Parte 4

124 10 27
                                    


L'ultima volta mi hanno costretto a chiamare un collega di Emma che sta per sposarsi perché dicono che ho la voce sexy e invitarlo a passare una notte con me come suo addio al celibato. Neanche a dire che il porco in questione ha accettato a scatola chiusa senza nemmeno pensarci.

Li vedo che si riuniscono a capannello per decidere della mia sorte. Li odio quando fanno così. Sono sicura che sarà qualcosa di terribile.

«Allora cosa avete partorito da quelle menti perverse?»

Prende la parola Alberto, che sembra il maggiordomo della Regina Elisabetta tanto è formale e mi comunica :« Dovrai ritornare in pizzeria a prendere una pizza con la nutella ...»

«Tutto qui? Vi siete messi una mano sulla coscienza? Grazie ragazzi»

«Aspetta a ringraziare, non abbiamo finito.» si inserisce Emma

«Devi baciare il primo uomo che entrerà dopo di te» ripetono all'unisono, contenti di avermi rifilato la più grande figura di merda che potrò raccontare alle mie nipotine durante la mia vecchiaia.

«No! Mi rifiuto. Non se ne parla nemmeno.» Protesto

«Non fare la guastafeste.» mi rispondono in coro

«Non lo faccio.»

«Facciamo così, devi baciare il primo uomo giovane e decente, se non figo, che entra dopo di te.» Dice Amalia.

« Va bene, va bene.» Dicono in coro dopo essersi scambiati un'occhiata eloquente.

«Vi odio » li apostrofo.

« Lo sappiamo» rispondono all'unisono.

Vado in camera per rimettermi le scarpe e mi vengono dietro tutti. Mi giro a guardarli con aria interrogativa. Amalia si schiarisce la voce : « Devi vestirti provocante, però.»

«Provocante? Che vuole dire?»

« Devi vestirti come se stessi andando ad una festa.»

« Ma sto andando a prendere una pizza alla nutella, non ad una festa.»

« Sì ma vorremmo interpretassi la donna sexy che prende una pizza alla nutella.»  e nello sforzo di trattenere le risate, il labbro di Emma trema visibilmente.

« Le donne sexy non mangiano pizze alla nutella. Fanno ingrassare. Vi prego, sono brilla. Siate gentili.»

« No, non funziona. Metti questo » Emma nel frattempo ha preso un vestito dal mio armadio e vedo Amalia che traffica nella scarpiera nell'intento di trovare le mie scarpe con il tacco rosso, riservate alla grandissime occasioni.

« State scherzando, vero?»

«No, affatto. » rispondono tutti insieme.

« Certo che voi sempre tutti d'accordo, quando dovete dare addosso a me. Begli amici!»

«Smettila di fare la vittima» dice Alberto « sei oggettivamente la più brava a fare queste cose. Devi essere contenta.»

« Certo, sono contentissima. Credo che lo metterò sul curriculum. Scriverò : particolare propensione a collezionare figure di merda. Sono sicura che farà la differenza quando dovranno assegnare il posto da ricercatrice.» nonostante il mio tono sia lagnoso, il gruppo scoppia a ridere, come se avessi raccontato una barzelletta. Questo è l'unico difetto dei miei amici. Non mi prendono mai sul serio. Perché io sono sempre quella divertente, quindi tutti pensano che scherzi.

Comunque ormai non riuscirei a fargli cambiare idea neanche se lo volessi, e poi forse non lo voglio nemmeno tanto.

Si va in scena. Mi piace recitare ogni tanto una parte diversa da quella che sono.

Ho indosso il tubino rosso con il giubbino di pelle nera di Emma e le mie scarpette rosse con 12 cm di tacco, il che mi rende ad un altezza quasi normale. Emma mi ha anche truccato.

Arriviamo alla pizzeria, mi spingono dentro poco delicatamente. Mi giro e gli regalo un dito medio che viene prontamente fotografato da Amalia. Entro nella pizzeria, fortunatamente c'è poca gente che aspetta, data l'ora. Ordino la pizza e mi guardo in giro. Non c'è nessuno di interessante. Maledizione. La pizza nel frattempo è pronta. Pago, prendo la scatola e faccio per andarmene, quando entra un bel tipo veramente. Consapevole di avere gli occhi dei miei amici addosso, mi faccio coraggio. Prendo un bel respiro e mi avvicino. Senza lasciarmi il tempo di ripensare a quello che sto facendo, lo bacio. Un bacio a stampo, ovviamente. Mi allontano  di poco e lo guardo di nuovo. É davvero bello e non so cosa mi prende. Sarà colpa di quegli occhi caldi come la nutella, lo bacio nuovamente, e questa volta per davvero. Inaspettatamente lui ricambia. Saranno passati secondi, minuti, ore, non lo so. Non credevo che baciare uno sconosciuto in una pizzeria mi potesse fare questo effetto. Me ne devo andare. Ma non riesco a muovermi. Fortunatamente i ragazzi fuori fanno partire un applauso scrosciante, che mi riporta alla realtà. Ci dividiamo. Lui mi guarda, guarda i ragazzi fuori, e dice : « La vostra amica ha vinto la scommessa.» poi prende un tovagliolo dai miei sulla scatola e si pulisce con grazia le labbra dal mio rossetto.

Guardo ancora una volta quelle labbra. Non avevo mai baciato uno sconosciuto in vita mia. Ma comincio a rivedere le mie priorità.

Fuori dalla porta mi giro per vedere se anche il tipo è turbato come me, magari mi chiede il numero.

Per un attimo ho anche pensato che sul tovagliolo ci volesse scrivere il numero di telefono. Ma niente. Il tipo, come se nulla fosse successo, sta ordinando la sua pizza da asporto e non si gira neanche una volta a riguardarmi. Eppure quel bacio lo ha ricambiato.

Passo la notte a girarmi e rigirarmi nel letto. Perché l'ho baciato ? E poi, visto che l'ho fatto, perché non gli ho lasciato nemmeno il mio numero? Non si può essere così bipolari, però. Uno nella vita deve essere coerente. La mattina dopo sono uno straccio. Il mal di testa, la notte insonne hanno fatto di me uno zombie;   sono andata a letto con addosso il trucco elaborato di Emma. Tra i bagordi e il bacio la mia adrenalina è stata massima poi la serotonina, l'ossitocina e la dopamina che ho sviluppato sono state in quantità tali da farmi sentire stordita e da farmi rivedere tutte le mie convinzioni. Ho anche tenuto una volta una lezione all'università su questo l'ho chiamata: la chimica di San Valentino. Un successone. Il professore ne è rimasto contentissimo. Comunque, ho baciato un perfetto sconosciuto, lo so.

A proposito di professore. Oggi gli avevo promesso che ci saremmo visti in facoltà. Mi ha detto che voleva farmi conoscere qualcuno o mostrarmi qualcosa, non ricordo con esattezza.

« Emma! Amalia! » comincio a gridare. Le ragazze si precipitano, pensando al peggio.

«Che succede?» mi chiedono

«Trasformatemi in un umano, devo andare in dipartimento per forza. Ho promesso al prof che ci saremmo visti oggi perché mi doveva mostrare qualcosa o far conoscere qualcuno. Non so bene. Vi prego, aiutatemi.»

Le ragazze mosse a compassione mi guardano come l'ultimo panda rimasto solo sulla faccia della terra, e poi decidono di aiutarmi a rendermi presentabile.

« Però stai zitta ed esegui. D'accordo?»

«D'accordo. » e faccio il gesto della croce sul cuore, da sempre il nostro simbolo della promessa indissolubile.

Dopo un'ora riesco a sembrare umana ed uscire. Ovviamente le ragazze mi hanno detto che l'unico modo per evitare di attirare l'attenzione sulle mie occhiaie grandi come borsette di Prada, era quello di mettere una gonna e dei tacchi.

La mie amiche sono da sempre convinte che basti indossare una bella gonna per far passare in secondo piano ciò che non vuoi far notare.  Ad esempio Emma la mette quando non ha avuto il tempo di lavarsi i capelli e quando lo fa, tutti, incuranti dei suoi capelli  sporchi, le dicono che la trovano particolarmente bella quel giorno. La parte bella della cosa è che non devi avere per forza gambe bellissime e chilometriche. Funziona anche con le mie, che sono proporzionate alla mia bassa statura. Già testato. Noi ci illudiamo di vivere in una società paritaria, ma è, appunto, solo un'illusione. La società è maschilista fino al midollo. E i maschilisti più attivi sono proprio le donne.

E così eccomi che sto andando in facoltà con camicetta, gonna e tacchi. Probabilmente non ci vado dall'ultima seduta di laurea, in cui ero co-relatore con il prof. 

Questione di chimicaWhere stories live. Discover now