Paralyzed

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Ed eccomi ancora una volta a scappare via, lontano da qualunque posto che in teoria dovrebbe sapere di casa ed invece viene sporcato. Un posto che dovrebbe avere il sapore di cose belle e invece sa di lacrime trattenute, raccolte in pugni stretti talmente forte da lasciare i segni nella pelle.
Doveva essere una bella serata, l'ultima di questo lungo percorso trascorso nel nostro territorio, in famiglia, con persone che sanno e hanno sempre saputo, che hanno taciuto sempre pur di tenerci al sicuro, pur di tenerti al sicuro. Perché non mi sarebbe importato se avessero toccato me, chi non dovevano toccare eri tu. Tu e la tua famiglia. E tu hai portato un estraneo, qualcuno che non sa e non saprà mai. Qualcuno che ti potrebbe mettere in pericolo. Hai portato il pericolo nel nostro territorio, minandolo.
E allora che senso aveva restare a guardare immobile mentre finivi di sporcare tutto quel che era stato montato? Che senso aveva provare a restare per tenerlo pulito e al sicuro mentre non facevi altro che distruggere tutto, me compresa? Si, distruggevi anche me. Bastava un tuo gesto, un contatto fisico, uno sguardo, a distruggermi. Non ne avevo le forze, non dopo quanto visto nella diretta, non dopo la discussione di ieri, la stessa che hai ignorato perché hai ritenuto fosse più opportuno fare come credevi tu. Non dopo aver saputo della tua gravidanza. Ed in fondo chi sono io per dirti cosa fare e come agire? Nessuno.
Non sono nessuno.
Forse non sono mai stata qualcuno di così importante da dover ascoltare almeno una volta.
Ed ecco che sono qui, sull'auto che mi ha portato qui e che ora mi porta a casa di Natasha che mi ha obbligato ad approfittare dell'assenza di suo marito e restare a dormire da lei, per non restare sola anche questa notte, per non tenere dentro ancora a lungo e soffocare con prepotenza tutto ciò che mi sta travolgendo senza alcuna pietà.
Il traffico della città fortunatamente è di aiuto, mi distrae e impedisce ai pensieri di continuare ad insinuarsi nella mia testa. Le luci illuminano l'intera strada, sui led sono proiettate pubblicità come al solito, compresa quella dell'ultima stagione di Orange. La guardo.
Sento gli occhi iniziare a bruciare come la gola. Mi viene il magone.
Distolgo lo sguardo, non ce la faccio, non riesco a reggerlo.
Guardo un auto proprio accanto alla mia. Ci guardo dentro e mi sembra quasi di vederti, ma so che non è così, so che sei al party insieme agli altri, a divertirti. Lo vedo dalle foto che stanno uscendo man mano.
Ti vedo sorridere. Sei felice. Almeno tu, tra noi due non ti senti soffocare.
Vorrei scriverti di stare attenta, di non bere perché non puoi permettertelo, non nel tuo stato. Ma non lo faccio.
Non sono nessuno.
Blocco lo schermo del telefono che rimetto nella borsetta arancione in abbinamento al vestito.
Io vestita di arancione, come nel primo episodio della prima stagione. Tu vestita color kaki come nello stesso episodio.
Hai visto? Ancora una volta non l'abbiamo fatto di proposito ad avere la stessa idea. Sembra quasi di esser tornate indietro di tre anni: quando io indossavo un completo nero con giacca bianca e tu anche, ma di bianco avevi solo la camicia. Sembra di esser tornate indietro a quando ancora ci leggevamo nel pensiero a distanza, quando ancora, benché tutto fosse sbagliato e tu mi stessi allontanando, prendevi le decisioni giuste.
Ed ora? Ora dov'è finita la tua razionalità? Che fine hanno fatto le decisioni prese con saggezza?
Hanno abbattuto anche quello? Ti hanno impedito di usarla?
Non lo so, non conosco la risposta e mentre la sto cercando mi rendo conto di essere appena arrivata a casa della nostra amica, quella che abita a pochi metri da casa tua.
Scendo dall'auto e mi dirigo verso la porta. Infilo la chiave, apro la porta e, appena accendo la luce, trovo ad accogliermi un enorme quadro con le foto di tutti noi del cast in questi anni ed un odore familiare. È il tuo profumo.
Quando sei stata qui?
Sei venuta questa mattina? Il tuo odore è ancora troppo forte in questa stanza.
Perché? Cosa hai fatto?
Voglio saperlo. Voglio delle risposte a tutte le domande che invadono la mia testa, ma non ora. Avrò tempo per chiederti, ci sarà tempo per fartele. Forse.
Tolgo la mia giacca bianca dalle spalle poggiandola sullo schienale del divano insieme alla borsetta, sfilo i tacchi alti e mi dirigo verso il frigo. Estraggo una bottiglia di vino rosso, prendo un calice dalla credenza e mi verso il primo bicchiere portando via con me la bottiglia.
Inizio a vagare liberamente per casa mentre sorseggio lentamente il mio vino. Sento il telefono squillare. Torno nel salotto e lo estraggo dalla borsetta. È un messaggio di Natasha.
《Torno tardi, ma non troppo. Prendi i vestiti per cambiarti. Sono nel cassetto del mio armadio, li avevi lasciati a casa l'ultima volta e li ho messi lì》
Le mando un 《va bene, grazie😘❤》 e vado a prendermi gli indumenti senza lasciare il vino. Una volta cambiata torno ad andare giro per la casa, come se fosse la prima volta che la vedo. La osservo lentamente, nei minimi particolari. Sembro quasi curiosare come una bambina. Salgo le scale che portano al piano di sopra. Passo vicino al bagno. Poi vicino alla stanza in cui spesso dormiva Yael con Uzo durante le serate trascorse qui tutte e cinque insieme. E infine vicino all'ultima, quella in fondo al corridoio, proprio l'ultima in tutta la casa, quella con la bella vista, che sa di albe viste nascere, di notti trascorse sveglie a litigare o a fare l'amore cercando di non fare troppo rumore. L'ultima stanza che è la nostra stanza. Quella condivisa insieme dalla prima notte perché non c'erano letti disponibili. E ripenso a quanto non ci siamo mai poste il problema di condividere il letto per dormire insieme o il bagno per stringere i tempi e non fare tardi a lavoro. Ripenso a quanto non abbiamo mai fatto caso al fatto che una delle due potesse vergognarsi perché ormai avevamo già una certa intimità, un certo legame che si era instaurato sin primo momento che ci siamo viste, sin dal primo provino.
Ripenso a tante cose, rivedo tanti momenti passarmi davanti, rivedo le prove fatte per le scene da girare tra una risata e l'altra, tra uno sfottersi continuo e le cuscinate lanciate in faccia dell'altra.
Sorrido istintivamente senza rendermene conto. Sono con la spalla destra appoggiata alla soglia della porta e la gamba destra accavallata sulla sinistra, a piedi nudi, porto un altro bicchiere di vino alle mie labbra quando sento una voce alle mie spalle.
"Sapevo di trovarti qui"

Arriverà la fine, ma non sarà la fine ~LaylorDonde viven las historias. Descúbrelo ahora