo che Derek continua le ricerche senza sosta, a volte anche da solo: non vuole che Stiles, tra pochi giorni, cresca. Non vuole che Stiles torni ad avere nove anni e tutti i suoi ricordi, vividi, legati a quella età.
È la sera del tredicesimo giorno e Derek ha deciso di saltare le ricerche. Ha comprato il DVD di Up, che Stiles ha guardato in tv il giorno prima, e si è seduto sul divano per riguardarlo con lui.
"Derek, è bellissimo! Ci sono un sacco di palloncini e la casa vola e c'è un uccello fantastichissimo!"
Derek ha sorriso a quell'entusiasmo e si è lasciato convincere, non che non lo fosse già da quando il bambino gli aveva detto "Devi vederlo con me! È bellissimo e dato che è bellissimo, lo voglio rivedere con te!".
Sono le dieci quando il film finisce e Stiles ha cominciato a sbadigliare già da dieci minuti. Derek spegne la tv con il telecomando e fa per alzarsi, per portare Stiles a letto, ma il bambino gli si preme ancora di più addosso, affondando il viso nel suo collo, come fa ogni notte prima di addormentarsi e ogni mattina appena sveglio.
Derek gli cinge la vita e resta sdraiato lì. Beandosi di quella pace e di uno dei rari momento in cui Stiles è fermo e non parla senza sosta.
Passano solo due minuti, però, prima che il piccolo cominci ad agitarsi e cambiare posizione.
"Non riesco mai a stare fermo e zitto! Anche le maestre mi sgridano sempre, ma mamma dice che è solo perchp sono speciale e ho un sacco di energia!" esclama, mettendosi con le ginocchia sul divano e guardando Derek dall'alto.
"La tua mamma ha ragione, sei davvero speciale" afferma il mannaro, senza essere sicuro di star parlando al bambino e non alla sua versione adulta.
Stiles si blocca, arrossisce di botto e poi scende dal divano.
"Dai! Andiamo a fare la nanna!" urla, correndo verso la camera da letto.
Derek sbuffa un sorriso e lo segue.

Quando si risveglia, il mannaro si sente strano. Aveva deciso di nona ddormentarsi, ma a quanto pare è comunque crollato mentre guardava Stiles dormire. Solo che non è questo a stranirlo, ma l'odore che impregna la stanza.
Appena il suo cervello lo associa al sentimento della tristezza, Derek apre gli occhi di scatto, girandosi verso destra.
Stiles è sotto il lenzuolo, sdraiato sul fianco e accoccolato, con anche la testa coperta. Derek sente che è sveglio, ma lo osserva ancora un po'.
È più alto del giorno prima, ma comunque molto magro. Il suo odore di base è lo stesso, ma la tristezza lo rende diverso allo stesso tempo. Tutto quello a Derek fa stringere lo stomaco, non voleva assolutamente che succedesse, ma se lo aspettava.
Cercando di non spaventarlo, si sposta verso quel bozzolo di cotone, mettendogli una mano sulla spalla e tirandola subito indietro quando un singhiozzo scuote quel piccolo corpo.
Il mannaro non sa cosa fare, non era pronto, non lo sarebbe mai stato ma sa che deve fare qualcosa. L'unica soluzione è seguire l'istinto.
Si sposta ancora di più, fino a riuscire a cingere completamente Stiles che ora singhiozza e piange, cercando di non fare troppo rumore.
"Puoi piangere" gli dice, "puoi piangere tutto il tempo che vuoi, io sono qui".

Stiles si calma dopo quasi un'ora. Derek l'ha sentito ripetere "Mamma" più di una volta e l'ha sentito rilassarsi lentamente tra le sue braccia. Quando il suo respiro è finalmente regolare, Derek azzarda a parlargli.
"Che ne dici se ti giri verso di me e mi fai vedere i tuoi occhi?" chiede.
Stiles resta ancora qualche minuto di spalle, poi sbadiglia e si volta.
Derek gli rivolge un sorriso incoraggiante quando i loro sguardi si incrociano, ma non scioglie la presa.
Stiles ha tre anni in più, ma ha ancora il viso del bambino di sei. È solo un po' più spigoloso, ma è perché è molto magro e ha le occhiaie per non aver dormito. Ha lo spesso naso all'insù e lo stesso meraviglioso colore degli occhi. Appena il bambino allunga una mano a sfiorargli la barba, come ormai fa ogni mattina, Derek, come ogni mattina, gli morde il dito.
Questa volta, però, Stiles non ride. Gli regala solo un sorriso che non raggiunge gli occhi e Derek si sente un po' morire dentro.

Passano tre giorni. Tre giorni di poche parole, di Stiles che si perde a guardare fuori dalla vetrata e di Derek che ha abbandonato le ricerche. Non riesce proprio ad abbandonare quel bambino triste in quel loft troppo scuro e vuoto. Jane e Vincent non l'hanno lasciato solo nemmeno un momento: da quando hanno messo piede lì in giorno in cui Stiles si è svegliato con tre anni in più, non sono più andati via.
Proprio quella mattina Derek ha cercato di farli uscire con la scusa che Stiles avesse bisogno di verdure da mangiare, ma Jane lo ha guardato male e ha mandato un messaggio ad Isaac per ordinargli di portare la spesa.
E ora Derek è di nuovo seduto sul divano, con la testa della sua beta appoggiata su una spalla, mentre Stiles è finalmente crollato e sta facendo un riposino.
"Capo" esordisce lei, ma Derek tace.
"Capo, non stai bene" continua la ragazza, mentre Vincent li raggiunge, sedendosi ai piedi del divano.
Derek non sa cosa dire. Jane ha ragione, ovvio che ce l'ha, ma non sa proprio come fare. Ha solo deciso di aspettare che passino gli altre quattro giorni e che Stiles si svegli dodicenne e di umore migliore. Non ce la fa più a sopportare quel dolore, non vuole che il suo compagno stia così male, di nuovo.
"Derek, Scott ha detto che hanno trovato un messaggio della strega" rompe il silenzio Vincent, facendo scattare gli altri due.
"Cosa dice?" tuona l'alpha.
Vincent si stringe nelle spalle, poi tira fuori una pergamena dalla tasca del giubbino.
È tutto così divertente. È tutto così chiaro. I miei piani stanno seguendo il loro corso e Beacon Hills tornerà a risplendere!
Derek rilegge quelle righe più volte, ma non capisce il senso.
"Scott cosa ne pensa?"
"Nulla" risponde il beta. "Cioè, che lei avesse un piano fosse evidente, ma non sappiamo cosa sia chiaro e perché questa città debba tornare a risplendere e cosa c'entri con Stiles."
Derek annuisce, continuando a tenere quel pezzo di carta tra le mani.
"E se questa stronza avesse fatto tutto per avvicinare te e Stiles?" chiede Jane.
Derek si gira a guardarla.
"E perché? E poi io non ero qui, non mi conosce."
"Pensaci, capo. Innanzitutto, si sta divertendo, ma in modo sadico. E cosa c'è di più sadico di trascinare qui te, che ami Stiles, ma facendotelo trovare bambino? Ha scritto che i suoi piano stanno procedendo bene: forse intende che ti stai riavvicinando a lui e che stai pensando di non andare mai più via, una volta che questa storia sarà risolta?"
Derek ci pensa su.
"E cosa c'entrerebbe Beacon? Perché dovrebbe risplendere se io e Stiles stessimo insieme?"
"Questo non lo so..." ammette la ragazza.
"Mh" si intromette Vincent. "E se si riferisse alla tua famiglia? Appartieni a questa terra e con voi andava tutto bene, no? Ce l'hai raccontato tu che i problemi sono iniziati quando..."
"Quando la mia famiglia è stata uccisa, sì" continua per lui Derek. "non lo so, ragazzi, non lo so proprio, ma devo capirlo."
"Risolveremo tutto, capo" lo rassicura Jane, riappoggiando la testa sulla sua spalla. "Siamo un branco, noi e gli altri. Stiles starà bene."

Un piccolo, piccolo incantesimo | SterekWhere stories live. Discover now