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"Pensavamo non tornassi più" mi confessa Luigi, mentre mi stringe in un abbraccio fraterno. Ridacchio e spiego ai ragazzi che ho avuto un'emergenza, per questo me ne sono andata all'improvviso.

Appena mi hanno vista, tutti sono venuti a salutarmi e abbracciarmi.
Ovviamente in questo "tutti" Vincenzo non è compreso.
Lui, infatti, è rimasto sul divano, con una birra in mano e uno sguardo incazzato dipinto sul volto.
Finiti i saluti, la partita riprende e anche io e Martina ci sediamo sul divano. Purtroppo io finisco proprio accanto a Mr. Simpatia, che mi lancia uno sguardo di fuoco. Sbuffo e ricambio l'occhiataccia.

Dopo un'ora la situazione è rimasta invariata, tutti ridono e scherzano eccetto io e Vincenzo. Inoltre ho fame.
"Ma che se magna?" Sfrego la mani tra loro e mi alzo in piedi, attirando l'attenzione di tutti.
Luigi ridacchia e poi si alza in piedi, facendomi cenno di avvicinarmi.

"Dai vieni con me, andiamo a prendere le pizze per tutti" Annuisco e mi avvicino, sto per prendere la giacca di Vincenzo ma mi blocco, pensando che non sia il caso.
Tanto indosso una felpa di Ludovica, non dovrei avere freddo.

"Vado io con lei." Mi volto verso Vincenzo, che ora è in piedi. Afferra la giacca nera e si avvia verso la porta, lancio uno sguardo confuso a Luigi e poi seguo il moro.
Tanto prima o poi dovremmo parlare, e questa è un'occasione perfetta.

Vincenzo tiene una mano sul volante e l'altra sul cambio, stringe il primo con forza, tanto che le sue nocche sono sbiancate. Lo osservo cercando di capire cosa voglia fare.
Forse mi sta portando in un bosco per uccidermi e seppellire il mio cadavere. Oddio spero non mi seppellisca vicino ad un albero, ho letto che porta sfiga.
Ora che ci penso bene, però, mi sembra una cazzata.
Perché dovrebbe portare sfiga?
"Smetti di fissarmi." Sputa acido, distogliendomi dai miei pensieri.

"Non vorrei mai essere seppellita sotto ad un albero." Dico seria.

"Ma cosa cazzo stai dicendo? Sei fatta?" Aggrotta le sopracciglia confuso.

"Stavo solo facendo conversazione." Alzo le spalle e mi volto, iniziando ad osservare la strada.

"Ti dico io qualcosa."Contrae la mascella e stringe forte il volante, poi continua."Mi sono gentilmente offerto di accompagnarti in stazione e tu, arrivati lì, scendi dalla macchina di corsa senza nemmeno ringraziare." Ringhia.

"Stavo perdendo il treno."

"Per non parlare del fatto che non ti sei fatta sentire per una settimana e hai fatto preoccupare Martina e gli altri." Dice, ignorando le mie parole.

"Tu non eri preoccupato?"

"A me non frega un cazzo di nessuno."

"Che bad boy. Adesso che si fa? Non aiutiamo le vecchiette ad attraversare la strada?" Scherzo. Ma lui non ride.
Oh che palle.
Odio quando le persone non ridono alle mie battute, mi infastidisce.
"Dai faceva ridere!" Mi lamento, e lui mi lancia uno sguardo di fuoco.

"No. Proprio per niente."
Ok, forse, per questa volta aveva, ha ragione.

"Vabbè, quindi perché sei arrabbiato?"

"Perché sei sparita senza dire un cazzo." Porta i suoi occhi su di me per qualche secondo, e poi si volta per osservare la strada.
Faccio per rispondere, ma vengo interrotta dalla macchina che si ferma. Vincenzo scende, senza dire altro, e si avvia verso un piccolo negozio alla mia destra. Scendo dalla macchina velocemente e lo seguo all'interno del piccolo locale.
Dentro fa abbastanza caldo, ci sono piccoli tavoli di legno e le pareti hanno un colore simile all'arancione. È molto accogliente.
Un gruppo di persone è seduto in un tavolo nell'angolo, ridono e scherzano ad alta voce, attirando la mia attenzione.
"VINCÈ!" Un signore di mezza età compare da dietro il bancone, ha un grembiule rosso sporco di farina e un cappello da chef sulla testa.

"Martì! Comm staì?" Domanda il moro, dando una pacca sulla spalla all'uomo.
Mentre loro parlano, il mio sguardo viene catturato di nuovo dal gruppetto nell'angolo. Ora si sono zittiti e osservano me e Vincenzo con attenzione. Li fisso e loro ricambiano, iniziando a ridacchiare. Stanno chiaramente ridendo di me.

"Ehi bella! Vieni a fare un giro con noi più tardi?" Mi domanda uno ridacchiando, Vincenzo non sente, troppo occupato a conversare con lo chef. Approfitto di questo e mi porto il dito medio in bocca, lo succhio in modo sensuale facendoli rimanere a bocca aperta e poi lo faccio uscire lentamente, mostrandogli il medio con un sorrisetto falso.

 Approfitto di questo e mi porto il dito medio in bocca, lo succhio in modo sensuale facendoli rimanere a bocca aperta e poi lo faccio uscire lentamente, mostrandogli il medio con un sorrisetto falso

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Tutti rimangono a bocca aperta e io mi volto, trovando Vincenzo intento ad osservarmi con sguardo ammonitore. L'uomo è tornato in cucina, probabilmente per preparare le nostre pizze.
"Non riesci proprio a stare tranquilla e non fare casini?"

"Ma mi hanno provocata! Dovevo rispondere." Lui mi liquida con un gesto della mano e si appoggia al bancone, in attesa delle nostre pizze.
Lo affianco e mi siedo su uno sgabello accanto a lui, estraggo il cellulare dalla tasca e inizio a giocare ad uno stupido gioco in cui bisogna colorare.

"Ma quanti anni hai? Cinque?"

"Guarda che ci vuole un certo talento, mica è un gioco da quattro soldi." Mi difendo, lui ridacchia e mi ruba il telefono di mano, osservando la mia opera.

"Ma fa schifo! Giulia saprebbe farlo meglio" esclama, e io gli rubo il telefono di mano.

"Sono ancora alle prime armi. E comunque mi hai offesa." Ripongo il cellulare nella tasca e metto il broncio, mentre lui sbuffa divertito.
Nel frattempo il signore di prima, che ho scoperto chiamarsi Martino, torna da noi con una pila di cartoni in mano. Li appoggia sul bancone e sorride contento.

Dopo che Vincenzo ha pagato, usciamo dal locale e torniamo in macchina. Tengo le pizze in grembo mentre lui guida a tutta velocità, rischiando più volte di farle rovesciare.
Mi lamento per tutto il viaggio, cercando di convincerlo a rallentare, ma lui non mi ascolta.

Appena arriviamo mi fiondo giù dalla macchina e corro verso l'entrata, visto che ha ricominciato a piovere. Salgo le scale seguita dal moro, che canticchia una canzone a me sconosciuta.
Canta talmente a bassa voce che non capisco quello che dice; l'unica parola che mi sembra di capire è: rozzi.

Bah.

Rozzano || PakyWhere stories live. Discover now