Epilogo - Vi amo

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Epilogo – Vi amo

Domenica 11 Settembre 2011

Il cielo era buio quel giorno, e rispecchiava l'umore dei presenti in quella casa. Erano appena le dieci, eppure erano tutti svegli.

Sapevano a cosa andavano incontro, e a quanto fosse particolare quella giornata. Forse troppo.

Ogni anno, era la stessa storia. Non c'era nemmeno bisogno che impostassero la sveglia come le altre mattine, perché quasi all'alba si ritrovavano in cucina, e la maggior parte delle volte non facevano colazione. Restavano lì, in silenzio. Un silenzio che a volte pesava, ed altre no.

"Mamma?" Il piccolo Sam era fermo sullo stipite della porta, mentre la fissava con quegli occhioni verdi.

Proprio come quelli di Edward.

"Hey, tesoro."

"Posso non venire?" Bella arcuò le sopracciglia, mentre risistemava il letto.

Edward quella mattina era uscito presto insieme a Mia, per andare dai nonni. Emma era chiusa nella sua camera, e nessuno aveva provato a disturbarla. La piccola Alice – che poi così piccola non era più -, faceva gli ultimi compiti al piano inferiore. Pensare che la sua bambina aveva già dieci anni e il suo piccolino sette, le fece venire la pelle d'oca.

Alice era stata la bambina più buona che lei avesse mai conosciuto: era nata in una calda mattinata di Giugno, portando con sé tanta felicità. Assomigliava a Bella in tutto e per tutto: i lunghi boccoli castani e gli occhi marroni erano quei tratti distintivi, ma l'altezza l'avevano presa dal loro papà: sia Alice che Sam erano più alti degli altri bambini, e quindi non era possibile che avessero ereditato l'altezza da Bella.

Sam invece era nato tre anni dopo, e fu diverso dalla prima gravidanza.

Sam era stato voluto, desiderato. Perché dopo la proposta di matrimonio, Edward aveva tutte le intenzioni di metter su una squadra di calcetto. Quando Bella rimase incinta, la felicità di Edward non ebbe eguali. Portò sua moglie e le tre bambine in vacanza, godendosi appieno quei momenti.

Gli anni erano passati, e le cose erano cambiate.

Edward le aveva detto per sempre, e da quel giorno fu di parola.

Non la lasciò mai sola, non la fece mai sentire inadatta o triste. L'aiutò in tutti modi, soprattutto quando inaugurarono la Galleria d'Arte eM-Mia di Isabella Swan. Il lavoro andava alla grande, le entrate iniziavano a fruttare sempre di più anno dopo anno, e Isabella poteva ritenersi la donna più felice del mondo.

Riportò l'attenzione sul bambino che stava aspettando una risposta.

"Perché non vuoi venire?" Sam sembrò pensarci su, mentre sua madre lo guardava. Aveva solo sette anni, eppure da come parlava ne dimostrava molti di più.

"Non mi va." Disse soltanto.

"Tesoro, devi venire."

"Io non voglio venire. Lasciami da zio Jake."

"Anche zio Jake ci sarà."

E zia Leah. E i nonni. E Charlie.

Tutti.

"Ma io non voglio andare. Lasciami a casa con Alice." Bella sorrise. Un sorriso triste, e scosse la testa.

"Verrà anche tua sorella. E di certo non ti lascio a casa con una bambina di dieci anni."

"Perché tutte le volte dobbiamo andare?"

Bella sapeva che non poteva arrabbiarsi.

Non poteva permetterselo. Perché anche se quella giornata aveva avuto un impatto significativo nella vita di tutti, Sam non poteva saperlo. Lui non c'era, ma era cresciuto con i racconti dei suoi genitori. Con quelli delle sue cuginette. Con i documentari, i video, i telegiornali e con quella giornata.

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