Prologo.

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Yesterday all my troubles seemed so far away,
now it look as though they’re here to stay.
 

 
 
Dianna ha ventidue anni, tre attacchi di panico alla settimana ed un anello che le ha regalato Niall appeso ad un filo di caucciù nero come fosse una reliquia. Parla poco dei suoi sentimenti perché solitamente sono sbagliati o incomprensibili, o semplicemente fanno troppa paura. Si sveglia ogni mattina alle sette e va in biblioteca a studiare, ma poi si distrae, si scoccia, prende l’i-phone e manda una selfie a Georgia per farle capire quanto è disperata, e stanca di studiare, e preoccupata per l’esame, e idiota perché dovrebbe davvero studiare ma non lo sta facendo. Riderebbe di se stessa se non fosse che la maggior parte delle volte le viene solo da piangere. E c’è quel ragazzo carino all’università, e suo fratello che suona il piano forte e la fa piangere, e la nuova amica di Georgia che sembra un po’ strana ma le mette allegria, ed è tutto un casino con gli occhi verdi di quel ragazzo, la disoccupazione giovanile e l’esame di filologia così fottutamente vicino.
È il 27 ottobre e la sveglia di Dianna suona alle 7.00. Solita routine, nasconde l’i-phone tra i cuscini del divano, arranca fino alla cucina ed inizia a studiare cercando di resistere al richiamo della crostata con la frutta di sua madre. Studia due ore ma alla fine le sembra di non aver immagazzinato nulla, sfoga la propria frustrazione su una fetta di crostata ed esce di casa stanca e di un umore che oscilla tra lo scazzato ed il “non so cosa fare della mia vita”. In poche parole è il 27 ottobre ed è un giorno qualsiasi, incolore ed insapore. Ma quando arriva all’università il ragazzo riccio con gli occhi verdi si gira a guardarla in corridoio e lei ha già il cellulare in mano e whatsapp aperto.
“Oh mio Dio Georgia MI HA GUARDATA. E’ bellissimo e cazzo ho un problema con i ricci”.
 
Georgia fuma una sigaretta al giorno, ma sostiene di non essere una fumatrice perché non compra mai un pacchetto effettivamente suo e perché non ne è dipendente. Ascolta ossessivamente una decina di canzoni ma cambia gusti continuamente, si vergogna della sua pancia e ama il contatto fisico, ma solo se è lei a dare il via libera. Le viene da piangere spesso, ma lo dice solo ad Dianna perché Dianna…è Dianna cazzo. Casa sua sono le pagine di un’agenda o i documenti word in cui butta tutto lo schifo che ha dentro. Ha sogni enormi ma tanto neanche quelli piccoli si realizzano. Ha passato un anno a scherzare con Vanessa “Ma chi ci vuole andare all’uni? Andiamo a lavorare in un pub a Londra!”, ma alla fine ci è finita davvero a fare la cameriera, perché la vita è uno schifo e costa tutto troppo. Vive in un piccolo appartamento in Greenland Place a Camden, proprio sopra il locale in cui lavora, il The Black Heart, con Niall che non lava mai i piatti e Kyle che almeno tre notti a settimana li tiene svegli con le urla della sua stramaledetta ragazza di turno. E va tutto una merda, anche se ci sono Kae e Dianna, e Livia che studia in Francia e le dice che le manca e che deve scaricare Skype, anche se c’è Niall che si infila le smarties nel naso per farla ridere e Louis che sorride un sacco. E va tutto una merda anche perché Louis non la smette di sorriderle e lei non riesce a capire i suoi sentimenti; li ha soffocati nel sonno per così tanto tempo da non ricordarne neanche i nomi.
 
Kae ha il ciclo cinque giorni al mese ma è lunatica trecentosessantacinque giorni l’anno, quindi a chi importa? Va spesso in paranoia perché non ha mai baciato nessuno, e non importa se Georgia aggrotta le sopracciglia e le dice: “Smetti di friendzonare chiunque ti venga dietro per Dio!”, perché tanto Kae non la ascolta, non ascolta nessuno e dà torto a tutti. Ha le pareti della stanza universitaria –a New Cross- piena di foto e di poster di cantanti che la fanno stare meglio, ed è forte da morire, forte come poche altre persone al mondo. E mentre ascolta i suoi cd preferiti ignorando i libri aperti sulla scrivania si ripete che non le importa di non avere un ragazzo, ma poi si scontra con una coppia in metro, bestemmia tra i denti e vorrebbe solo urlare che deve pur esserci al mondo qualcuno disposto a stringerla quando è inverno e a Londra si gela. Ma domani è un altro giorno, si ripete la sera, anche se la merda poi, in fin dei conti, è sempre la stessa.
Sta cercando di studiare quando le arriva un messaggio di Georgia su whatsapp.
“Domani ceni da me? I due cavernicoli sono fuori dalle palle!!!”, seguita da due palloncini e dio solo sa quanti sorrisi.
Kae sorride, finalmente una scusa per staccarsi dai libri.
 
 



 
 

 
Beh…salve a tutte. Non so cosa dire, solo che vi presento I am the antichrist to you, con Kae, Dianna e Georgia. Inizialmente doveva essere una storia di 4 capitoli: un prologo e tre os, ognuna su una delle ragazze, ma poi la storia si è complicata e se facessi così verrebbe un casino. Quindi non ho idea di quanti capitoli saranno, meno di 10 sicuramente, con il punto di vista che si alterna come in questo prologo. Ad aggiornare non impiegherò molto perché ho già iniziato il primo capitolo, questa volta mi sono avvantaggiata!
E’ un esperimento ma ci tengo molto, soprattutto a queste tre ragazze, e bho, non ho nulla da aggiungere per ora. Voglio sapere cosa ne pensate anche se per ora ho solo presentato a grandi linee le protagoniste. 

Se mi cercate: 
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I am the antichrist to you.Where stories live. Discover now