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L'ansia cresceva fino ad essere palpabile. Le mani di Draco erano salde sulle ginocchia di Harry come se fossero l'unica cosa a tenerlo concentrato. Erano passati minuti, ma lui non aveva detto niente. Sembrava pietrificato, e l'unico movimento tremante era provocato dai suoi occhi, che si strizzavano sofferenti.

«Draco, stai-» fece per chiedere Harry, ma fu interrotto, come se la sua frase avesse innescato le corde vocali del ragazzo di fronte a lui.

«L'invito al ballo è sempre stato destinato a te» rivelò. Harry spalancò gli occhi ma non disse niente, sicuro di ricevere ulteriori spiegazioni. «O così mi ritrovo costretto a pensare. Stavo pensando a te quando l'ho dato al mio gufo, lui l'avrà percepito e l'ha portato al legittimo destinatario, scambiandolo con quello di Pansy. Li stregano sempre a San Valentino. Sono stato stupido. È stata unicamente colpa mia.»

Harry unì i puntini e soffocò una risata quando pensò alla lettera di insulti, quella che Malfoy avrebbe dovuto mandare per fargli uno scherzo ma che era giunta a Pansy Parkinson, che da anni aveva avuto una cotta per Malfoy. «Va bene, ma perché me lo dici adesso?» domandò, piegando le labbra in un mezzo sorriso. Posò la sua mano destra su quella di Malfoy, più fredda che mai. «Non importa più, ormai.»

«Perché non dovevo farlo» rispose. «Perché non c'era momento peggiore per lasciare trasparire quello che ho sempre provato per te, anche se pensavo di cogliere i pochi attimi da innocente che mi restavano.»

Harry alzò un sopracciglio. «Cosa...» Esitò, cercando di dare spazio ai pensieri. La luce sopra di loro si era spostata dall'acquamarina a un verde più intenso. Harry spalancò gli occhi e pregò, invocò tutta la forza d'animo dei Grifondoro, affinché si sbagliasse. «Cosa intendi, Malfoy?» domandò, la voce insicura.

Ma quella luce, adesso di un pericoloso verde smeraldo, unita al pulsare della sua cicatrice, poteva significare soltanto una cosa. Con uno scatto, Malfoy tirò la manica della sua divisa di Hogwarts, rivelando uno dei simboli più pericolosi nel mondo magico, nonché un elemento che Harry aveva sperato di non associare mai a Draco. Il Marchio Nero spiccava glorioso sul braccio cereo del ragazzo. Dai bordi del teschio e del serpente che usciva dalla sua bocca si potevano scorgere delle minuscole gocce di sangue.

Harry trasalì mentre lo shock attraversava il suo corpo. Di colpo tutto ebbe senso: gli sguardi colmi di lacrime e paura, l'aria assente, l'allontanamento dai suoi amici, l'abbandono del Quidditch, i momenti di estrema freddezza, le allusioni alla famiglia e all'onore, i sussulti al minimo contatto. Tutti questi indizi si riunirono nella sua mente e cominciarono a ferirlo senza ritegno. oltre a causargli un'estrema confusione. Provò a deglutire a fatica. «Non ce l'hai da molto» commentò, cercando invano di mantenere la calma.

Malfoy scosse la testa. «Ce l'ho da quest'estate, ma non ho mai provato ad usarlo né a seguirlo» spiegò. Harry notò che negli ultimi mesi non aveva avuto occasione di vedere il braccio di Malfoy; o almeno non se ne ricordava. «Avvicinarmi a te significa andare contro il Marchio. Lui...» Gli occhi del ragazzo si ricolmarono di lacrime. «Lui lo sente. E mi punisce.»

Harry fece appena in tempo a identificare le macchie di sangue nella manica della camicia di Malfoy. Un improvviso spavento lo percosse. «Tu...» L'immenso impeto di rabbia gli provocò un dolore fisico. «Tu hai finto?» disse, adesso anche lui sul punto di piangere.

«Il contrario» rispose Malfoy scuotendo la testa, «è questo il punto. Non credo che farebbe così male se avessi la reale intenzione di aggredirti... Non è normale che perda sangue». Harry ritrasse la mano, rompendo il contatto con Malfoy. Vide le gocce di sangue ritirarsi magicamente e ne fu lievemente disgustato.

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