Una notte semibrava al Lotus Hotel

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I raggi del sole fastidiosi si fecero ben prepotenti sulle palpebre. Thalia si compri gli occhi strizzati con un braccio affatto intenzionata a svegliarsi. Anche in questo modo il sole era comunque un bastardo fastidioso. Thalia ruzzolò fino a ritrovarsi con il ventre schiacciato sul materasso ed affondò il viso sul cuscino. Ma il sole sembrava ancora decisamente fastidioso. Cosa diavolo stava succedendo? Sembrava trovarsi in una stanza con un intera parete vetrata. "Cristo, Annie! Tira le tende" strillò, meglio mugugnò, visto che la bocca era schiacciata sul cuscino. "Shh ... voglio ... dormire" bisbigliò ben rintronato qualcuno al suo fianco. Una voce ben più gutturale rispetto quella di Annabeth Chase-prossimamente-in-Jackson – e decisamente più maschile. Thalia voltò il viso nella direzione da cui era venuta la voce, la sua destra, tenendo gli occhi chiusi, poi ne schiuse uno, con tremore, convincendosi di star ancora in parte dormendo. Dall'altro lato di un letto matrimoniale, sotto lenzuola nere come l'onice se ne stava un uomo beatamente a dormire. Un viso bello, capelli biondi, scolpito dagli dei. L'unica imperfezione sembrava essere una cicatrice biancastra che deturpava una guancia, ma non era in realtà una rovina, quanto più una sorta di abbellimento, qualcosa da cattivo ragazzo attraente.
Va bene, si disse. Rotolò di nuovo, sollevò le lenzuola nere, solo per vedere che il suo corpo sotto era nudo come quello di un verme. Non era ancora il momento di farsi prendere dal panico, commentò, chiudendo i palmi sugli occhi, per ritrovarseli l'attimo dopo insozzati dal nero del trucco pesante. Si tirò su con il busto, con l'impellente desiderio di fumare o vomitare – doveva ancora decidere. La stanza era più grande di quelle che aveva preso con Annabeth e le altre. Ed aveva una fottutissima parete in vetro, che lasciava che il sole entrasse senza remore. Peccato avesse la vista più bella di Las Vegas. Il resto della stanza portava i segni di una lotta in pratica, tra abiti sparsi in giro, oggetti per terra, oggetti rotte, quello che sembrava uno spumante. Non era certo se il danno fosse stato fatto per raggiungere il letto o altrove. Voltò lo sguardo sul comodino, accanto ad un abat-jour bianca c'era i resti della cartuccia di un profilattico, le sue sigarette e la carta elettromagnetica di un hotel di lusso, che non era di certo il suo.
Non era decisamente il caso di farsi prendere dal panico. Non ricordava assolutamente nulla della serata, questo era vero. Però, ecco ... Doveva essere uscita, doveva aver bevuto, doveva aver rimorchiato e fatto sesso protetto con un bel tipo. Selvaggio anche, dal dolore che aveva percepito nel basso ventre. Sbuffò tornando a starsene supina, con il crine corvino affondato nei cuscini di piume. Insoddisfatta poi, si sistemò su un fianco, andando a sfiorare la fronte dell'uomo. Con gli uomini non aveva mai avuto molta fortuna, quasi si pentiva di non ricordare nulla.
Smettila di fare la languida, si disse.
Se Zoe l'avesse vista in quel momento, l'avrebbe probabilmente presa in giro fino alla morte. Con una certa dose di cattiveria.

Si tolse le lenzuola di dosso, senza preoccuparsi di essere nuda davanti ad una parete a vetro, per recuperare le sue cose. Il vestito nero, fin troppo aderente che Silena Beauregard le aveva costretto ad infilarsi era appeso al lampadario. "Questo è un problema" aveva constatato, raccogliendo comunque le mutande, quelle almeno non erano finite poi così lontane. "Non dovrebbero essere gli uomini a sgusciare via dal letto?" aveva domandato una voce alle sue spalle. Thalia si era voltata, osservando il ragazzo sotto le coperte, un bel sorriso sornione sulle labbra, era decisamente bello. "Non sono mai stata una tradizionalista" aveva scherzato la ragazza, prima di camminare fino al tavolo, il reggiseno con le borchie ed i teschi che sua cugina Bianca le aveva regalato per il compleanno era finito sotto al letto assieme ad una cravatta dalla fantasia improbabile, che Thalia lanciò al ragazzo.
"Già vai via, Talisa?" aveva domandato il ragazzo, tirandosi a sedere, la schiena posata alla testata del letto, prima di essersi tolto la cravatta dai capelli; "Talisa?" aveva domandato lei, alzando un sopracciglio, "Teresa?" provò il biondo ancora, strizzando gli occhi, "Thalia" disse la ragazza. Un'altra persona si sarebbe sentita in collera probabilmente, ma di certo non lei, sarebbe stato piuttosto ipocrita, almeno lui ricordava l'iniziale del suo nome, Thalia non si ricordava niente di lui. "Sono un disastro con i nomi" aveva confessato quello, mentre dava un'altra occhiata alla ragazza, "Anche io" confessò, "Infatti ..." aveva aggiunto, "Non ricordi il mio nome?" aveva detto il ragazzo, con una faccia di bronzo, fintamente offesa, Thalia aveva messo le mani sui fianchi tondi, con un espressione provocatoria sul viso. "Luke" disse il biondo, sorridendo mesto.
"Bene Luke ho qualche domanda" aveva esordito la ragazza, "Dimmi" le aveva risposto il biondo, con un bel sorriso spiegato sulle labbra di chi la sapeva lunga, "Dove sono le mie scarpe e come finito il mio vestito lì?" chiese, indicando il vestito appeso al lampadario. Lo smalto nero delle unghia, era stato per metà grattato via. Luke sembrava così bello, anche con i postumi di una sbornia, lei doveva essere un disastro con i capelli da spaventapasseri, gli occhi da panda e la faccia verdognola. "Penso sia imputabile al fatto che ci siamo divertiti molto" aveva aggiunto, "Probabilmente" aveva detto, prima di sgusciare via anche lui dal letto.
Thalia non si perse di certo l'occasione per studiare Luke. Il ragazzo sembrò ben accorgersene, ma sorrise compiaciuto, se possibile cercando di esporre la sua virilità più narcisisticamente possibile. "Se hai finito di guardare, mi passi le mutande? Non sono lontane da te" aveva chiesto sarcastico il biondo, con le mani sui fianchi. Thalia ridacchiò appena, "Forse mi piace quello che vedo" aveva scherzato lei, prima di far scorrere gli occhi sul pavimento, non lontano dalle sue caviglie c'era accartocciato degli slip neri. Thalia si chinò a raccoglierli. "Possiamo sempre fare il bis" bisbigliò Luke, prima di prendere al volo l'intimo che la ragazza le aveva lanciato, senza un minimo abbozzo di goffaggine, "Giochi a baseball per caso?" indagò con un sopracciglia pallido sollevato, un sorriso ben sornione cucito sul viso. "Softball" rispose Thalia facendo schioccare le labbra. Non era del tutto vero, aveva lasciato subito dopo il college.

"Mi aiuti con il vestito?" aveva domandato la ragazza, ammiccando al lampadario dove era appeso il bel vestitino nero di Silena, "Dobbiamo esserci divertiti proprio tanto" aveva commentato quello, con gli occhi azzurri al soffitto. Thalia lo guardò maliziosa, "Non ricordi nulla?" aveva chiesto poi, fintamente offesa, cercando di trattenere una risata, Luke le sorrise, "Che ti piace stare sopra, non reggi l'alcool ed hai un fratello di nome Jasper" le aveva detto, "Jason" la corresse lei. Ridendo. "Tu?" aveva chiesto Luke di rimando, mentre valutava come raggiungere il vestito appeso al lampadario, "Non so neanche come ci siamo incontrati" aveva risposto alla fine con onestà Thalia. Probabilmente in un locale, ma dalla biancheria di classe del ragazzo e dalla camera dove stavano dormendo, non riusciva facilmente ad indovinare in che genere. Thalia era una cheeseburger, birra e pub di quart'ordine. Luke mimò l'espressione pudica ed offesa, prima di ridere, "Facile, ti è bastato guardarmi per cadere ai miei piedi" l'aveva presa in giro. Quella fece roteare gli occhi, "Tira giù quel vestito, Luke" impartì secca, "Sai usando il tuo cognome avrebbe fatto più effetto" lo prese in giro, mentre questi arrancava sul letto, per vedere di riuscire a prendere il vestito da lì, "Castellan" gli disse, senza prestarci particolare attenzione, "Grace" aggiunse la donna, con le braccia incrociate sotto il seno.
Luke aveva una mano alzata, ma chinò il capo verso di lei, "Ti chiami davvero Thalia Grace?" aveva indagato, "Come Talia delle tre Grazie?" aveva chiesto sconvolto ed incredibilmente divertito, "Ah-ah" rispose lei, sarcastica. "A mia madre piaceva bere, io e mio fratello stiamo ancora cercando di capire se fosse ubriaca quando ha partorito" commentò tra se e se. Prima di mordersi il labbro, non aveva decisamente voglia di mettersi a parlare della sua famiglia.

"Questa è la tua stanza?" chiese poi, prima che Luke potesse mettersi a chiedere qualcosa sulla sua famiglia. Smise anche di guardarlo, per concentrarsi sull'immagine di LasVegas di giorno, quella vista di notte doveva essere fantastica. "Si, siamo al Lotus Hotel" rispose quello, "Sono venuto qui per un meeting. Visto che è andato piuttosto bene, ieri ero andato a festeggiare con alcuni colleghi" le raccontò, nonché Thalia avesse avuto interesse nella vita di quel ragazzo. "Tu?" indagò Luke, con un tono stranamente interessato, "La mia migliore amica si sposa, siamo venute al suo addio al nubilato" aveva spiegato Thalia, prima di ricordarsi che non era venuta a Las Vegas da sola e che – se almeno qualcuno fosse stato sobrio – sarebbero già andate in escandescenza.
"Il mio telefono" trillò, prima di mettersi a cercare per la stanza. Trovò la sua borsa sotto il letto, dove all'interno c'era il cellulare, nonostante fossero a metà mattina, non c'erano chiamate. Si sollevò dalla posizione cucciata, rimanendo però nella posizione genuflessa, ritrovandosi però con il naso davanti alla patta di Luke, il ragazzo si leccò le labbra.
Thalia non si preoccupò neanche di offenderlo, alzandosi. Luke era ai pendici del letto con il suo vestito in mano, "Quindi ti chiami Thalia Grace, hai un fratello di nome Jason, tua madre beveva, la tua migliore amica si sposa e si ... giochi a softball, non reggi l'alcool e ti piace stare sopra" formulò il biondo. Lei, gli strappò letteralmente l'abito dalle mani, infilandolo di tutta furia, in parte scottata sul commentò su sua madre, nonostante il tono languido di Luke. L'uomo dovette recepire il messaggio, "La mia era schizofrenica e si rifiutava di prendere le medicine" le disse. Forse avendo capito che la questione del bere fosse decisamente più complicata. Thalia sorrise, in maniera abbozzata, "Quindi ti chiami Luke Castellan, questa è la tua stanza, indossi biancheria di marca, ieri hai avuto un meeting molto buono, conosci qualcosa di mitologia e sei molto vanesio" fece il verso, evitando di citare la madre. "E sei sposato" aggiunse Thalia schifata, come Luke aveva spostato i capelli biondi all'indietro, allora aveva visto sulla sua mano, un anello sull'anulare della mano sinistra.
"Che?" commentò quello, sgranando gli occhi, "Che schifo" lo offese Thalia nauseata, "Il sesso senza impegno va bene, ma il tradimento, dei no!" aggiunse irritata. "Non sono sposato!" aveva ringhiato Luke sconvolto. La donna aveva allungato la mano con un movimento rapido, afferrando quella del ragazzo, dove c'era bello in vista l'anello. Luke spalancò le labbra, "Quello ieri notte non c'era" aveva aggiunto. "Certo!" aveva detto Thalia, osservando le loro mani vicine – e anche lei indossava un anello. "Dai è una fede da quattro soldi, me ne sarei presa una migliore certamente" aveva detto Luke, prima di accorgersi Thalia avesse smesso di ascoltarlo, intenta ad osservare la sua mano sottile, dove c'era un anello uguale al suo. "Non mi dire" bisbigliò. "Credo di dover vomitare" bofonchiò Thalia. "Non possiamo esserci sposati" cercò di razionalizzare Luke, "Eravamo ubriachi e siamo a Las Vegas" aveva rotto la sua bolla Thalia.
"Cazzo" ringhiò Luke, e già – pensò Thalia.
E già.
Suo padre l'avrebbe uccisa.
Anche Jason.
E Annabeth ... soprattutto lei.

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⏰ Last updated: Mar 27, 2020 ⏰

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