Nella cabina buia

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4.26 - Mercoledì, 12 Agosto 2020

Passo le ore a camminare avanti e indietro, pensando.

Guardo mentre la porta si apre per rivelare l'ennesima ragazza pallida che mi fa domande alla cui non posso nè voglio rispondere, lasciando poi la stanza, visibilmente irritata dal mio silenzio.

Mi guarda un'ultima volta, come se in realtà sapesse e quella fosse solo una gran recita, camminando infine via da me, abbandonandomi definitivamente ai miei pensieri.

Guardo l'opaco specchio di fronte a me trovando la solita ferita all'occhio sinistro, che risalta alla flebile luce della lampadina.

A volte, il tempo cambia tante cose: mi ricordo gli anni passati nella mia vera casa e vita, finchè quel demone non mi ha portato con sè, buttandomi in un limbo secondo cui il tempo diventa il mio più grande rivale.

E per quanto io odiassi e odi tutt'ora ciò che succede attorno a me, lascio andare le persone che conosco tanto bene, per quanto non si possa dire la stessa cosa.

Decido di guardarmi un po' di più, di ripassare i lineamenti bambineschi sul mio viso, interrotti e mal messi intorno al visibile taglio sul mio viso, ormai sempre scoperto.

Sento un peso dentro di me che si dilata ogni volta che qualcuno mi fa domande che ricordano ciò che ero, penso; mi raggomitolo nelle coperte e continuo a rimuginare.

Mi sento un vaso vuoto, come se chiunque potesse bussare all'esterno e sentire il rimbombo che faccio, perchè tutto ciò che c'era sembra esser scappato, lasciando però la mia anima lì dentro a contorcersi nel nulla.

Riuscirei a fare una scaletta in ordine cronologico a ciò che è andato distrutto, ciò che è stato rubato e ciò che ho eliminato io stesso, ma dovrei dire eventi e pensieri che potrebbero far male, forse più a me che alle altre persone che ascoltano, ma probabilmente la prima e unica linea fra quello che trovo adesso ma non prima no- e viceversa - è quel mio sfregio, quella cosa che copro in ogni occasione cercando di dare una parvenza di pace con l'anima e innocenza, un po' come se fossi tornato indietro.

Se tornassi indietro finirei per incasinare tutto sempre di più, è un dato di fatto la cui prova è la mia situazione ora, in una piccola e buia cabina, di un grigio che ricorda tanto la mia anima.

Grigio perla, ma più scuro se lo sporchi.

9.03 - Saturday

Gli ultimi giorni sono stati uguali e malinconici quanto i restanti, con l'unica differenza che le visite di esterni si sono fatte più sporadiche, così mi limito a guardare dalla finestra.

Vedo tante persone tutte vicine, sembrano nervose; una lieve pioggia bagna i capelli della folla, accompagnando il clima agitato.

I ragazzi si allontanano dal prato verde, facendone però rimanere indietro uno, che si guarda intorno: non ha i capelli bagnati, si notano bene le gocce che sviano quando incontrano la sua chioma bionda.

Quanto è maledettamente familiare tutto questo.

Non riesco più a rimanere qui, così prendo una rincorsa e mi butto fuori attraverso la finestra, fortunatamente non troppo in alto rispetto a terra: il profumo tipico della pioggia primaverile mi inonda, facendomi quasi scordare i miei intenti.

Corro e corro fino a non avere più fiato, scontrandomi con tante persone che cercano di raggiungermi ma non riescono, questo lo so e mi spiace.

Devo andare e farle sapere ciò che temo, penso guardando la Luna piena.

Sento un braccio che mi sbarra la strada, buttandomi per terra e lasciando a malapena il tempo per farmi riprendere dalla caduta.

Pelle chiara e capelli bianchi, due sottili segni viola sulle guance, chi sarà mai se non la stessa persona a cui dovrei annunciare la mia probabile sconfitta?

Lascio che mi porti via e capisca da sola, come ormai sa fare solo lei, abituata a guardarmi mentre sfascio questa realtà

Una settimana dopo - USA, Los Angeles

Sento e vedo tutto appannato, la luce mi acceca e avverto un dolore lancinante al polso sinistro, che emette un'aura argentea.

Tutto è scomparso, dalla cabina buia alla mia ferita all'occhio sinistro, ora sostituita da piccole occhiaie in entrambi.

Una camera che non conosco, un po' come al solito.

Sento male ovunque e il polso sembra aver subito una martellata.

Un orologio ticchetta alla parete suscitando la mia attenzione.

Toccando gli oggetti attorno a me per non inciampare a causa della mia vista offuscata, arrivo davanti all'oggetto e noto l'ora.

4.15

Un flash mi fa sobbalzare e chiudere gli occhi, come se di colpo tutto fosse tornato come prima, con la cabina, la ferita e il buio, rivelando però soltanto una comune camera.

Il buio sembra contorcersi per arrivare a me, complice la notte; uno smartphone squilla sopra un comodino malandato, facendo notare il numero e mese di oggi e facendomi rimanere sveglio per tutta la notte, in attesa di ciò che mai è arrivato.

12/8/2020

815 parole (non contando queste)
Tema: tempo

cenereastrale

~Avery

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⏰ Last updated: Jul 08, 2023 ⏰

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Storia per il concorso "Primula Bianca"Where stories live. Discover now