ྀ 𝙾𝚗 𝙻𝚘𝚟𝚎 𝚊𝚗𝚍 𝙱𝚎𝚊𝚞𝚝𝚢

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"You and I have become strangers, haven't we?
No, we always were strangers.
Our hearts were in different worlds, a thousand miles, a million miles apart.
If we were together, we'd only be miserable,
both of us."

"Guida completa al perfetto suicidio".
Tomie mentirebbe se affermasse, anche solo in cuor suo, che quel titolo non le suona familiare. Per quanto macabro e surreale possa essere e per quanto speri di non trovarlo mentre fruga in magazzino tra tutti gli altri libri accatastati l'uno accanto all'altro, rigorosamente ordinati per genere e alfabeto in modo da facilitarne la ricerca, decisamente non le è nuovo. Li sposta uno ad uno con una cura disarmante. Le dita paiono solo sfiorarli, tanto che Dazai, sbirciando la figura della libraia, pensa che abbia un qualche potere legato alla telecinesi. L'attesa, comunque, non gli pesa. Sebbene non abbia effettivo tempo da perdere, procrastina volentieri l'arrivo in ufficio, anche se questo vuol dire far imbestialire il collega e dare una pessima prima impressione. Mani in tasca, naso all'insù, si perde ad osservare gli immensi scaffali che ospitano opere di ogni genere. Leggere ha sempre stimolato la sua curiosità, nonché nutrito il suo oltremodo sviluppato intelletto, ma nell'ultimo periodo -il quale si estende in un arco temporale di due anni- ha abbandonato anche questo passatempo, preferendo sostituirlo con l'alcol, sperperando così i pochi risparmi che possedeva. Dopo aver trovato lavoro, finalmente, si è ridestato da questa condizione di letargo e da alcolista immotivato è diventato un detective, anche se di strada ne ha ancora molta da fare. In ogni caso questo cambiamento gli ha fatto tornare il buon umore -per quanto gli sia possibile essere allegro senza mentire-, insieme alla voglia di sprofondare nella lettura. E da dove iniziare se non dal proprio libro preferito? Quando, però, qualche giorno prima, si era reso conto di avene perso l'inseparabile copia si era maledetto più e più volte, dando vita ad una ricerca apparentemente infinita tra le librerie di Yokohama; purtroppo -o per fortuna- per lui, nessuno aveva mai sentito nominare un titolo del genere e in effetti, date le espressioni dei commessi, non sembravano nemmeno interessati a farlo. Infine, recandosi a lavoro quel giorno, l'insegna di quel piccolo negozio lo aveva attirato irrimediabilmente. "Blue Bamboo" era un nome peculiare, del tutto sconosciuto. Credette fosse fresco di inaugurazione, ma una volta messo piede al suo interno dovette ricredersi: l'accoglienza di quell'ambiente gli infuse una certa sensazione di calorosità che solo un negozio vissuto può avere, quasi del tutto assente nei negozi nuovi di zecca, che al contrario sono occupati da una certa aura impostata, atta a catturare il cliente con l'apparenza. Si era guardato attorno colpito dal perfetto sposalizio tra modernità e vintage cercando con lo sguardo una commessa o un commesso a cui domandare, ma non trovando nessuno dietro al bancone aveva optato per fare un giro tra gli scaffali ricolmi. Sembrava quasi di trovarsi in una piccola metropoli all'interno della quale il silenzio faceva da padrone, senza tirannia né pretesa di ammutolire i passi dei pochi clienti presenti, che come lui passeggiavano tra gli scaffali fermandosi di tanto in tanto dinnanzi a una sezione di romanzi rosa o thriller. Dopo aver analizzato con lo sguardo i titoli dei libri posti all'altezza del loro sguardo, ne tiravano fuori uno o due iniziando a sfogliarne le pagine delicate. Per un po' Dazai si era lasciato andare allo stesso piacere, optando per un libro di poesie di Rilke; a discapito di quello che la propria figura dava a presagire, quel genere letterario gli era sempre piaciuto. In qualche modo riusciva a farlo sentire meno condannato, o forse, più semplicemente, meno solo dinnanzi a un'esistenza condannata. In quei momenti il fardello non era più solo suo, ma lo condivideva con altre mille persone sconosciute, poeti e lettori alla ricerca di un posto a cui appartenere. Ma poteva lui essere racchiuso in quel discorso -lui che voleva solo non appartenere più? Una minuscola folata di vento aveva scacciato via quelle riflessioni solleticandogli la nuca e spingendolo a voltarsi in cerca della sua fonte. La sua attenzione aveva fatto presto a ricadere su una ragazza, i cui lunghi capelli lilla spiccavano in mezzo alle pareti candide e al marrone degli scaffali, a qualche metro di distanza; aveva le braccia grondanti di libri e se non avesse iniziato a sistemarli nei blocchi vuoti degli scaffali, Dazai avrebbe pensato che si trattava di una semplice cliente con una profonda fame intellettuale, dato l'aspetto giovanile riconducibile a un'età vicina alla propria. A quel punto il ricordo del perché si trovasse in una libreria invece che a lavoro tornò a galla dopo essere stato seppellito da pensieri di poca importanza. Aveva riposto Rilke al proprio posto e mosso qualche passo verso di lei, mantenendo una certa distanza per non spaventarla.
"Salve."
Tomie aveva la testa abbassata e stava tentando di tirare fuori dal garbuglio di tutti quei volumi -tenuti con un inspiegabile equilibrio- un libro sepolto sotto gli altri in modo tale da poterlo restituire al proprio cantuccio, lasciato incustodito da qualche cliente sbadato -o pigro. Sentendo quella voce sconosciuta, però, si era bloccata. Con un gesto fluido del capo aveva alzato lo sguardo e, contemporaneamente, spostato una ciocca di capelli ai lati del viso per avere la visuale libera. I suoi occhi, stagni cristallini, erano caduti in quelli ambrati del detective. Sui volti di entrambi era nato un sorriso cordiale.
"Ciao, come posso aiutarti?"
Dazai voleva rispondere, ma era stato costretto a soffocare una risata.
"Forse dovrei essere io ad aiutare te prima di tutto."
Perplessa, la ragazza aveva guardato i libri che le occupavano le braccia, poi di nuovo Dazai, il quale intanto aveva allungato una mano, liberandola dall'ingombro e dal peso dei testi. In un primo momento Tomie aveva tentato di protestare, ma dinnanzi all'insistenza del detective non aveva potuto fare altro se non lasciarsi andare a un nuovo sorriso, sta volta leggermente coperto di rammarico per aver fatto scomodare un cliente.
"Ti ringrazio." aveva pronunciato tornando a riordinare mentre Dazai le passava i libri man mano.
"Non è niente." aveva rassicurato lui, "Mi chiamo Dazai Osamu." aggiunse poi.
"Yamazaki Tomie. Ti stringerei la mano, ma..."
Sta volta Dazai non si era trattenuto e aveva lasciato che dalle sue labbra nascesse una risatina, contagiando anche la ragazza accanto a lui.
Una volta riposti tutti i libri ai propri posti, Tomie aveva battuto le mani in un gesto duale, al fine di liberarsi da strati invisibili di polvere e di esprimere soddisfazione per aver terminato quell'incarico dettato dal proprio senso di responsabilità.
"Ecco fatto." aveva sospirato mettendo le mani sui fianchi; si era rivolta quindi a Dazai ancora accanto a lei.
"Grazie ancora," aveva detto "ora posso finalmente essere io ad aiutare te. Dimmi, ti serve un libro specifico?".
Dazai aveva messo le mani in tasca e inclinato il capo di lato facendo ricadere qualche ciuffo color cioccolato davanti gli occhi. Per un istante si era trovato a pensare che fosse la prima volta che vedeva una libraia così giovane e di bell'aspetto. Oltretutto non aveva potuto fare a meno di notare come i suoi vestiti richiamassero diverse tonalità di viola -in armonia con il colore dei capelli dal taglio quasi nobiliare: gli ricordavano quello di una principessa di un'epoca lontana. Alcune ciocche erano tenute indietro da un fiocco nero, ma altre si ribellavano alla presa dell'accessorio, sbarazzine; eppure, invece di darle un'esteriorità disordinata, queste contribuivano a completare il suo look rivestito da un fascino non indifferente.
"In realtà sì." aveva proferito, " 'Guida completa al perfetto suicidio'. Lo avete?"
Quel titolo Tomie l'aveva già sentito in passato, ma non ricordava di aver mai venduto un'opera simile, né che lo avesse fatto la propria famiglia prima di lei. In aggiunta non ne ricordava nemmeno l'autore, non che la sua memoria fosse prodigiosa, ma un titolo del genere sarebbe stato difficile da dimenticare.
"Non saprei," aveva confessato grattandosi la testa insicura, "ma provo a dare un'occhiata. Seguimi."
E così lo aveva fatto, ritrovandosi ad attendere paziente mentre Tomie, dietro al bancone, apriva una porta e spariva al suo interno.
A discapito delle aspettative della ragazza, la ricerca non è vana; impugnando in una mano e con fare vincente il libricino dalla copertina rossa -dimenticando per un attimo quale sia l'argomento da esso trattato-, si avvicina a Dazai altrettanto lieto di vederla tornare con l'oggetto tanto agognato.
-Trovato!
Tomie glielo porge e Dazai se lo rigira tra le dita, godendo di quella nostalgica sensazione.
-Finalmente! Ora potrò proseguire i miei tentativi di suicidio con metodologie più lineari ed originali!- cinguetta sfogliando l'opera. Sentendosi addosso gli occhi della ragazza le rivolge uno sguardo colmo di gratitudine, ignorando la sua espressione sconcertata.
-Aspetta, tu...
-Tomie-chan.
Se possibile, lo stupore della suddetta cresce ulteriormente quando Dazai le si inginocchia davanti prendendole la mano e stringendola delicatamente tra le proprie dita. Il contatto con le garze immacolate le procura una stretta al cuore, ma se ne dimentica presto perché la richiesta che il detective le fa non ha eguali.
-Che ingrato che sono. Non ti ho nemmeno ringraziato a dovere! Eppure sarai d'accordo con me nell'affermare che vi sono delle priorità, dico bene? Dunque, senza più indugiare meravigliosa fanciulla: potrei continuare a stringerti la mano così, mentre voltiamo le spalle a questo mondo sciagurato, lasciandoci andare all'abbraccio della morte insieme?
Per tutta la stramba dichiarazione di Dazai, Tomie ha gli occhi sgranati, non per l'imbarazzo -è, infatti, incurante di essere al centro delle occhiate dei clienti- quanto per lo sgomento. Crede che il ragazzo si stia prendendo gioco di lei, ma via via che le parole di lui prendono forma una sgradevole agitazione, invece, prende possesso di lei. Quell'odioso quanto invitante lemma che la stuzzica, che la chiama a sé e che, una volta, lei aveva provato a far suo ora sta lasciando le labbra di quel ragazzo dall'apparenza per niente inusuale, eppure agognante a sua volta di porre fine a una condizione a cui nessuno ha scelto di aderire e che, nel caso di Tomie, si è rivelata il più delle volte un peso. Guardando gli occhi colmi di speranza di Dazai, la giovane si domanda se non sia lo stesso per lui.
Con un sospiro gli si inginocchia davanti per poterlo guardare meglio.
-Quindi deduco che tu non voglia il libro.
La scintilla che ha animato lo sguardo del detective si affievolisce.
No, Tomie non aderirà a quella proposta, per quanto allettante possa essere. Non sa nemmeno lei per quale assurdo motivo. Sarebbe meglio -più semplice farla finita. Ha addirittura la possibilità di morire tra le braccia di un uomo attraente come Dazai. Maledetta speranza, pensa. Ne abbia un briciolo in meno si libererebbe seduta stante da quelle catene. Sopravvivere una volta l'ha salvata e condannata più di prima.
-Una volta morto non me ne farei niente... ma potremmo leggerlo insieme e metterne in pratica i consigli!- insiste il ragazzo tornando all'attacco, ma in tutta risposta Tomie gli mette davanti un altro libro facendogli riporre del tutto quella recita spennellata di verità.
-Parlavo di questo.
Un brivido gli percorre la schiena mentre nella sua testa il titolo prende forma.
-"Anima e cuore"?
-Già. È un libro di...
-Natsume Soseki.
Sta volta è Tomie ad essere sorpresa.
-Lo conosci?- pronuncia assistendo a un ennesimo mutamento negli occhi di Dazai; la malinconia vi si è accucciata, silente e torbida, non abbastanza, però, da deturpare una qualche dolcezza nostalgica mai del tutto celata.
-Avevo un amico che leggeva spesso i suoi libri.
Tomie sorride. Sta quasi per dire "prometti che me lo riporterai?" non tanto perché lo desideri indietro nonostante sia un regalo, quanto per la voglia di rivedere quel ragazzo dalle parole d'argento e la morte negli occhi in una muta garanzia di aver prolungato egoisticamente la sua esistenza.
-Bene. Allora questo è tuo.- dice invece. Probabilmente è presuntuoso da parte sua, ma quel libro serve più a lui che a lei.
Dazai corruga le sopracciglia, ma prima che possa protestare la ragazza glielo mette tra le mani.
-Consideralo come un ringraziamento per prima.- conclude ammiccando.
Vi è un breve scambio di sguardi e poi sorrisi. Entrambi si alzano da terra come se la proposta di Dazai sia solo frutto di un'immaginazione condivisa.
-Grazie.
Tomie alza le spalle e inclina la testa di lato mantenendo l'espressione cordiale di sempre. Dopo un piccolo scambio di battute e aver pagato "Guida completa al perfetto suicidio", Dazai va via; uscendo dal negozio con i due libri sotto al braccio, lascia nella libreria una sottile e subdola tristezza che riprende a suonare, nella testa di Tomie, una nenia mai del tutto dimenticata.

Angolo autrice
Era da tanto che volevo (dovevo) scrivere del loro primo incontro so here we are. In realtà questo capitolo è stato praticamente scritto mesi fa e pubblicato indipendentemente. All'inizio doveva essere il primo di una lunga serie, ma poi mi sono "arresa", nel senso che ho preferito lasciarlo così. Solo soletto. Uno scorcio sulla storia canonica, ma ci accontentiamo, sì.
Il titolo del capitolo, così come la citazione a inizio paragrafo, sono riprese da "Blue Bamboo e altre storie", una raccolta del vero scrittore. Non credo di avere altro da aggiungere, solo che potete trovare l'identikit di Tomie su B-BIBLIOPHILE

Grazie per aver letto, baci ♡

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𝐏𝐚𝐫𝐚𝐥𝐥𝐞𝐥 || 𝐷𝑎𝑧𝑎𝑖 𝑂𝑠𝑎𝑚𝑢Where stories live. Discover now