•-- Chapter 6 --•

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Quel poco di vento che tirava in quella piacevole serata di primavera faceva muovere le lanterne appese davanti ad una locanda

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Quel poco di vento che tirava in quella piacevole serata di primavera faceva muovere le lanterne appese davanti ad una locanda. Non si udiva alcun rumore dalle strade, dopotutto il sole era calato da parecchio e nessuno osava uscire di casa con il buio.

Hanyang, durante il dì, era sempre affollata e piena di gente che urlava o parlava. La frenesia della capitale però, di notte, spariva del tutto, lasciando spazio ad un piacevole silenzio.

Ad un certo puntò, un forte schianto riecheggiò nell'aria, spezzando quella totale pace che si era venuta a creare dopo il tramonto.

La figura di un giovane uomo sbattè violentemente la porta della locanda, per poi urlarci contro.

In mano aveva una borraccia dalla quale iniziò a bere, quasi come se quello fosse indispensabile per la sua salute.

‹‹Signore, vi prego. Cercate di fare poco rumore, potrebbe infastidire gli altri clienti nelle loro stanze...›› disse un'anziana signora dall'altra parte delle mura.

‹‹Non me ne importa nulla! – urlò lui – adesso andrò a palazzo a cercare quello scansafatiche di mio fratello...››

Il principe Gong abbassò la testa e guardò il contenitore di pelle.

Dalla manica del suo abito color blu oltremare, tirò fuori un sacchetto pieno di monete di bronzo. Ne prese in mano due e le diede alla signora.

‹‹Riempitemi questo›› provò a comandare autoritario, ma ciò che ne uscì fuori furono solo parole biascicate.

Non appena la donna eseguì, riportandogli la borraccia, si chiuse la porta alle spalle.

Uscendo, si ritrovò nel cortile anteriore del locale, del tutto vuoto e spoglio. L'unica cosa che rallegrava quel posto era un albero di ciliegio dal tronco fino e con tanti boccioli. Di sicuro era stato trapiantato da poco lì e per i fiori non vi era rimasto molto prima che sbocciassero completamente.

Barcollante e ubriaco fradicio, cominciò a girovagare per delle vie deserte. L'unico suono che si sentiva in quel momento erano i suoi gemiti sporadici e spasmodici. Non riusciva a far altro che lamentarsi per il fratello che l'aveva piantato in asso per andarsene con una, a detta sua, semplice kisaeng dall'acconciatura voluminosa.

‹‹Spero l'abbia mandato via e che non l'abbia degnato di uno sguardo...›› si disse fra sé e sé.

Non poteva negare di essere arrabbiato. Poteva sembrare una cosa stupida vista da occhio esterno, ma Gong teneva molto alla propria famiglia. Aveva davvero sperato di passare una bella serata in compagnia del fratello, delle cortigiane e dell'alcool, ma alla fine non era andata così.

‹‹Giuro che questo lo farò presente anche agli altri fratelli. – si interruppe all'improvviso, alzando al cielo la borraccia – Lo dirò a tutte le donne di Hanyang, così lo scanseranno e verranno solo da me...›› ridacchiò, immaginandosi la sua figura accerchiata da decine di ragazze che lo accarezzavano.

Per un secondo smise di gridare abbastanza divertito dai suoi stessi pensieri.

Continuò a camminare per la città in tondo, passando più volte per lo stesso punto senza nemmeno farci caso. Ormai anche l'ultima goccia di vino era stata prosciugata e non gli era rimasto più nulla da bere.

Deglutì in modo rumoroso, sentendosi la gola fastidiosamente secca. Quella sensazione di bruciore interno stava via via scomparendo, così, velocemente, cominciò ad apprestarsi a cercare dell'altro alcool.

Ogni casa era chiusa e non c'erano quasi luci se non per quelle poche lanterne appese fuori dai negozi e la luce delle stelle che brillavano nel cielo.

Per l'ennesima volta, alzando gli occhi al cielo, ripensò al bellissimo spettacolo al quale aveva assistito con tanto stupore. Quelle danzatrici l'avevano talmente incantato che per un secondo avrebbe voluto essere suo fratello Im. Per quanto riguardava l'aspetto fisico non era messo affatto male lui. Già molte donne erano cadute ai suoi piedi a causa del suo fascino, ma quello solamente non gli bastava. Avrebbe tanto voluto avere quella spigliatezza che caratterizzava il principe Im.

Egli era sempre stato molto aperto con il genere femminile, le ragazze non lo intimorivano affatto e quasi ogni volta provava a conquistarle. C'era anche da ammettere che i due avessero caratteri del tutto differenti.

Gong era solo uno svogliato, amante del cibo, che preferiva passare la sua giornata a dormire e giocare come un bambino, l'altro invece viveva a stretto contatto con le cortigiane. Aveva imparato l'arte della seduzione, proprio da loro che ne erano maestre.

Sospirò e guardò in terra. In mente gli balenò un'idea strana.

Lentamente, si fece cadere al suolo, ritrovandosi seduto sopra alla sabbia e ai ciottoli che componevano quella viuzza.

Portò per l'ennesima volta la borraccia alla bocca, come se del vino potesse comparire magicamente. Una singola goccia gli cadde sulla lingua – ancora secca – e in uno scatto lanciò l'oggetto in pelle dall'altra parte della strada.

Si poggiò una mano sulla fronte sudata e provò a farsi passare il mal di testa che lo stava facendo impazzire, ma nulla servì. Si strofinò gli entrambi gli occhi con le dita, poi provò a guardare l'ambiente che lo circondava.

Non c'era nulla, solo buio e ombre sfocate. In particolare, ce n'era una. Un uomo, che piano piano si stava avvicinando a lui.

All'inizio non gli parve possibile che un uomo potesse avere due teste e sei braccia, ma quando la figura di fronte a lui si ricompose, o meglio, diventò ancora più sfocata da sembrare veritiera, balzò in piedi, cominciando a tastarsi la veste in cerca della sua spada.

‹‹Chi siete?›› domandò al suo avversario, ma non ottenne alcuna risposta.

La testa iniziò a girargli e per poco non si sentì più le gambe, ma provò a fare uno sforzo e si avventò sull'uomo misterioso.

Con un colpo secco, conficcò la lama lucente della sua arma nella spalla dell'altro, il quale non si mosse neppure di un millimetro o si lamentò pe il dolore.

Stupito e allo stesso tempo accecato dall'ira, Gong caricò un colpo e lasciò un pugno che sarebbe dovuto finire sul viso oscuro dell'uomo, ma dovette ritirare subito la mano. Le sue nocche erano ricoperte di sangue fresco e bruciavano terribilmente. Si ritrovò a pensare di aver commesso un errore, non colpendo con la dovuta forza il bersaglio che si era rivelato più duro di quanto avesse immaginato.

‹‹Va bene, l'avete voluto voi allora!›› urlò in un impeto di furore.

Si allontanò di qualche metro dall'avversario e si fermò per qualche istante. Aveva gli occhi che bruciavano di rabbia e le guance rosse a causa del troppo alcool.

Prese per bene la rincorsa e poi iniziò ad avanzare velocemente verso l'uomo nero.

Aveva il busto verso la direzione di fronte a lui e con la testa riusciva a fendere l'aria, così per andare più veloce.

A pochi centimetri dall'uomo, chiuse gli occhi, aspettando di sentirlo stramazzare al suolo, ma non fu così.

L'ultima cosa che vide, fu quella figura scura e misteriosa sdoppiarsi per l'ennesima volta e poi il nulla.

L'ultima cosa che vide, fu quella figura scura e misteriosa sdoppiarsi per l'ennesima volta e poi il nulla

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Flower Season - Applyfic [CLOSED]Where stories live. Discover now