FIDATI SOLO DI TE STESSA

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Ci scambiavano tutti per gemelle, stessi occhi verdi, stessi capelli neri e lisci: eravamo due gocce d'acqua ma dal carattere completamente opposto, eppure nella nostra diversità ci completavamo: l'una non sarebbe riuscita a passare un giorno senza l'altra. Ci passavamo poco meno di un anno, ciò vuol dire stessa scuola, stessa classe, stessi amici, praticamente tutto il giorno insieme, ma non mi dispiaceva; certo non mancavano i litigi ma era bello saper di poter contare sempre su qualcuno. Parlare con lei era come parlare davanti ad uno specchio, lei mi conosceva più di chiunque altro e solo lei riusciva a capirmi in ogni situazione. 

Quando ci trasferimmo dalla zia a Killeen, dopo la morte dei nostri genitori, avevamo 17 anni. Lei era entusiasta della nuova casa, non so cosa l'abbia attratta tanto, di certo il lago poco distante dal giardino, diceva che aveva un qualcosa di magico, che sarebbe diventato un giorno un posto speciale per noi. Ho sempre creduto che fosse una delle sue tante fastasie, l'immaginazione non le mancava, ma lei mi portava spesso in quel luogo e continuava ossessivamente a ripetermi quanto fosse importante quel lago. Quell'anno però il nostro rapporto iniziò a cambiare: se fino a prima lei condivideva tutto con me, da quel momento iniziò ad allontanarsi. Era sempre fuori casa, io la vedevo poco e non parlavamo quasi mai, era diversa ma pensai fosse normale vista la nostra età. La cosa che mi lasciò più stupita è che ben presto iniziò ad andare da sola al lago, non mi portava più con lei, non mi parlava più di quel posto a  lei tanto caro. La vidi un giorno seduta di spalle, mi avvicinai silenziosamente e vidi che aveva in mano un foglio ed una matita, il disegno era sempre stato una sua passione: aveva disegnato il lago ed al centro dell'acqua una figura, che non riuscii però a distinguere. Mi sedetti accanto a lei per vederlo ma non ne ebbi il tempo, lei non gradì affatto la mia compagnia e prese il disegno correndo via, lasciandomi seduta lì da sola. Non pensai più a quel disegno, nei giorni successivi vidi che Megan si sforzava di essere più gentile con me, pensai quindi che volesse rimediare e recuperare il tempo in cui mi aveva trascurata. Sembrava esser ritornata finalmente se stessa ma vedevo sempre in lei qualcosa di strano. Mi ero ormai abituata a sentirla sussurrare, come se parlasse con qualcuno, qualcuno che però io non riuscivo a vedere. Mi capitava però nella notte di svegliarmi e sentirla parlare e in alcuni momenti la sorprendevo a fissare il vuoto, come ipotizzata da qualcuno davanti a lei. Era appena finita la scuola, era il 12 giugno, ma quella notte accadde qualcosa di più inquietante del solito: sentii nel sonno qualcosa toccarmi con delicatezza, aprii leggermente gli occhi e capii che era lei, feci quindi finta di dormire per vedere cosa faceva. La stanza era buia, una fioca luce entrava dalla finestra e lei era in piedi davanti al mio letto, aveva qualcosa in mano ma la poca luce non mi permetteva di capire cosa fosse. La sentivo sussurrare strani versi, non capivo cosa dicesse e per un attimo pensai anche che fosse una strana lingua, un qualcosa in codice. Ero terrorizzata e speravo di svegliarmi da da quell'incubo, ma non stavo sognando. Trascorsi altri minuti immobile nel letto, minuti che a me sembrarono ore interminabili, lei continuava a parlare con una voce bassa e profonda, riuscii a sentire solo poche porole ma risuonò nella stanza una data *7 luglio* e subito dopo le parole "nel lago", non capivo di cosa parlasse ma poi la vidi tornare nel letto. Quella notte rimasi a fissare il buio, spaventata, ma cercai in tutti i modi di calmarmi. La mattina dopo non riuscii neppure a guardarla in faccia, lei al contrario  era serena, cercava anche di scherzare con me, come se nulla fosse accaduto la notte precedente. Pensai per un attimo di aver sognato tutto ma la mia paura era fin troppo reale. I giorni successivi non accadde nulla di strano, perciò non pensai più a quella notte, continuava però a risuonare nella mia testa quella data: decisi di scriverla su un foglio che nascosi nel mio armadio, solo quel giorno avrei capito cosa mia sorella stesse tramando. Speravo con tutta me stessa che si trattasse solo di uno dei suoi scherzi, che era solita fare da bambina. Trascorse così il nostro primo mese di vacanza, tra momenti spensierati e momenti di preoccupazione: il 7 luglio si avvicinava, non sapevo se esserne felice o meno, ma morivo dalla voglia di sapere cosa sarebbe successo. Quella notte non riuscii ad addormentarmi, ero troppo agitata e lei se ne accorse. Mi chiese anche se c'era qualcosa che non andasse, se volevo parlare con lei, come ai vecchi tempi, ma in quel momento lei era l'unica persona con cui mi sarei confidata. Alle 4.30 del mattino, ormai sfinita dai miei pensieri e dai miei tormenti sprofondai con la testa nel cuscino e crollai in un sonno profondo. Mi venne a svegliare proprio Megan, alle 11 della mattina seguente, la mattina del 7 luglio. Era molto agitata, impaziente per qualcosa: mi disse che la zia era uscita e che sarebbe rimasta fuori tutto il giorno, e lei aveva pensato di passare una giornata con me al lago. Si sedette accanto a me, mi spiegò che negli ultimi mesi aveva avuto molti pensieri per la testa, che non aveva avuto molto tempo da dedicarmi ma che avremmo passato tutta l'estate insieme, proprio come da bambine. Sentendo quelle parole tirai un sospiro di sollievo, avevo fantasticato un po' troppo nelle ultime settimane e mi pentii anche delle cose che avevo solo provato a immaginare su di lei. Non mi diede il tempo di rispondere e mi trascinò giù dal letto, dicendo che mi avrebbe aspettata in cucina. Mi preparai quindi in fretta e mi avviai con Megan al lago, ci sedemmo una accanto all'altra volgendo lo sguardo al lago e mi disse di volermi mostrare un disegno. Lo presi in mano e lo riconobbi, era il disegno che avevo visto qualche mese prima, ma vedendolo da vicini o mi accorsi  che al centro del lago c'era una ragazza dai capelli neri che affogava, non era una ragazza qualasisi, era troppo simile a me.Alzai gli occhi verso Megan e la guardai confusa, in quel momento vidi in lei quello sguardo che non vedevo più da tempo, era come se mi scavasse dentro con gli occhi. Iniziò a parlare lentamente, nominò i nostri genitori, la loro morte, iniziò a ricordarmi del giorno dell'incidente in cui solo io mi salva, incidente che io non ho mai dimenticato. La vidi avanzare con molta calma verso di me e un attimo dopo mi ritrovai in acqua. Sentivo la sua mano stringere i miei capelli e tenermi sott'acqua, la sentivo parlare, ma le sue parole erano sempre più lontane, sempre più deboli. 

Oggi avrei compiuto 28 anni, probabilmente avrei già avuto una bambina… era il mio sogno, lo sai, e quella bambina avrebbe avuto il tuo stesso nome, mamma. 

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⏰ Laatst bijgewerkt: Mar 15, 2020 ⏰

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