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"Shame„Lucas King

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"Shame
Lucas King

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Quando la porta si aprì di nuovo, Erika quasi non se ne accorse nemmeno.
Non aveva chiuso occhio, era rimasta sveglia e immobile e non aveva nemmeno osato avvicinarsi al cibo che le aveva lasciato Lux. Aveva obbedito ai suoi ordini, e non si era lasciata sfuggire nemmeno un lamento.
Tuttavia, non riusciva più sentire i muscoli delle braccia, le sembrava quasi non averle più, e dentro quella stanza la puzza si era intensificata a tal punto che la ragazza aveva finito per rigettare un paio di volte durante la notte.

Degli spicchi di luce attraversarono il suo corpo infreddolito fino ad arrivare al suo viso, e la rossa si ritrovò a strabuzzare gli occhi d'istinto, ormai abituata all'oscurità. Poi si voltò verso la porta con riluttanza, e il corpo rigido di Lux comparì subito nella sua visuale.
Lui ovviamente non disse una parola, non le chiese né se avesse dormito né perché avesse lasciato il cibo nel piatto. Semplicemente le andò incontro in silenzio, slegandole finalmente i polsi.

Dopodiché l'afferrò saldamente per le gambe, e la sollevò come una bambolina, caricandosela contro il petto a mo di sposa. La ragazza era così stanca che non ebbe nemmeno la forza per dimenarsi.
Faticava a distinguere forme e colori, a stento riusciva a tenere gli occhi aperti, ma il suo sguardo infiacchito iniziò inevitabilmente a vagare lungo la casa, nel tentativo di darle un'idea del luogo in cui si trovasse.

I due percorsero un corridoio molto piccolo e stretto. Le pareti erano di un giallo spento, il pavimento e le doghe in legno. Diverse crepe rivestivano quasi interamente i muri e si fermavano sotto alcune lampade che illuminavano l'abitacolo. C'erano anche dei quadri tappezzati qua e la, ma la ragazza non riuscì a riconoscere le figure che rappresentavano.
L'ambiente in generale era molto spoglio, ma stranamente accogliente. Era quasi impossibile pensare fosse la dimora di due assassini.

Lux la portò in un bagno, anch'esso molto piccolo e poco illuminato. Al centro spiccava una larga vasca e un vecchio sgabello su cui la rossa venne fatta sedere senza troppi complimenti.
La stanza era stranamente sprovvista di specchi, e oltre un misero lavandino a scodella e una scarpiera polverosa senza pomelli non c'era nient'altro che potesse colmare quel vuoto.

L'uomo si arrotolò le maniche fino ai gomiti e aprì i rubinetti della vasca. Per un secondo Erika si rilassò, pensando che un bagno caldo le avrebbe fatto bene, ma poi scattò subito sull'attenti quando Lux si voltò di nuovo verso di lei.
Si fissarono per un paio di minuti con solo lo scrosciare dell'acqua in sottofondo, poi gli occhi dell'uomo scesero piano piano lungo il suo corpo, e per un lungo momento si fermò ad osservare con aria assorta i polsi arrossati e le spalle rigide.

«Spogliati.» Ordinò tutt'a un tratto, facendola trasalire. Aspettò per un lungo momento ma la ragazza non si mosse.
«Ho detto spogliati.» Ripeté lentamente, scandendo bene le parole.
«Perché mai dovrei fare una cosa del genere?» Sussurrò Erika con un filo di voce. Non poteva farlo, non poteva spogliarsi davanti a lui.
«Perché hai bisogno di una pulita e sei troppo debole per lavarti da sola, non posso rischiare di trovarti priva di sensi nella vasca da bagno, quindi avanti, togliti quei vestiti o te li toglierò io.» Ribadì Lux una terza volta, rivolgendole un'occhiata che non ammetteva repliche.

𝐋'𝐔𝐎𝐌𝐎 𝐃𝐀𝐆𝐋𝐈 𝐎𝐂𝐂𝐇𝐈 𝐃𝐈 𝐍𝐄𝐁𝐁𝐈𝐀 | ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora